Andrzej Wróblewski a Venezia. Occasione per riscoprire un grande artista polacco 

Come spesso accade quando un artista nasce e trascorre la sua vita in territori di “provincia”, Andrzej Wróblewski paga il pegno di essere legato a un sistema dell’arte fragile e non sempre competitivo come quello polacco. Soprattutto, la sua immagine è ancora scarsamente nota al pubblico internazionale perché legata a un periodo complesso e turbolento come quello a cavallo tra le due guerre, notoriamente ricco di figure di assoluto talento sovrastate dallo sviluppo degli eventi e dal contesto tragico nel quale provarono a imporsi. Per tutte queste ragioni, il nome di Wróblewski suonerà forse nuovo ai più; eppure si tratta di una delle meteore dell’arte europea più acute e interessanti della sua generazione, figlio di un mondo in rovina che non seppe comprenderne il valore.

La monografica su Andrzej Wróblewski a Venezia

Per conoscere meglio l’artista e la sua produzione è in corso a Venezia (fino al 24 novembre) la mostra Andrzej Wróblewski (1927-1957). In the First Person, una rassegna interamente dedicata al lascito del pittore, degnamente proposto al pubblico italiano nelle sale delle Procuratie Vecchie.
Curata da Ania Muszyńska, e realizzata grazie al prezioso contributo della Fondazione Famiglia Starak (istituzione che conserva una delle più ricche e significative collezioni di arte post-bellica polacca), la rassegna monografica presenta una eccezionale selezione di opere, tra tele e disegni, scelte per offrire al pubblico uno sguardo ampio sulla ricerca visiva e sui temi maggiormente esplorati dal pittore.

Le opere di Wróblewski in mostra alle Procuratie Vecchie

Camminando tra le sale coinvolte nel tragitto di visita si passa dai lavori degli esordi – caratterizzati da un’indagine pittorica giovane e poliedrica, animata dal tentativo di definire un proprio linguaggio stilistico – ai risultati delle fasi conclusive del percorso dell’artista – quelle conseguenti alle delusioni del grande sogno stalinista e contraddistinte dalla necessità di riformulare i propri canoni espressivi verso territori più realistici e politici. Le scene collettive dedicate ai cittadini di Varsavia tra le macerie, i carri di buoi che si stagliano come “nature morte” al centro di una composizione vuota e silenziosa, e i dipinti esistenziali degli ultimi anni (come Shadow of Hiroshima e l’immagine alata di Apollinaire) fanno di questo pittore una delle figure più multiformi e sorprendenti del trentennio tra le due guerre – tanto più se si pensa che la sua rigogliosa produzione si interruppe bruscamente a soli 29 anni.

Riscoprire il lascito di Andrzej Wróblewski

Speriamo che la mostra su Andrzej Wróblewski presentata nel cuore di Venezia, in piazza San Marco, frequentata ogni anno da quasi trenta milioni di persone, possa aprire nuove vie per accedere all’opera di questo straordinario artista. Il genio di Wróblewski merita un posto fisso nel canone dell’arte mondiale della seconda metà del ventesimo secolo, sia per scoprire nuove interpretazioni, che per aprire un dialogo con i nomi più importanti del periodo”, ha sottolinea Elżbieta Dzikowska, presidente della Fondazione Famiglia Starak. Ed è un auspicio più che condiviso! Per chi ancora non ha avuto modo di fare esperienza dei dipinti dell’artista, il consiglio è solo uno: rimediare in questi ultimi giorni di mostra, garantendosi la possibilità di conoscere l’arte “senza guinzaglio” di un outsider che ha fatto della pittura l’unico strumento di protesta al potere.

Alex Urso

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Autore
Artribune

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