«Figlio dei diritti calpestati, il movimento non si ferma qua»

  • Postato il 11 maggio 2025
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«Figlio dei diritti calpestati, il movimento non si ferma qua»

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L’intervento del direttore de L’Altravoce-Quotidiano, Massimo Razzi alla manifestazione Sanità, Calabria alza la testa, sabato 10 maggio, a Catanzaro



«Grazie per essere venuti in tanti. In questi mesi ci hanno chiesto più volte: come avete fatto, voi del Quotidiano, a mettere insieme tutto questo?


Io dico che c’eravate già. C’era la rabbia di chi vede i propri diritti calpestati.
C’erano la sofferenza e la preoccupazione di chi è dovuto andare fuori Calabria per farsi curare. C’era la disperazione di chi ha deciso di non curarsi più.
C’era Serafino Congi e adesso non c’è più perché non sono stati in grado di mandargli un’ambulanza per portarlo all’ospedale.


C’erano e ci sono i medici, gli infermieri e gli operatori socio sanitari che, ogni giorno lavorano in trincea per la nostra salute. Ma sono pochi, con pochi strumenti e finiscono quasi per sentirsi in colpa se la risposta che vi danno appare insufficiente. C’erano i vostri comitati, le associazioni, la Cgil, i volontari che da anni si battono, chiedono, a volte ottengono, ma troppo spesso si sentono inascoltati.


C’erano i sindaci che rappresentano le nostre comunità umane e sociali: i sindaci vedono, sentono, intervengono, ma troppo spesso, nel campo della sanità, hanno le mani legate.


C’erano anche i partiti, che hanno aderito a questa iniziativa e hanno saputo farlo con discrezione senza metterci il cappello. Certo, tutte le forze politiche portano delle responsabilità su questi temi. Ma Occhiuto, attaccando la loro presenza, ha forse sbagliato obiettivo. Perché tra i partiti ci sono anche quelli che lo sostengono. E allora, o tutti o nessuno. E se diciamo nessuno, la democrazia va a farsi benedire.


Eravate, insomma, qualcosa che già volava nel cielo della Calabria. Noi vi abbiamo solo dato uno spazio fisico (come è il giornale) per mettervi insieme, un ramo dove posarvi per organizzarvi, venire qui a Catanzaro, farvi sentire da chi comanda e ripartire.


Sì, perché non finisce qui. Dovremo ripartire, organizzarci meglio, organizzare meglio i nostri pensieri, la nostra piattaforma, scriverla nel cielo e sulle rocce di questa terra meravigliosa, portarla con ferma e pacifica determinazione all’attenzione di chi dirige la Sanità calabrese, portarla a Roma a chi comanda il Paese e non vede tutta questa sofferenza.


A chi si è dimenticato che la salute è un diritto costituzionale e, come ha detto il vescovo di Cosenza-Bisignano, Giovanni Checchinato, non può essere sottoposto alle logiche dell’economia.
E siamo pronti a collegarci a movimenti simili a questo che sono partiti a livello nazionale e aspettavano una delle voci più importanti: quella della Calabria.


Non accusiamo nessuno, non ce l’abbiamo con nessuno, non strumentalizziamo niente. Vogliamo solo riprenderci i nostri diritti. Una buona legge ce li aveva dati. A poco a poco, l’hanno smantellata e alcuni si sono addirittura rubati i soldi che dovevano servire a curarci.


Non vi hanno visti arrivare, ma c’eravate e, adesso, sarà difficile fermare questo movimento pacifico e forte. Grazie».

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