Muraca: «La cura è fatta di tante vite da ricostruire»

  • Postato il 7 maggio 2025
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Muraca: «La cura è fatta di tante vite da ricostruire»

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Angela Muraca, referente per l’area Salute Mentale della Comunità Progetto Sud, su Terzo Settore e i servizi psichiatrici desertificati


«DOPO la riabilitazione c’è il vuoto. E anche prima, non va benissimo» dice la dottoressa Angela Muraca, referente per l’area Salute Mentale della Comunità Progetto Sud. E cita le conclusioni di una ricerca del Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Unical, realizzata dopo la pandemia. «In particolare, dopo più di 12 anni di commissariamento della sanità regionale, i Centri di salute mentale si presentano come servizi desertificati, con personale allo stremo, anche perché costretto a lavorare in situazioni costantemente emergenziali, per cui in molti casi essi si sono ridotti a funzionare alla stregua di meri presidi ambulatoriali».

Con Angela Muraca si torna ai bisogni della gente e al valore delle piccole conquiste quotidiane. Il mondo della sanità ha aspetti ignoti, a partire dalle sigle. Il disagio psichico è invece evidente, in aumento, e pesa sulle famiglie. La Comunità “Progetto Sud” ha aperto un appartamento a Lamezia Terme, si chiama “Punto e virgola”. Accoglie cittadini che cercano un inserimento nella società. Attività semplici, basate sulla socializzazione. Un pomeriggio in piscina, giochi di gruppo, lo sport e cioè l’interazione con il prossimo, attività naturali, anzi normali.

Qual è il punto? Mancano i finanziamenti. Progetto Sud li cerca, partecipa ai bandi. Una forma particolare di “privato”, che deve tenere i conti a posto e pagare gli stipendi agli operatori, ai professionisti. «Le faccio solo un esempio: è stato firmato un nuovo contratto di lavoro, quindi dobbiamo aumentare gli stipendi ai dipendenti. Ma le rette sono quelle di prima».

«Il paziente va seguito in quattro fasi: la cura, la casa, la socializzazione, il lavoro. Molti sono sotto terapia farmacologica, ognuno ha la sua storia personale, gli va dedicato del tempo. Ma non ci sono servizi territoriali di accompagnamento, non ci sono fondi per servizi stabili. Le dicevo dell’occupazione “dopo”. A molti di loro sono vietati i concorsi. Anche in questo caso, le soluzioni arrivano dalle associazioni, tante piccole esperienze riuscite. Ma ci vogliono scelte strategiche: l’idea è quella di assegnare ad ognuno un budget di salute. La Regione ha promesso una sperimentazione. La ricerca che citavo prima, che ha fotografato i servizi sulla salute mentale nella nostra regione, lo suggerisce. Del resto anche le pensioni di invalidità sono ridicole».

«Vorrei specificare che la buona volontà non manca. In considerazione della richiesta, che è tanta, le Asp hanno coinvolto nella Consulta sulla Salute Mentale i dipartimenti, i Csm e il Terzo Settore, onlus come la nostra. Solo che non hanno fondi da investire. Si arriva a piccole vittorie, a recuperare vita con l’impegno quotidiano, con uno sportello di ascolto e orientamento. Una persona è arrivata da noi dopo una tragedia in famiglia e 14 anni di ospedale psichiatrico giudiziario, dove vivono le persone che scontano una pena. Sono irrecuperabili a vita? In questi casi, capita che non si riesca nemmeno a parlare con il medico curante, il malato è solo una questione di sorveglianza. Ma torniamo dal paziente che cercava di uscire dal buio. Lui schivo, diffidente, rifiutava il contatto fisico, dopo due anni è riuscito a darmi la mano. Mi ha detto: “Io qui non mi sono sentito né giudicato né maltrattato”».

A leggere i giornali, c’è anche un’emergenza-adolescenti. «Osserviamo disturbi mentali in ragazzi sempre più giovani, non ci sono strutture accreditate, in tutta la Calabria non esistono le residenze psichiatriche per minorenni, le unità specialistiche. E sulle comunità per i tossicodipendenti mancano le linee-guida, mai realizzate per mancanza di fondi. Può succedere che nello stesso gruppo capiti una persona schiava della cocaina, una mamma con il bambino, un alcolista. Ognuno di loro ha bisogno di una terapia diversa, rischiano di farsi male a vicenda».

«Eppure non è difficile da capire. Investire sulla cura significa evitare problemi più gravi. Chi è stato lungimirante ha rinforzato le équipe, ma in molti casi non c’è nemmeno il turn over! Arrivo a dire che perfino i soldi si trovano, se si ha l’idea giusta. La stessa Progetto Sud ha collaborazioni e donazioni anche da Fondazioni estere. È nata per accogliere e reinserire disabili, poi il suo lavoro si è allargato. Spesso il Terzo Settore supplisce al welfare che non funziona». Angela Muraca mostra la foto di una gita a Reggio, sotto gli alberi centenari della via Marina. Deve essere stata una bella giornata.

(5-continua)

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