Fermare lo Ius Soli

  • Postato il 21 febbraio 2025
  • Di Panorama
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Fermare lo Ius Soli



Oltralpe l’immigrazione è un tema sempre più centrale, così - a partire dal Territorio d’Oltremare di Mayotte - il governo vuole inasprire le leggi sulla nazionalità. Appropriandosi di idee politiche della destra. E Macron è il più determinato.


Neanche il tempo di essere nominato a fine dicembre e di far approvare la fatidica legge di bilancio del 2025, che il nuovo governo francese ha subito rilanciato il dibattito sull’immigrazione, con un inasprimento dei toni e delle proposte mai visto prima durante la presidenza di Emmanuel Macron. A colpire è soprattutto l’atteggiamento del premier centrista François Bayrou, che a fine gennaio ha spiazzato osservatori e opinione pubblica parlando di una «sensazione di sommersione» migratoria in Francia.

Un fulmine a ciel sereno quello lanciato dal primo ministro, piombato proprio durante le trattative aperte nell’ambito della manovra con i socialisti, che sono saltati dalla sedia nel risentire un’espressione cara a Jean-Marie Le Pen pronunciata da un moderato. Chi invece è rimasto ben saldo al suo posto sono i ministri dell’Interno e della Giustizia, rispettivamente il repubblicano Bruno Retailleau e Gérald Darmanin, diventati l’emblema del pugno duro nella lotta all’immigrazione irregolare tra proclami, annunci e provocazioni.

L’ultima, in ordine di tempo, quella del Guardasigilli, che ha proposto di aprire un «dibattito pubblico» sulla possibilità di restringere lo ius soli in Francia attraverso una modifica della Costituzione. Oggi il Codice civile d’Oltralpe prevede che i figli di due stranieri nati nella Francia metropolitana ottengano la nazionalità a 18 anni se sono residenti nel Paese, dove hanno dovuto passare almeno cinque anni dall’età di 11 anni. La richiesta, però, può essere effettuata già a 13 anni.

La proposta del ministro è arrivata dopo che l’Assemblea nazionale ha approvato la stretta applicata a Mayotte, recentemente devastato da un ciclone. In quel territorio d’Oltremare i nuovi nati potranno avere la cittadinanza solo se i due genitori vivono regolarmente sul territorio da almeno un anno (mentre prima bastava un genitore presente da tre mesi). Neanche il tempo di lasciar esplodere la polemica, che Bayrou è intervenuto sull’argomento dicendosi disposto a lanciare una riflessione «più larga» su «cosa significhi essere francese». Una discussione sull’identità nazionale, quindi, che per terminologia e intenti appare molto simile alle lotte storiche della droite radicale.

«Si sta consumando una battaglia culturale, con la destra, anche quella più estrema, che spinge il governo ad avere una posizione sempre più dura sull’immigrazione» spiega il politologo Vincent Martigny, professore all’università Côte d’Azur. «In questo contesto il premier resta in equilibrio, facendo alcune concessioni per evitare un’altra riforma, visto che in Francia ne viene fatta una ogni due anni», aggiunge lo specialista.

E i risultati degli ultimi provvedimenti? Secondo i dati dell’Insee, nel 2023 in Francia gli immigrati rappresentavano il 10,7 per cento della popolazione, contro il 7,4 per cento del 1975. Stando all’ultimo rapporto del ministero dell’Interno, invece, lo scorso anno le autorità d’Oltralpe hanno rilasciato 336.700 permessi di soggiorno, l’1,8 per cento in più rispetto al 2023. Ma le espulsioni sono aumentate del 26,7 per cento con 21.601 persone riaccompagnate alla frontiera.

In un simile contesto, i francesi sembrano desiderosi di una reazione forte: da uno studio condotto da Ipsos per il giornale economico finanziario La Tribune, il 74 per cento vuole un referendum sugli «aspetti sociali dell’immigrazione», come per esempio gli aiuti economici o abitativi.

Il tema è caro a Marine Le Pen che ha colto la palla al balzo chiedendo un referendum sulla soppressione dello ius soli, mentre la sinistra si è ulteriormente spaccata con socialisti disposti ad entrare nelle discussioni per non lasciare uno spazio «vuoto» e i radicali de La France Insoumise insorti contro l’ipotesi di rivedere la legge. Un’eventualità che, come era prevedibile, ha provocato malumori anche all’interno del già debole esecutivo, dal quale sono emerse le voci contrarie di alcuni ministri con sensibilità più vicine alla gauche, come quella dell’Istruzione Élisabeth Borne o quello dell’Economia, Eric Lombard.

«Il gruppo centrista che sostiene il governo è composto da alleati provenienti da destra e sinistra» ricorda Martigny, secondo il quale «Bayrou nel tentativo di soddisfare tutti rischia di ritrovarsi circondato da avversari». Ma anche di far cadere nuovamente il governo con una nuova sfiducia, sostenuta da lepenisti o socialisti.

Sta di fatto che per il presidente Emmanuel Macron la riapertura del dossier con proposte così radicali rappresenta una novità. «C’è un’evoluzione del macronismo con un punto di svolta abbastanza netto», dice il politologo, ricordando che «più il presidente è in difficoltà e più si avvicina alla destra e di conseguenza invia segnali conservatori».Una mutazione utilitarista, forzata anche dalla realtà dei fatti con la quale la Francia si deve confrontare.

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Panorama

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