F1 | Ferrari scarica su Hamilton le sue responsabilità: il rimprovero dell’ex

Ferrari, responsabilità e caos organizzativo: Mazzola e Bobbi analizzano lo sfogo di Hamilton e arrivano ad una conclusione ben definita e chiara

Il Gran Premio del Canada non ha solo messo in luce i limiti tecnici della Ferrari SF-25, ma ha anche dato spazio a nuove fratture interne. Lewis Hamilton, dopo un’altra gara deludente, ha rilasciato dichiarazioni che sembrano un grido d’allarme sullo stato della squadra, parlando apertamente di mentalità da cambiare e sviluppi che non arrivano con la Ferrari che ha lasciato all’inglese troppe responsabilità. Un messaggio forte, che ha acceso l’analisi degli esperti durante Race Anatomy, dove Luigi Mazzola e Matteo Bobbi hanno offerto una chiave di lettura piuttosto dura nei confronti del team di Maranello.

L’ex ingegnere della Scuderia non ha usato mezzi termini: “Direi proprio di sì, la sua intervista è clamorosa. Si parla di organizzazione e mentalità: significa che ha trovato un team dove tutto ciò manca, e questa cosa l’aveva già detta anche il padre”.

Mazzola contro la Ferrari: il problema è la mentalità

Secondo Mazzola, il fatto che Hamilton lamenti la mancanza di sviluppi non è banale: “Dagli altri team gli aggiornamenti arrivano, dalla sua esperienza precedente lo sa. Ma qui niente. Questo è preoccupante. Una squadra come la Ferrari dovrebbe avere già dentro la mentalità per vincere, non aspettare che sia Hamilton a doverla introdurre”. L’idea è chiara: Hamilton sta provando a scuotere il sistema Ferrari, ma se non trova riscontro dall’interno, allora la situazione diventa davvero allarmante.

Matteo Bobbi ha analizzato con lucidità un altro passaggio controverso dell’intervista di Hamilton, quello sugli aggiornamenti tecnici: “Mi ha stupito molto il momento in cui ha detto ‘non so perché non portiamo sviluppi’. Se non lo sa lui… gli sviluppi non si trovano nei bagagli, si programmano con mesi di anticipo”.

Per Bobbi, questo rivela una certa confusione nei pensieri del sette volte iridato, ma la frustrazione è evidente: “Pensava di trovare un team più competitivo, una macchina più veloce. E invece fatica, parte davanti a Leclerc e arriva dietro. E se Charles fosse due decimi più lento, sai bene come cambierebbe il tono delle dichiarazioni”.

Il punto centrale delle analisi sembra convergere verso un unico nodo: la Ferrari non ha ancora costruito una struttura in grado di seguire un leader. Se Hamilton è stato preso per dare una svolta, è evidente che serva una squadra pronta a seguirlo. Oggi, però, sembra essere lasciato solo a combattere contro un sistema ancora troppo lento e ancorato al passato.

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