Europa e armi, ecco perché non sono d’accordo con Mattarella

  • Postato il 15 maggio 2025
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di Savino Balzano

“Nessun dorma in Europa, urgente una difesa comune”. Le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella meritano ancora più attenzione di quella che stanno ricevendo. O meglio, meritano una denuncia. Perché sotto il manto dell’autorità istituzionale, si nasconde un’invadenza politica che non ha nulla a che fare con il dettato costituzionale.

Un nodo è il contesto. Mentre in Parlamento infuriava il premier time, tra attacchi e repliche, cioè nel solo luogo dove dovrebbe svolgersi il confronto democratico, altrove si riuniva il vero potere. A Coimbra, in Portogallo, lontano dai riflettori nazionali, parlava chi conta davvero, chi non è stato eletto da nessuno ma impone la rotta con la disinvoltura di chi sa che nessuno lo fermerà. Parlavano Mattarella e Mario Draghi, fianco a fianco, con toni da premier più che da garanti o tecnici.

E così, mentre la politica si accapiglia, mentre la democrazia si esercita – anche con fatica, anche con toni ruvidi – la linea viene tracciata altrove. Da chi non ha alcuna legittimazione popolare ma si arroga il diritto di dire cosa è giusto e cosa no. Di decidere il futuro dell’Italia rispetto a un ambito di vitale importanza come quello della difesa.

Il Capo dello Stato – lo ricordo ancora – dovrebbe essere figura di garanzia. Non ha alcun mandato per dettare strategie di difesa comune, né per promuovere il riarmo europeo come se fosse una scelta indiscutibile, già decisa, già approvata. Eppure, da mesi, Mattarella interpreta il suo ruolo in senso sempre più interventista, piegando la neutralità della carica a favore di un’agenda che non è né sua, né nostra: è quella scritta a Bruxelles, dalle cancellerie che contano, nei board delle grandi alleanze.

Chi lo dice? Quasi nessuno. Perché contestare il Quirinale è ormai tabù. Ma allora, mi domando: chi offende davvero la Presidenza della Repubblica? Chi ne denuncia lo scivolamento oppure chi ne forza quotidianamente i confini?

Oggi, il Colle è diventato il garante del vincolo esterno, l’altoparlante dell’ortodossia europeista, il difensore della continuità sistemica. E chi dissente, chi osa porre dubbi sulla corsa al riarmo, viene tacciato di irresponsabilità. Peccato che il tema del riarmo sia uno dei più divisivi in assoluto: dentro la maggioranza, dentro l’opposizione, dentro la società. Eppure, chi dovrebbe garantire pluralismo e unità nazionale, decide invece di schierarsi. Di imporre. Di “non dormire”, ma nemmeno lasciar discutere.

Forse, allora, non è solo legittimo ma necessario riaprire il dibattito sul premierato. Perché se il Presidente si comporta da monarca illuminato, se parla come un leader politico e agisce come regista delle scelte sovrane, allora tanto vale rimettere mano alle regole. Per evitare che la forma repubblicana si svuoti nei fatti mentre ci si affanna a celebrarla nei discorsi. Avremmo bisogno di riacquisire centralità per il Parlamento e il premierato non agisce in tal senso. Però, checché ne dica Meloni, riduce enormemente le prerogative del Colle. E allora benvenuto sia!

Su una cosa, tuttavia, ha ragione Mattarella: nessun dorma. Ma stavolta restiamo svegli davvero. Non per marciare obbedienti, ma per alzare la testa. E chiedere conto.

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Il Fatto Quotidiano

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