Cosa aspettano a convocare in Antimafia il capitano Carmine Iannetta?

  • Postato il 13 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Come sta il capitano Carmine Iannetta?

L’ufficiale dei carabinieri il quale, sentito in Procura a Palermo il 9 ottobre 1998, mise a verbale che i nomi dei politici in relazione con i mafiosi il ROS ce li aveva fin dal 1990, ma che non vennero trascritti nella informativa consegnata a Giovanni Falcone nel febbraio del 1991 perché i suoi superiori le giudicarono “irrilevanti”. L’episodio di capitale importanza è inserito nella vicenda cruciale della gestione del mitico rapporto “mafia-appalti” che il ROS portò a Giovanni Falcone, in quel momento ancora procuratore aggiunto a Palermo, ma con le valigie ormai pronte per volare a Roma ad occupare l’ufficio del capo degli affari penali presso il Ministero della Giustizia, di cui era titolare Claudio Martelli. Falcone infatti mise il rapporto nelle mani dell’allora procuratore Giammanco e si congedò.

Come tutti i cultori della materia sanno, proprio attorno a questo rapporto ruota il ribaltamento di prospettiva sulla strage di Via D’Amelio che, secondo il gen. Mori, il col. De Donno, l’avv. Trizzino e la presidente della Commissione parlamentare anti mafia Colosimo, spiegherebbe la strage medesima e su cui ho già intrattenuto i frequentatori di questo blog.

Ma la versione Mori-De Donno fa acqua da tutte le parti e questo dovrebbe suggerire un atteggiamento più prudente e serio alla presidente, che invece non fa mistero di sentirsene persuasa a prescindere e con lei gran parte del circo mediatico che fa da megafono alle posizioni dei “eredi-al-quadrato” (del Duce e di Berlusconi). Il ribaltamento della prospettiva sulla strage di Via D’Amelio oltre ad essere funzionale a cancellare dalla scena del crimine ogni possibile responsabilità di soggetti già allora vicini o avvicinatisi successivamente ai Destri che oggi governano, serve anche ovviamente ad assestare un colpo mortale alla credibilità di quella parte di Stato che non ha fatto sconti a nessuno, a cominciare dai magistrati guidati dal Procuratore Caselli, che ebbero l’ardire di processare campioni del calibro di Andreotti, Dell’Utri, Contrada, Mannino, Carnevale, fino agli stessi Mori e De Donno.

Così si torna al capitano Carmine Iannetta.

I magistrati della Procura di Palermo, tra il 1991 ed il 1992, vennero pesantemente accusati dalla stampa, bene informata, di tenere nel cassetto i nomi dei politici collusi con Cosa Nostra, nomi che invece saltavano fuori, con tanto di stralci di intercettazioni, in alcuni dirompenti articoli di quel periodo. Ma i nomi dei politici formalmente compariranno soltanto nella informativa depositata dal ROS il 5 settembre 1992 (informativa SIRAP), a stragi commesse. Chi mente dunque? I magistrati che pur sapendo insabbiarono o i vertici del ROS che centellinarono sapientemente le informazioni a seconda della “opportunità” politica?

Il 9 ottobre 1998 in Procura viene sentito il capitano Carmine Iannetta, che nel 1990 era addetto alle intercettazioni sulle quali i carabinieri di Palermo lavoravano fin dal 1989, il quale avrebbe dichiarato, secondo quanto ricordato in Commissione Antimafia dal Sen. Scarpinato durante l’audizione dell’avv. Trizzino, che in effetti le telefonate che documentavano le relazioni tra politici e mafiosi c’erano fin dal 1990, ma che l’ordine dei vertici del ROS fu quello di non trascriverle perché appunto ritenute “irrilevanti”. Una affermazione grave che servirebbe a corroborare la lettura data da diverse sentenze, anche favorevoli sul piano penale a Mori e De Donno, che hanno stigmatizzato le condotte del ROS, giudicandole più riferibili ad attività di intelligence che ad attività di polizia giudiziaria.

Cosa si aspetta a convocare in Antimafia Carmine Iannetta?

Ma qui sorge la mia preoccupazione perché, da alcune verifiche che ho potuto fare, nessuno sa che fine abbia fatto Iannetta.
Una preoccupazione che in me è cresciuta alla lettura dell’ultimo libro di Mori e De Donno, libro scritto durante il 2024, perché facendo riferimento alla squadra di militari che assisteva Mori e De Donno nelle delicate frequentazioni romane di casa Ciancimino, di nessuno di questi vengono riportate le generalità, tranne di uno. Sì, tranne di Carmine Iannetta, del quale gli autori scrivono: “Tra questi c’era anche il maresciallo Carmine Iannetta, nome in codice “Gladio”, uno dei suoi (di De Donno, nda) uomini di fiducia, che in questi anni ha assicurato disponibilità assoluta, discrezione e competenza” (pag. 38). Un elogio davvero commovente, con tanto di nome di battaglia, che è tutto un programma!

La lettura di queste righe mi ha fatto pensare a quando Giovanni Falcone, appena scampato all’attentato all’Addaura, ricevuta la telefonata affettuosa di Giulio Andreotti, la commentò dicendo: nei delitti di mafia la prima corona di fiori la manda sempre l’assassino.

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Il Fatto Quotidiano

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