Ennio, volontario siciliano del Wwf: “La mia vita contro bracconaggio, discariche e caporalato. In assenza dello Stato”
- Postato il 5 novembre 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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È un volontario a tempo pieno – “lavoro nei ritagli di tempo” – ed è volontario da quando era ragazzino e “facevo volantinaggio per il referendum contro la caccia del 1990”. Ennio Bonfanti ha 48 anni, vive a San Cataldo in provincia di Caltanissetta. È responsabile WWF per la Sicilia centrale e alla tutela ambientale e alla protezione degli animali ha dedicato tutta la sua vita finora, insieme alle altre emergenze del territorio in cui vive, come la lotta al caporalato e la questione dei migranti.
Ennio racconta della fatica anzitutto burocratica, “fare il volontario e responsabile porta via un sacco di tempo anche per gestire l’associazione”. Tolta la burocrazia, però, il resto del tempo è dedicato alla vigilanza ambientale, “negli anni”, racconta, “sono diventato anche guardia volontaria del Wwf”. Il lavoro è tantissimo: dal controllo anti-bracconaggio a quello sul rispetto delle norme ambientali, dalla segnalazione delle discariche agli incendi. “Facciamo inoltre tanti recuperi di fauna selvatica ferita, ci occupiamo del primo soccorso degli animali e non solo”, dice.
Ma come si svolgono le giornate sul campo? “È tutto abbastanza imprevedibile, non sappiamo cosa può succedere quando saliamo sulla macchina di servizio e andiamo in campagna e in montagna”, racconta Ennio. “Noi facciamo un calendario di massima sui siti, conoscendo il territorio possiamo comunque prevedere che ad esempio, se siamo in luglio, ci imbatteremo in un incendio; se invece si è aperta la stagione venatoria troveremo fenomeni di caccia illegale e bracconaggio”. Ennio spiega come il lavoro di volontario sul territorio in cui vive sia complesso perché di fatto “ci sobbarchiamo il fardello dell’assenza dello Stato e delle istituzioni che dovrebbero fare ciò che facciamo ma con mezzi più efficaci dei nostri, invece ci troviamo a essere rappresentanti noi di quello Stato che ha abbandonato questi territori, con conseguenze anche in termini di sicurezza e di rischio personale ai quali andiamo inevitabilmente incontro”. Racconta di come in passato abbia ricevuto minacce: “Una volta mi hanno bruciato l’auto, altre volte ci bucano le gomme, però lo metti in conto, purtroppo non siamo a Berlino, io mi preoccupo soprattutto della sicurezza e della incolumità degli altri volontari”.
Incendi, bracconaggio, rifiuti, randagismo: mentre in altre regioni il volontariato integra l’attività della pubblica amministrazione, qui sui questi temi “la sostituisce completamente. Inoltre, noi sappiamo che se questi problemi non li affrontiamo comunque le persone continueranno a rivolgersi a noi sapendo che le istituzioni sono latitanti”. In particolare, i volontari si occupano moltissimo dei cani abbandonati, della loro cura – c’è anche tanta burocrazia e aspetti complessi come le sterilizzazioni, le reimmissioni sul territorio, i microchip e l’anagrafe canina – e poi, anche, del problema delle adozioni. Non facile su un territorio dove le richieste sono bassissime “perché i cani abbandonati sono così tanti che ti entrano in casa”, ma il Wwf cerca di collaborare con le associazioni del centro-nord per trovare adottanti.
In un contesto così pesante, non viene la voglia di mollare tutto? “Sì, spessissimo mi sento scoraggiato, ma il fatto è qui che i problemi ti cadono in mezzo ai piedi. Io però”, conclude Ennio, “non sono sposato e non ho figli per scelta. Non credo che le condizioni di questi luoghi siano tali da permettere uno slancio di fiducia nel futuro, non me la sento di far crescere dei figli in questo contesto. Chi mi sta accanto, d’altronde, lo sa”.
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