Elezioni comunali e referendum, Genova verso il voto su due turni (anche senza ballottaggio)

  • Postato il 6 marzo 2025
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Genova. La campagna elettorale per le comunali è già entrata nel vivo, ma la data del voto ancora non c’è. L’orientamento del Governo, però, è ormai chiaro: un election day esteso per accorpare le amministrative ai cinque referendum promossi da Cgil, +Europa e altri su cittadinanza e lavoro. Se saranno verificate le indiscrezioni circolate finora, a Genova si voterà comunque due volte, a prescindere dall’esito del primo turno per l’elezione del nuovo sindaco.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi lo ha chiarito in un’intervista a Repubblica: “Nell’ottica di favorire la partecipazione al voto dei cittadini contrastando l’astensionismo, stiamo lavorando ad un provvedimento per consentire il voto su due giorni, abbinando la consultazione per i quesiti referendari alle amministrative di primavera. Le regioni che vanno a scadenza in autunno seguiranno le regole previste dalle rispettive norme elettorali. Sarebbe importante trovare il modo perché convergano verso un’unica data concordata”.

L’ipotesi che va per la maggiore, secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, corrisponde a domenica 11 maggio per il primo turno delle comunali, mentre due settimane dopo, cioè il 25 maggio, si voterebbe sia per l’eventuale ballottaggio sia per i cinque quesiti referendari. Seggi aperti probabilmente anche il lunedì successivo per mezza giornata, secondo lo schema adottato negli ultimi anni.

In questo modo i genovesi sarebbero chiamati alle urne due volte a prescindere dall’esito della prima tornata (in cui, com’è noto, può essere eletto sindaco solo chi ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi). Questa configurazione potrebbe forse scoraggiare la partecipazione alla consultazione popolare nei comuni al voto, ma renderebbe più semplice lo spoglio al primo turno, quando si stabilisce non solo l’ordine d’arrivo dei candidati sindaci, ma anche il peso delle singole liste e le preferenze attribuite ai consiglieri.

In Liguria sono solo cinque i comuni al voto e l’unico con possibilità di ballottaggio è Genova: gli altri, tutti sotto i 15mila abitanti, sono Orero, Rossiglione, Sassello e Vallecrosia. I cinque referendum abrogativi riguardano la concessione della cittadinanza italiana con 5 anni di residenza anziché 10, lo stop ai licenziamenti illegittimi, l’aumento dei risarcimenti per chi viene licenziato da una piccola impresa, il ripristino dell’obbligo di causale per il ricorso ai contratti a tempo determinato, il ritorno alla responsabilità del committente in caso di infortuni sul lavoro negli appalti. I promotori invitano a votare sì in modo da cancellare le leggi in questione. Se l’affluenza non supera il quorum del 50%, il referendum è nullo.

Per ora i candidati “ufficiali” alla carica di sindaco di Genova sono quattro: Pietro Piciocchi per la coalizione di centrodestra con liste civiche, Silvia Salis per il centrosinistra (compresi M5s, centristi e civici), Filippo Biolé con la lista Genova Unita, Alessandro Rosson con Indipendenza!. Ma l’elenco è destinato ad allungarsi nelle prossime settimane.

L’11 marzo a Palazzo Chigi saranno ricevuti i comitati referendari con il segretario generale della Cgil Maurizio Landini per il comitato referendum sul lavoro e Riccardo Magi (segretario di Più Europa), Deepika Salhan e Daniela Ionita del comitato referendum sulla cittadinanza. Nelle scorse settimane i referendari avevano scritto una lettera alla premier chiedendo un incontro per discutere delle modalità migliori per assicurare una buona partecipazione al voto. L’election day sembra andare incontro a questa richiesta mentre in passato tra le ipotesi era circolata nella maggioranza anche quella di una separazione tra le due date di voto. Tra le richieste dei referendari c’è anche quella di far votare i fuori sede, sia studenti (come avvenuto in via sperimentale alle europee) che lavoratori.

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Genova24

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