Egoista, avvistata a Milano la supercar unica al mondo: vale oltre 110 milioni di euro
- Postato il 23 agosto 2025
- Auto
- Di Virgilio.it
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Nel traffico di un pomeriggio milanese, tra auto ferme e clacson, qualcuno ha notato una sagoma arancione bassissima avanzare lentamente. Il parabrezza sembrava uscito da un aereo da combattimento, la linea era troppo estrema per sembrare reale: era la Lamborghini Egoista, il concept presentato nel 2013 per celebrare i 50 anni del marchio, l’unico esemplare esistente, quello che doveva restare chiuso in un museo, sotto teca. Nel giro di pochi secondi sono partiti i video, con frammenti rubati prima che la vettura sparisse oltre un incrocio. Da quel momento sono circolate solo ipotesi e un dato certo: per pochi minuti, nel pieno centro di Milano, ha circolato l’unica Egoista mai costruita e nessuno, per ora, è riuscito a spiegare il motivo.
Le immagini postate su Instagram da un account specializzato in supercar hanno rilanciato il sospetto: “$117 million on four wheels the Lamborghini Egoista just made Milan its runway”. Un messaggio che suggerisce un possibile prezzo di vendita, senza, però, conferma ufficiale. Diversi media hanno registrato la stessa cifra, riferendola a una presunta vendita a un collezionista svizzero, con cifre che oscillano tra i 117 milioni di dollari. Lamborghini non ha mai confermato la vendita, né fornito documenti o comunicati sul trasferimento del prototipo
Il mistero della vendita
Sotto la carrozzeria sfaccettata della Egoista lavora il V10 da 5,2 litri ereditato dalla Gallardo, qui portato a circa 600 cavalli, in grado di spingere oltre i 350 km/h e bruciare lo scatto da zero a cento in poco più di due secondi, valori da pista professionistica, lontani anni luce quanto si vede su un prototipo concepito per restare un pezzo unico, senza alcuna idea di produzione o versioni di serie. Per sostenere forze simili, la one-off si affida a un telaio in alluminio avvolto da pannelli in fibra di carbonio, al fine di ridurre il peso e, in concomitanza, irrigidire l’intera struttura, condizione indispensabile quando la velocità e le sollecitazioni superano di molto quelle delle supercar tradizionali, abituate a carichi e scenari ben più prevedibili.
Questo scheletro leggero sostiene una carrozzeria disegnata con criteri presi a prestito dall’aviazione: superfici sfaccettate, aperture per la gestione dei flussi d’aria, elementi mobili che regolano deportanza e stabilità in base alla velocità. Al centro, l’unico sedile, posizionato a mo’ di jet da combattimento, che obbliga a un rituale d’accesso particolare: prima si rimuove il volante, poi si apre elettricamente la cupola trasparente sigillante l’abitacolo, concepito a mo’ di cellula di sopravvivenza con materiali ad alta resistenza. I fari a LED sottili, le prese d’aria distribuite lungo i fianchi e i flap mobili seguono la logica di ridurre qualsiasi distrazione e lasciare che il pilota resti solo con la meccanica, senza compromessi di comfort o praticità.
Motore, velocità e scocca
Nel 2013, in occasione dei cinquant’anni del brand, anziché limitarsi a un nuovo modello o a una concept car qualsiasi, Lamborghini volle creare una scultura in grado di muoversi, un oggetto capace di condensare mezzo secolo di eccessi meccanici e di ossessioni stilistiche in un’unica forma. La direzione del progetto fu affidata a Walter De Silva, allora a capo del design del gruppo Volkswagen, che spiegò di voler costruire un’auto per una sola persona a titolo autocelebrativo.
La Egoista nacque quindi come regalo simbolico dal costruttore a sé stesso, privo di finalità commerciali e immediatamente collocato fuori dal mercato. L’estetica estremizzata, le soluzioni tecniche mutuate dall’aviazione e la configurazione monoposto avevano l’obiettivo di spingere al limite la libertà progettuale, senza preoccuparsi di comfort, normative o costi di produzione, trasformando la vettura in un manifesto tecnico ed estetico irripetibile.
Mezzo secolo di eccessi
Salire a bordo della Egoista significa eseguire una procedura più vicina al decollo di un velivolo che all’entrata in un’automobile. Il conducente deve innanzitutto sollevare elettricamente la cupola trasparente che chiude completamente l’abitacolo, un elemento realizzato in materiali compositi che protegge da vento, rumore e urti con la stessa logica di una cabina di pilotaggio.
Una volta aperta la copertura, il volante viene rimosso per consentire il passaggio, e il sedile centrale, circondato da pannelli che creano una vera cellula isolata, accoglie il pilota in una posizione bassa e avanzata, studiata per ridurre la resistenza aerodinamica e aumentare la percezione di controllo diretto sulla meccanica. L’uscita richiede la sequenza inversa: rimozione del volante, apertura della cupola, spostamento verso l’esterno con un movimento che ricorda le procedure di evacuazione degli aerei da combattimento.
L’abitacolo, costruito in fibra di carbonio e materiali ad assorbimento d’urto, integra cinture a quattro punti, comandi minimalisti e un parabrezza inclinato in modo da garantire la minima superficie esposta, trasformando l’esperienza al volante in un atto solitario, privo di compromessi, dove tutto è subordinato alla velocità e alla protezione del pilota.
Il rituale del pilota solitario
Il valore della Lamborghini Egoista resta avvolto da voci e congetture mai confermate. Fin dal debutto nel 2013, la Casa aveva chiarito che quel prototipo non sarebbe mai stato messo piazzato sul mercato, un pezzo unico con un’anima celebrativa più che commerciale. Eppure, col tempo, sono affiorati articoli e testimonianze di appassionati secondo cui sarebbe finita nelle mani di un collezionista privato, disposto a sborsare oltre 110 milioni di euro.
Se la cifra fosse autentica, porterebbe l’Egoista oltre qualsiasi valutazione mai registrata per un’auto moderna. Lamborghini non ha mai confermato né smentito tali voci, lasciando che l’avvistamento improvviso nel capoluogo lombardo alimentasse ipotesi disparate: per alcuni si tratterebbe di un semplice trasferimento logistico, per altri di una mostra esclusiva o di una vendita riservata di cui non esiste documentazione ufficiale.
In assenza di informazioni certe, resta soltanto il fatto che l’Egoista, dopo anni trascorsi come pezzo da museo, è tornata a muoversi, riportando l’attenzione sul suo destino e sul reale valore di un oggetto che non ha eguali nel mondo delle supercar contemporanee.
Il destino dell’unico esemplare
La Egoista resta un oggetto fuori scala, pensato per vivere fuori da ogni logica di mercato, produzione o utilizzo quotidiano, un esperimento tecnico e stilistico diventato leggenda proprio grazie alla sua irripetibilità. La sua apparizione a Milano non svela nulla su chi la possiede né sul suo destino, ma conferma l’immagine di un simbolo destinato a restare isolato, forse chiuso in un garage privato, forse esposto di nuovo in un museo, lontano da qualsiasi uso comune o produzione in serie.