Stellantis, nuovo centro per smontaggio veicoli in Brasile

  • Postato il 19 agosto 2025
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  • Di Virgilio.it
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In Brasile, c’è un container allestito come negozio che vende pezzi d’auto usati. Non è un’officina improvvisata né uno sfasciacarrozze da film: è il volto concreto dell’economia circolare firmata Stellantis. E questa, più che una trovata green, è un cambio di passo industriale. A Osasco, nell’area metropolitana di San Paolo, il gruppo italo-franco-americano ha appena inaugurato il suo primo Centro di Smontaggio Veicoli. In pratica, uno capace di prendere macchine giunte alla fine della corsa — incidentate, vecchie, inutilizzabili — e smontarle pezzo dopo pezzo, salvando tutto ciò che può essere rigenerato o rimesso in circolo.

“Oggi, il 100% dei materiali provenienti dai mezzi smontati viene processato correttamente”, ha spiegato Paulo Solti, vicepresidente di Parts and Services per Stellantis Sud America. “Tutto viene riutilizzato: dai liquidi, come oli e carburanti, alle materie prime come acciaio, ferro, alluminio, rame e altri metalli preziosi”.

Il primo impianto del genere nel continente

Si tratta di una prima volta assoluta in Sud America: mai nessun altro costruttore aveva messo in piedi una struttura del genere nella regione. L’investimento iniziale? 13 milioni di reais (poco più di 2 milioni di euro al cambio attuale), che, stando alle dichiarazioni ufficiali, avranno un effetto volano sull’economia del territorio, nell’ordine di 150 nuovi posti di lavoro, mentre la capacità di smontaggio arriverà fino a 8.000 veicoli annui. Al di là della questione economica, altre motivazioni sostengono le ambizioni imprenditoriali.

“In un mondo sempre più impattato dalla scarsità di materiali, garantire l’accesso alle risorse critiche è un imperativo strategico, oltre che ambientale”, ha detto Laurence Hansen, SVP Global Circular Economy. “Internalizzando le operazioni di smontaggio, Stellantis ottiene accesso diretto al flusso di materiali e componenti, riducendo al tempo stesso sprechi e rifiuti”.

Come funziona lo smontaggio

Se avete presente il classico demolitore di provincia, potreste immaginare che il complesso applicherà gli stessi meccanismi. E invece no, perché qui tutto è organizzato, certificato e tracciabile: le auto arrivano da aste regolamentate, entrano prima in una zona di decontaminazione, dove vengono rimossi tutti i liquidi, poi finiscono sulla linea di smontaggio, in cui tecnici qualificati analizzano i singoli componenti.

Ogni parte utile viene testata, pulita con prodotti biodegradabili, etichettata, registrata e certificata con un codice tracciabile rilasciato dal Detran, l’autorità locale per i veicoli. Un “certificato di demolizione” accompagna i mezzi, tenendo traccia fino a 49 elementi distinti, e Stellantis ha pure implementato un sistema di codifica e controllo qualità proprietario, al fine di garantire standard elevati in ciascuna fase.

Dove finiscono i pezzi

I pezzi salvati finiscono in vendita, ma con in più un negozio fisico costruito dentro un container ricondizionato, proprio accanto all’impianto. Online, i ricambi si trovano sullo store Circular AutoPeças dentro Mercado Livre, il marketplace leader in Sud America, e presto anche su una piattaforma e-commerce proprietaria, in conformità ai principali standard normativi.

Il piano permetterà di colmare un bisogno concreto: in Brasile circolano 48 milioni di veicoli e annualmente circa 2 milioni vanno fuori uso, tuttavia solo l’1,5% viene smaltito in modo corretto, mentre la parte rimanente finisce nel limbo dell’illegalità, tra officine abusive e materiali persi per sempre. “Il mercato del riciclo automobilistico brasiliano ha un potenziale da 2 miliardi di reais l’anno”, ha sottolineato Solti. “Ma fino a oggi è rimasto sostanzialmente non regolato. Questo centro vuole cambiare le cose”.

Non solo riciclo

A fianco del centro di Osasco, Stellantis ha già attivato dal 2024 un Centro di Ricondizionamento Veicoli nello stabilimento di Betim, specializzato nel ripristino completo di auto usate, riportate a condizioni simili a quelle di un veicolo certificato. Nello stesso impianto lavorano anche 18 apprendisti, molti dei quali donne, formati con competenze tecniche reali per entrare nel settore.

“Oltre all’impatto ambientale ed economico, il Centro di Ricondizionamento ha anche un valore sociale concreto”, ha dichiarato Emanuele Cappellano, Presidente di Stellantis Sud America e responsabile globale della business unit Pro One. “Formiamo giovani, offriamo opportunità di lavoro e rimettiamo sul mercato veicoli che altrimenti sarebbero stati sprecati”.

Dai veicoli fuori uso nasce una nuova filiera

In un momento in cui tutta l’industria delle quattro ruote è concentrata su elettrico, batterie e software, in pochi si interrogano sulla fine che faranno davvero le auto al termine del loro ciclo di vita nelle varie componenti. Anziché aspettare risposte dall’esterno, Stellantis ha preferito avviare una filiera interna, in grado di trasformare lo smaltimento in valore.

Il programma assume altresì una funzione strategica, infatti oggi l’accesso a materiali critici — rame, alluminio, acciaio, nonché componenti elettronici — è sempre più conteso. La scarsità di risorse, l’instabilità geopolitica e l’esplosione della domanda hanno reso chiaro che chi controlla il recupero controlla anche parte del futuro e Stellantis, con questa mossa, si garantisce accesso diretto a una miniera urbana in costante espansione.

Rame dai cablaggi, ferro e acciaio dalle strutture, batterie esauste rigenerabili: parti meccaniche che, se trattate bene, durano ancora anni. Una macchina dismessa, in questo contesto, smette di essere un rifiuto da smaltire e diventa una risorsa preziosa, un archivio di componenti pronti a rientrare nel ciclo industriale. Uscire dalla logica del “produci, vendi, butta” e costruire una catena chiusa, dove ogni pezzo torna utile conduce a un business industriale concreto, a patto di sapere esattamente dove finiscono le risorse, quanto valgono e chi ne usufruirà.

Un ecosistema circolare

I veicoli smontati costituiscono un piccolo giacimento, un’occasione di dare nuova vita attraverso una differente forma dall’originale, perciò considerare Osasco un punto d’arrivo significa sottovalutare i progetti di Stellantis. L’idea del gruppo consiste nel realizzare un ecosistema circolare in piena regola lungo l’intera regione sudamericana, sotto il marchio SUSTAINera, la business unit globale dedicata alla sostenibilità, fondata sulla logica delle 4R: Rigenerare, Riparare, Riutilizzare, Riciclare.

“L’economia circolare è strategica per Stellantis”, ha ribadito Cappellano. “Non solo ci permette di ridurre gli sprechi, ma ci spinge a innovare lungo tutta la catena del valore. E questo centro rappresenta un altro passo decisivo nel nostro percorso globale”. E così, mentre l’industria discute di vetture elettriche e software di bordo, qualcuno ha iniziato a fare davvero i conti con il fine vita delle auto. A Osasco, si smontano rottami in nome di un obiettivo lungimirante: non buttare via niente. Neppure il futuro.

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