Economia circolare, ecco i bilanci di sostenibilità dei consorzi Cobat

  • Postato il 8 ottobre 2025
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Secondo l’ultimo rapporto sull’economia circolare in Italia, il nostro Paese conferma il suo primato per livelli di circolarità tra i 27 Stati membri dell’Ue, in particolare nel confronto con le altre principali economie europee (Germania, Francia e Spagna).

Una stima della Cassa Depositi e Prestiti ricorda come l’adozione di pratiche circolari abbia generato, nel 2024, un risparmio di 16 miliardi e mezzo di euro per le imprese manifatturiere. E la Commissione europea calcola in 45 miliardi di euro, per i 27 Paesi Ue, il risparmio annuo dei costi energetici adottando modelli di maggiore circolarità. Che significa, in buona sostanza, maggiore produttività dei materiali e dell’energia, aumento del riciclo e del riutilizzo, riduzione degli scarti e valorizzazione delle materie prime seconde per costruire un modello industriale sostenibile e autonomo.

E’ parte integrante di questo processo l’azione svolta in questi anni dai Consorzi Cobat, che ieri hanno presentato a Roma, in collaborazione con Globe Italia, il loro rapporto di sostenibilità. Si tratta delle filiere delle pile e degli accumulatori (Ripa), dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) e degli pneumatici fuori uso (Tyre).

I numeri parlano di un sistema sempre in crescita: nel 2024 sono state raccolte ed avviate a trattamento oltre 154 mila tonnellate di prodotti giunti a fine vita, mentre i soci dei tre consorzi sono aumentati, negli ultimi tre anni, rispettivamente del 22, 21 e 33 per cento.

“Il nostro Bilancio di Sostenibilità – ha spiegato Michele Priori, direttore generale dei Consorzi Cobat – non è solo un esercizio di trasparenza, ma il punto di partenza di un percorso condiviso. È il segno di un sistema consortile che cresce, che affronta le sfide come stimolo al cambiamento e che guarda al futuro con l’ambizione di guidare la transizione verso un’economia circolare più giusta, innovativa e inclusiva. Ogni risultato raggiunto è il frutto di un impegno collettivo: dei nostri soci, delle istituzioni, dei partner e di tutte le persone che insieme a noi credono che la sostenibilità sia una responsabilità concreta e quotidiana”.

Vediamoli, allora, i numeri e i risultati raggiunti. Cobat Ripa ha raccolto oltre 88 mila 600 tonnellate di pile e accumulatori esausti, con una crescita del 35% rispetto al 2023. La raccolta ha riguardato, in particolare, 51 mila 380 tonnellate di batterie per veicoli e 33 mila tonnellate di batterie industriali, cui si aggiungono oltre 4 mila tonnellate di batterie portatili. Allo stesso tempo i soci del consorzio hanno immesso sul mercato circa 236 mila 850 tonnellate di pile e accumulatori, un dato leggermente inferiore rispetto al 2023, ma superiore al 2022.

Cobat Raee ha raccolto oltre 27 mila 500 tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici, a fronte di un aumento dell’immesso al consumo, passato da 149 mila 200 tonnellate nel 2022 a 196 mila tonnellate nel 2024. La raccolta di questi rifiuti da utenze domestiche è aumentata di oltre 2 mila 500 tonnellate rispetto al 2023, con i settori “freddo e clima” (R1) ed “elettronica di consumo” (R4) che l’hanno fatta da protagonisti con più di 7 mila tonnellate ciascuno. Cobat Tyre, infine, ha raccolto oltre 38 mila 300 tonnellate di pneumatici fuori uso, con un aumento del 19% rispetto al 2023.

Nel 2024 i soci del consorzio hanno immesso sul mercato poco più di 29 mila tonnellate di pneumatici. La Lombardia si conferma la regione con il maggior volume di raccolta, ma ottime performance arrivano anche dalle regioni del Centro (Lazio, Abruzzo e Molise).

“Tutto questo è la prova che i Consorzi Cobat sanno trasformare la responsabilità in opportunità, unendo imprese e istituzioni in un progetto comune di futuro circolare per il Paese – ha aggiunto Michele Zilla, presidente di Consorzi Cobat – Le nuove normative europee, l’evoluzione dei mercati, la necessità di rafforzare la tracciabilità e il recupero delle materie prime critiche sono solo alcuni dei fronti su cui siamo chiamati a misurarci. Il nostro obiettivo è guidare la transizione verso un modello sostenibile di sviluppo, mettendo al centro l’interesse collettivo e il futuro del Paese.”

La Strategia Nazionale per l’Economia Circolare mira a promuovere un modello di produzione e consumo sostenibile in Italia, riducendo gli scarti e massimizzando il recupero delle risorse.

Si basa su progettazioni di prodotti durevoli e riparabili, sull’approvvigionamento di materie prime seconde sostituendo le materie prime vergini e sulla collaborazione tra pubblica amministrazione, imprese e cittadini per una transizione ecologica, così come prevista dal Green Deal europeo e dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.

“Il bilancio di sostenibilità è uno strumento importante, perché ci consente di delineare l’attività dei consorzi come strutture fondamentali per lo sviluppo delle filiere circolari, attraverso numeri e dati – ha detto Laura D’Aprile, Capo Dipartimento Sviluppo Sostenibile del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – I sistemi consortili sono la prima forma di pertnership tra pubblico e privato nel settore dell’economia circolare, in cui crediamo molto e che abbiamo scelto di vigilare sempre più attentamente attraverso l’istituzione di un organismo di vigilanza e controllo per garantire un sistema sano e competitivo”.

Non solo gli obiettivi previsti dalla Strategia per garantire una transizione efficace verso l’economia circolare, ma anche Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che alla Missione 2, “Rivoluzione verde e transizione ecologica” vede il Mase impegnato per “il raggiungimento di un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari, biodiversità e circolarità delle risorse”, in linea con il Piano d’azione per l’economia circolare dell’Unione europea.

Come ha ricordato Fabrizio Penna, Capo Dipartimento Unità di Missione per il Pnrr del Ministero dell’Ambiente – “Nell’ambito del Piano stiamo finanziando più di mille progetti per un totale di due miliardi e mezzo di euro e più di duecento progetti cosiddetti “Faro”, relativi a innovazioni tecnologiche a vantaggio dell’economia circolare. Questi progetti e la collaborazione con i sistemi consortili ci permettono di confrontarci a testa alta con la Commissione europea per i risultati raggiunti in questi anni”.

“La Strategia nazionale dell’economia circolare, primissima riforma del Pnrr – ha concluso Penna – raggiunta in termini di milestone e tra le prime ad aver dato risultati, vede nella tracciabilità un elemento chiave e la capacità di costruire il futuro”.

Autore
Formiche

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