Dobbiamo decolonizzarci dagli Usa: quella libertà e quell’immaginario sono falsi e dannosi

  • Postato il 12 aprile 2025
  • Blog
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 1 Visualizzazioni

In questo momento geopolitico convulso e tragico, c’è qualcosa che potremmo iniziare a fare per la nostra salute mentale e quella del pianeta: decolonizzare il nostro immaginario legato agli Stati Uniti, con il quale siamo cresciuti, una sorta di controcanto ideale alla nostra totale dipendenza sul piano militare.

E forse bisognerebbe cominciare proprio dalla storia. Nei nostri film, nelle nostre menti torna spesso l’immagine dei carri armati statunitensi che sfilavano per le strade italiane, nelle settimane e mesi della liberazione, lanciando sigarette e dolciumi. Li abbiamo così classificati come nostri salvatori, dimenticando però la guerra contro il nazismo è stata vinta soprattutto grazie alla Russia e al suo tributo di ben oltre venti milioni di morti. Insomma se dovessimo trovare un simbolo della nostra liberazione, dovremmo pensare più alla tragica e devastante battaglia di Stalingrado che al carro armato statunitense che distribuisce cioccolato.

Da lì è iniziato il nostro immaginario legato agli Stati Uniti, soprattutto dopo che l’Italia aveva deciso – per fortuna, certamente – di stare con il blocco occidentale. Il boom economico italiano è coinciso con l’inizio di tutta una serie di beni di consumo che venivano esaltati nei caroselli Usa come in quelli europei. E poi gli anni, anzi i decenni, dopo gli Stati Uniti furono per le generazioni prima, per la mia e ancora le successive un mito, fatto soprattutto di libertà, individualismo felice (in apparenza), di musica rock appassionante. Il viaggio negli Usa era il viaggio della libertà, macchine enormi per sfrecciare su strada infinite, benzina a gogo, motel con l’aria condizionata a tutto spiano, bistecche, hamburger, fast food, tramonti e canyon e poi le grandi metropoli dai grattacieli svettanti, i megastore, tutto questo, insomma, ha reso gli Stati Uniti un luogo desiderabile, sia nei fatti che nell’immaginario.

Non ci siamo accorti, eppure era sotto i nostri occhi, che quella libertà e quell’immaginario erano falsi e dannosi, sia per chi in quel paese vive sia per noi europei, sia per i paesi poveri. Oggi gli Stati Uniti sono un paese dove si vive male. La speranza di vita è di alcuni anni inferiore alla nostra, la mortalità infantile molto più alta, la povertà diffusissima, c’è un sistema sanitario che respinge milioni di persone che per curarsi si indebitano, vendono case, oppure semplicemente muoiono. Al tempo stesso, gli Stati Uniti sono il paese che emette CO2 di più dopo la Cina, ma che ha le emissioni procapite più alte del pianeta. Il che significa che lo stile di vita di uno statunitense, macchine enormi, alimentazione basata su proteine animali e junk food, è assolutamente insostenibile.

Ora che Trump ha preso il potere gli Stati Uniti non sono neanche più uno Stato realmente democratico: non che prima lo fossero del tutto, la loro storia è segnata da invasioni e distruzione di paesi terzi, ma una parvenza di legalità e di forma esisteva, restava un paese attrattivo per professori e scienziati.

Penso dunque che oggi quello che dobbiamo fare è un lavoro psicologico ed emotivo di distacco dall’immaginario statunitense che, oltre a non essere desiderabile, banalmente non è il nostro. E cominciare a pensare quale sia il nostro immaginario, quali siano i nostri valori.

Non credo che, in questo senso, basti ritirare fuori il Manifesto di Ventotene e metterlo al centro di manifestazion di piazza. Non credo che basti perché le persone che lo hanno fatto provengono esattamente da quella cultura consumista e individualista che ha distrutto la sinistra, senza lasciare alcuno spazio ai temi fondamentali della redistribuzione, della condivisione, di una vera lotta alla povertà in nome di un principio di uguaglianza che richiedeva che davvero fossimo tutti uguali, quanto meno quasi uguali. Mentre oggi a destra votano i più poveri e a sinistra i benestanti. In questo senso bisognerebbe fare bene i conti con il proprio passato prima di rivendicare valori che sono stati abbandonati e calpestati, in Parlamento, ma anche nelle redazioni, nelle case editrici, nei luoghi della cultura, dove la sinistra è stata dominante.

Resta poi il tema della nostra identità europea. In definitiva chi siamo? Quali realmente i valori che ci definiscono in positivo, non solo per ciò che non siamo? Cosa insegniamo ai nostri figli, oltre al confort economico e al fatto che bisogna competere per vincere e guadagnare?

Quando si discusse della Costituzione europea. ci furono molte polemiche per l’eventuale introduzione delle radici cristiane, che potevano escludere molti. Alla fine si decisde per il no ma non so se sia stata una scelta giusta, perché almeno i (veri) valori cristiani sono drasticamente alternativi all’individualismo, al consumismo, alla distruzione dell’ambiente. Se non ci riferiamo più a quello (in senso reale non nella maniera ipocrita e falsa della destra di governo), cosa ci resta? Abbiamo elaborato davvero un’etica condivisa e alternativa al mero consumo? Non mi pare.

Allora se proprio dobbiamo guardare a un modello esterno, sarebbe meglio volgere lo sguardo da ovest a est. Dove, come Tiziano Terzani ci ha magistralmente raccontato nei suoi libri, i valori sono opposti a quello del nostro individualismo consumista che tutto distrugge. Dove la libertà è un concetto completamente diverso dal fare tutto ciò che si vuole, producendo emissioni che poi producono quei fenomeni estremi che gettano nella miseria e nella disperazione i paesi più poveri, privando chi ci abita di ogni libertà.

Insomma, se vogliamo davvero liberarci da Trump, serve la geopolitica ma serve soprattutto un lavoro culturale. Su noi stessi, sull’Europa, su chi oggi vogliamo, e insieme forse dobbiamo, essere. Avremmo dovuto farlo decenni fa, cominciamo, almeno, a farlo ora.

L'articolo Dobbiamo decolonizzarci dagli Usa: quella libertà e quell’immaginario sono falsi e dannosi proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti