Dissalatori contro la siccità in Sicilia? “A Trapani non è mai partito, ad Agrigento va spento la notte per il troppo rumore”

  • Postato il 14 settembre 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Era il 17 giugno scorso. La Regione siciliana con toni enfatici annunciava la consegna di tre dissalatori: “Tempi record”, esultava il presidente della Regione, Renato Schifani. Più di 100 milioni finanziati dalla Regione e un’efficienza lampo avevano portato alla soluzione della carenza d’acqua, almeno a Porto Empedocle, Gela e Trapani. Queste erano le zone delle nuove strutture mobili presentate come la soluzione alla crisi idrica nelle aree sud occidentali dell’Isola.

A tre mesi di distanza, però, “moduli potabilizzatori attivati e dunque che producono acqua da immettere in rete allo stato non ci sono e penso non ci saranno almeno fino ad ottobre. Il perché è da chiedere a Palermo”, chiarisce il sindaco Giacomo Tranchida. Il dissalatore a Trapani, non è dunque partito, ma non va meglio ad Agrigento dove viene chiuso di sera per il forte rumore: “Il dissalatore di Porto Empedocle (che serve Agrigento, ndr) produce appena la metà dell’acqua prevista. A Trapani, invece, è in netto ritardo: problemi tecnici e, forse, la scelta infelice di costruirlo sul sito del vecchio impianto dismesso — nonostante gli ingenti fondi già spesi — ne stanno rallentando l’entrata in funzione: dovevano essere la risposta alla sete cronica della Sicilia occidentale, ma stanno mostrando limiti strutturali e gestionali che ne compromettono l’efficacia .

Un nulla di fatto, almeno fin qui, dunque per la siccità: “È quel che abbiamo detto fin dall’inizio: non servivano costosissimi dissalatori, se poi immetti acqua in tubature vetuste in cui la percentuale di dispersione è molto alta. Il risultato lo conoscevamo: hanno detto che avrebbe portato 50 litri al secondo il più, una cifra insufficiente alla quale comunque non si arriva per vari motivi, o per un tubo rotto o per la chiusura serale dovuta al rumore. Fatto sta che come avevamo indicato la soluzione non era questa”, spiega Beppe Amato responsabile crisi idrica di Legambiente. “La Sicilia occidentale, da Trapani fino ad Agrigento, continua a soffrire la sete, Il governo regionale dovrebbe interrogarsi seriamente sull’efficacia del programma dissalatori “venduto” a suon di slogan come soluzione alla sete della popolazione. Forse sarebbe stato più utile investire subito nella manutenzione delle reti idriche, che versano in uno stato di degrado, e accelerare la realizzazione di nuove condotte”, insiste il capogruppo del Pd all’Ars.

Mentre ad occidente si continua a soffrire, a preoccupare c’è anche la situazione dell’Ancipa, una delle più grandi dighe che serve il centro dell’isola: “Quest’anno ha piovuto a sufficienza e l’Ancipa era pieno, ora però hanno prelevato l’acqua con la zattera, ovvero in superficie, per il rischio di prendere in fondo del fango, vuol dire che l’acqua è stata sprecata”, avverte Amato.
Intanto le previsioni per il 2026 sono drastiche: “Se avessero ragione, ci sarebbe di certo da preoccuparsi, perché si prevede un anno di grande siccità”. Ma niente paura, la Regione “sta portando avanti – si legge nel comunicato che annunciava i dissalatori – un importante piano di investimenti pluriennali per oltre 250 milioni di euro per migliorare la resilienza delle grandi “dorsali” idriche regionali”.

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Il Fatto Quotidiano

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