Dialoghi specchianti sulla Spiritualità. Il libro di Michelangelo Pistoletto e Antonio Spadaro

Proponiamo una parte della conversazione tra il maestro Michelangelo Pistoletto e padre Antonio Spadaro, sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede. Il dialogo, moderato da Francesco Monico, è avvenuto il 14 maggio scorso al Maxxi di Roma in occasione della pubblicazione del loro libro dal titolo Spiritualità (Marsilio editore), che sarà anche presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino domenica 18 maggio 2025 alle 11.45 presso la Sala Rosa del Lingotto.

Intervista a Michelangelo Pistoletto e padre Antonio Spadaro

Michelangelo, la copertina di Spiritualità — il libro che raccoglie i tuoi dialoghi con padre Antonio Spadaro per Marsilio — è uno Quadro specchiante. Un oggetto che ti guarda. Chi passa in libreria, finisce per trovarsi lì dentro. Riflesso. Da dove viene, secondo te, questa forza magnetica dei tuoi quadri? Che cosa accade davvero quando ci si ritrova dentro uno specchio d’arte?


Michelangelo Pistoletto: L’universo di persone che entra nell’opera è parte integrante di essa. Il “noi” diventa imprescindibile, perché dentro ci siamo tutti, anche chi non si è mai trovato davanti a uno dei miei Quadri specchianti. Davanti a uno specchio, chiunque entra in relazione con sé stesso e con ciò che lo circonda. E in quel riflesso capisce di non essere solo. Chi guarda un Quadro specchiante può dirsi: “Io sono protagonista”. Non perché sono bello o brutto, come la strega di Biancaneve, ma perché sono responsabile di me stesso. Lo specchio diventa simbolo di responsabilità. Cosa vediamo nello specchio? Vediamo il mondo intero riflesso virtualmente, ma allo stesso tempo difronte ad esso siamo noi, nella nostra realtà. È come se l’esistente fosse diviso a metà: da un lato la virtualità, dall’altro la realtà. Tra le due parti si crea un vortice. In quel vortice nasce la responsabilità, nasce la qualità dell’essere umano che è presente e pensante.
Antonio Spadaro: Hai detto una volta che “l’arte fa lievitare la storia”. Mi ha colpito molto. Nel libro che abbiamo realizzato insieme emerge spesso la parola “fermentazione”. Ricordo il momento in cui la pronunciammo per la prima volta: le tensioni della storia esigono una dimensione spirituale. È sempre più necessario comprenderlo. L’arte può essere un enzima, qualcosa che aiuta a far fermentare il presente e a renderlo vivo, comprensibile.

Cover del libro Spiritualità di Michelangelo Pistoletto e Antonio Spadaro
Cover del libro Spiritualità di Michelangelo Pistoletto e Antonio Spadaro

L’arte sta all’origine del fenomeno umano. Forse è la sua matrice più antica. Questo libro, per come lo abbiamo pensato, è esso stesso uno specchio: chi legge si riflette, si interroga, forse si disorienta, ma se è fortunato, scopre qualcosa. L’arte e la spiritualità — se non vengono neutralizzate — hanno questa capacità: fermentano in modo generativo. In tutto il lavoro fatto insieme, mi ha colpito una presenza costante: quella di papa Francesco. Non fisicamente, ma come orizzonte ideale, figura silenziosa e ispiratrice. Ricordo che Michelangelo mi disse: “Lo sento come un amico”. Questo ha segnato una svolta. Francesco non è rimasto simbolo: è diventato attrattore. Anche per tanti laici come noi.

Michelangelo Pistoletto: Papa Francesco è stato per me un artista. Un artista non per professione, ma per aspirazione. La sua capacità di animare pensiero e vita, anche al di fuori del sistema religioso, lo rende tale. Era un uomo capace di rilegare, unire pur non rimanendo confinato in sistemi rigidi e codificati. E per questo è stato criticato, ma ha fatto un lavoro straordinario. Per me, Francesco non è morto. Così come mio padre, rimane una presenza viva.
Antonio Spadaro: In un libro precedente ho raccolto gli scritti di Francesco su poesia e letteratura. Gli mandai le bozze e lui mi rispose con una lettera autografa che iniziava con “Viva la poesia!”. Poi scriveva: “Caro fratello, viva la poesia, perché senza poesia e letteratura siamo come un frutto secco”. Un’immagine bellissima, chiara. Francesco amava l’arte perché ne capiva il valore profondo.

Qual è il rapporto tra arte e memoria?

Antonio Spadaro: Nei Quadri specchianti c’è un angelo che tiene in mano la formula della creazione: è il nostro passato, con cui dobbiamo fare i conti. Durante la nostra conversazione, ero davanti a un quadro specchiante con un cappio. Mi vedevo sistematicamente impiccato. È stato traumatico, ma rivelatore: la memoria ha bisogno di salvezza. Abbiamo tutti ferite da guarire. Il cristianesimo, per me, è questo: la possibilità di cambiare per grazia il passato. Ricordiamo le cose in base ai nostri desideri, e il desiderio orienta la memoria. Per questo c’è bisogno di salvezza. Guardare i tuoi quadri è per me un appello alla salvezza. Salvezza personale, ma anche per la vita del mondo. Michelangelo, tu dici che la nostra umanità è “spietata”, cioè senza pietà. Ci distruggiamo. La pace invece è creativa, è una forma d’arte che rompe la logica della violenza e apre alla solidarietà. Michelangelo hai ragione. Per questo Francesco chiamava chi si impegna per la giustizia e la pace “poeta sociale”.

Michelangelo, hai parlato di pace preventiva, di costruzione del Terzo Paradiso. Eppure, potrebbe sembrare che tu e io siamo due ferventi credenti. In realtà, siamo laici. C’è un’opera tua con la scritta “C’è Dio? Sì, ci sono”. Da lì nasce il vostro dialogo appassionato.

Michelangelo Pistoletto: È stato Antonio a spiegare meglio di chiunque altro la mia posizione. Quando ho scritto “Sì, ci sono”, intendevo dire: io ci sono, ma non nel senso di essere Dio. Io non dico che Dio non esiste, ma che di certo io esisto, e da lì comincia il mio affaccio verso il mistero. Non parto dalla certezza, ma dal dubbio. Non affermo, ma cerco. Voglio sapere io stesso chi sono pur sapendo di esistere. L’arte moderna è arrivata a dire “io sono”. Ma io non voglio decidere chi sono, voglio scoprirlo. Lo specchio mi permette questo: io mi vedo e quindi so che esisto. Non perché decido, ma perché mi vedo. Ecco perché ho creato i Quadri specchianti. Volevo superare l’autoreferenzialità dell’arte moderna. Nel Quadro Specchiante lo specchio non sta di fianco alla tela, ma è la tela stessa che riflette.  Tutto entra dentro l’opera, tutto è dentro la realtà dell’opera. Da lì nasce la domanda: Dio c’è? Se parto dalla certezza, la risposta è imposta. Ma io parto dall’incertezza. Io esisto, e mi affaccio.
Antonio Spadaro: Quello che dici risuona di bordi mistici. Libera l’idea di Dio dai limiti della ragione pura. E allora la ragione diventa mezzo, strumento per avvicinarsi a qualcosa di più grande.

Michelangelo Pistoletto e Antonio Spadaro
Michelangelo Pistoletto e Antonio Spadaro

Concludiamo parlando di intelligenza artificiale. Papa Francesco ne ha già parlato, e anche Leone XIV lo ha fatto nei suoi primi interventi. Michelangelo ha una posizione molto chiara. Intelligenza artificiale: minaccia o possibilità?

Michelangelo Pistoletto: La tecnologia è uno specchio attivo. Tutti usano lo smartphone: siamo dentro la dimensione tecnologica. Dobbiamo sapere come amministrare il rapporto tra il nostro corpo e questa nuova intelligenza. La tecnologia può essere un’opportunità, così come può esserlo la pace. Ma siamo noi a decidere.
Antonio Spadaro: C’è un capitolo del libro che si intitola “Spiritualità algoritmica”. Io non sono tecnoscettico, anzi! La tecnologia tocca temi spirituali, come disse una volta papa Paolo VI addirittura nel 1964 proprio parlando dei computer di allora! Ma l’intelligenza artificiale si fonda su dati e algoritmi, quindi sul passato, non sul futuro. Il computer elabora, mette ordine. Ma l’uomo non è un “ordinatore”. L’uomo crea disordine, contraddizione, dramma. Se ci riduciamo ad algoritmo, perdiamo il corpo. E da cristiano credo nell’incarnazione. Oggi il corpo è minacciato dalla tecnologia e da una spiritualità disincarnata, eterea. Dobbiamo salvare l’esperienza del corpo, la concretezza della vita. Il titolo del nostro libro contiene una sfida capitale, che papa Leone ha ben intuito, sì.
Michelangelo Pistoletto: Il caos è l’unico ordine possibile. L’equilibrio non è statico, ma dinamico. L’arte è al centro di questo equilibrio, tra positivo e negativo, tra maschile e femminile, tra natura e artificio. L’arte è dinamica, e dà senso all’equilibrio come fenomeno in movimento. L’equilibrio assoluto non esiste: c’è solo un disordine continuo che apre alla trasformazione. E in questa trasformazione risiede la possibilità.
Antonio Spadaro: L’umano inizia dove finisce il calcolo. Dove c’è apertura, affaccio sul mistero. E questo affaccio è già spiritualità. La spiritualità non è un’idea, ma un’esperienza che ci apre e ci mette in cammino.
Michelangelo Pistoletto: Allora siamo d’accordo. Per me la spiritualità è un processo, non un assoluto. È l’effetto di una tensione tra poli diversi. Così come tra lo specchio infinito e l’immagine fissata si genera il quadro, tra umano e artificiale si può generare nuova conoscenza. La vera sfida è custodire nell’epoca dell’homo tecno E l’arte ha un ruolo fondamentale in questo.
Antonio Spadaro: E per farlo abbiamo bisogno di arte. Di opere che ci mettano in crisi, che ci aiutino a vedere. Abbiamo bisogno di specchi che ci mostrino non solo chi siamo, ma chi potremmo essere. E di parole che siano capaci di dire ciò che ancora non è stato detto.

Francesco Monico

Libri consigliati:

(Grazie all’affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti) 

L’articolo "Dialoghi specchianti sulla Spiritualità. Il libro di Michelangelo Pistoletto e Antonio Spadaro" è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

Potrebbero anche piacerti