Denti e gengive che si rigenerano: la nuova frontiera dell’odontoiatria con le staminali

  • Postato il 24 ottobre 2025
  • Scienza
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Le cellule staminali hanno dato e continuano a dare un grande contribuito in tantissimi campi della Medicina. Adesso anche l’odontoiatria con la guarigione accelerata con ricrescita rapida e naturale di nuovo tessuto osseo e gengivale in preparazione a un impianto dentale. Tutto questo grazie a procedure rigenerative innovative con staminali ricavate dalla polpa dei denti estratti, piastrine e un mix di acido ialuronico e proteine. Fino a cinque mesi in meno di attesa per la formazione di nuovo osso, laddove normalmente per la guarigione servono dai 4 ai 12 mesi.

Queste novità sono state presentate al congresso internazionale Osteology-Sidp, in corso a Firenze, organizzato dalla Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (Sidp) e dalla Fondazione Osteology. “La parodontite è una malattia molto diffusa tra gli adulti e, se non trattata, può portare al riassorbimento dell’osso e alla ritrazione della gengiva, con conseguente perdita di denti”, dichiara Francesco Cairo, presidente Sidp e Professore di Parodontologia dell’Università di Firenze. Le terapie consentono di rigenerare i tessuti andati perduti grazie all’utilizzo di biomateriali, per poi procedere in genere con l’impianto di un dente. Il materiale di innesto può essere prelevato dal paziente stesso oppure avere origine animale o sintetica, con evoluzioni sempre più biocompatibili e sicure. Il processo di guarigione a livello osseo dura mesi e un successivo impianto potrà essere posizionato dopo 4-12 mesi, spiega. Lo sviluppo di terapie rigenerative innovative ha portato oggi ad approcci riducono i tempi di guarigione, in base alla risposta individuale.

“La terapia con staminali della polpa dei denti estratti è tra i trattamenti più avanzati per rigenerare osso e gengive, consentendo una ricrescita “naturale” dei tessuti con risultati clinici eccellenti e minore impiego di tessuto prelevato dal paziente – osserva Cairo. L’ampliamento della copertura tramite il servizio sanitario nazionale e i finanziamenti per la ricerca su biomateriali stanno sostenendo la crescita in questo campo”.

Un’altra promettente procedura rigenerativa altamente efficace in caso di gravi riassorbimenti ossei, prosegue, è il trattamento con piastrine del plasma del paziente. Questa tecnica impiega sostanze che stimolano le cellule residue attorno alla radice del dente e che si attivano a riformare i tessuti persi. Esistono anche nuove molecole, “gel contenenti proteine derivate dalla matrice dello smalto dentale e più recentemente da polinucleotidi e acido ialuronico, in grado di favorire la crescita, promuovendo una guarigione più rapida”, illustra Raffaele Cavalcanti, vicepresidente Sidp. Diversi studi, soprattutto italiani e coreani, stanno infine esplorando l’azione rigenerativa ossea di un particolare composto, chiamato PDRN, derivato dal DNA purificato di pesci, tra cui trota e salmone: serviranno però ulteriori studi e follow-up a lungo termine per validarne l’efficacia, evidenzia Cavalcanti. Cresce anche il ricorso all’intelligenza artificiale, con cui si analizzano migliaia di immagini radiografiche, identificando anomalie invisibili all’occhio umano per la diagnosi personalizzata. L’IA consente anche di anticipare il rischio di complicanze affiancando i chirurghi nella pianificazione degli interventi, riducendo errori e migliorando i risultati clinici. Naturalmente il ruolo dell’odontoiatra resta centrale”, puntualizza Cairo.E poi c’è la stampa 3D dentale, per la produzione rapida e personalizzata di protesi, corone, ponti, partendo da una scansione digitale del cavo orale”, aggiunge Cavalcanti. “La chirurgia del futuro sarà quindi sempre meno invasiva e più biologica e digitale, riducendo il bisogno di materiali sintetici e i tempi di guarigione”.

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