Daniel Noboa rieletto presidente dell’Ecuador. Chi è l’uomo dell’élite che promette ordine e sicurezza

  • Postato il 14 aprile 2025
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“Una grottesca frode elettorale!”. Con questa accusa esplosiva, Luisa González, candidata del movimento correista Revolución Ciudadana, ha reagito alla proclamazione della vittoria di Daniel Noboa nelle elezioni presidenziali in Ecuador. La leader progressista ha denunciato pubblicamente un risultato che definisce “inaffidabile e manipolato”, sostenendo che i sondaggi pre-elettorali indicavano un pareggio tecnico e che, addirittura, alcuni exit poll la davano vincente. A suo avviso, il netto scarto registrato nelle urne – quasi 12 punti percentuali di differenza – non è spiegabile se non con una frode su larga scala.

Daniel Noboa, presidente uscente e candidato del partito Acción Democrática Nacional (ADN), ha ottenuto il 56% dei voti e si prepara ora ad affrontare un secondo mandato. Figlio dell’imprenditore Álvaro Noboa – che per cinque volte ha tentato invano la presidenza – e della deputata Annabelle Azín, Daniel rappresenta l’élite economica del Paese. A 37 anni, ha costruito la propria immagine politica sulla promessa di ordine, sicurezza e rigore economico. Tuttavia, la realtà del suo primo mandato è ben più complessa e contraddittoria.

Nel 2024, l’Ecuador ha registrato 6.964 morti violente, con un tasso di 38.76 omicidi ogni 100.000 abitanti. Nonostante un lieve calo rispetto al 2023, il Paese si è confermato tra i più violenti dell’America Latina, superando anche Colombia e Venezuela. Le città costiere, come Manta, Machala e soprattutto Durán, sono diventate epicentri della violenza: quest’ultima, secondo il report di Insight Crime, registrato un tasso allarmante di 38 omicidi ogni 100.000 abitanti. In risposta, Noboa ha scelto la via della militarizzazione e il giorno prima del voto ha dichiarato lo stato di eccezione in sette province e nella capitale Quito, con l’obiettivo dichiarato di combattere le bande criminali. Questa decisione però, presa alla vigilia del voto, ha sollevato dubbi sulla libertà e regolarità del processo elettorale, soprattutto nelle aree più colpite dalla violenza.

Parallelamente, il Paese è stato scosso da gravi scandali di corruzione che hanno messo in evidenza la profonda infiltrazione del crimine organizzato nelle istituzioni. Il “Caso Purga” ha rivelato una rete di corruzione che coinvolgeva giudici e politici nella provincia del Guayas, mentre il “Caso Metástasis” ha esposto legami diretti tra narcotraffico e alti funzionari pubblici, compresi agenti di polizia e magistrati. Questi episodi, emersi durante il mandato di Noboa, pongono interrogativi sulla capacità reale dello Stato di affrontare la criminalità, oltre che sulla trasparenza del governo. Nel 2024, l’Ecuador ha ottenuto solo 32 punti su 100 nell’Indice di Percezione della Corruzione di Transparency International, segno evidente del deterioramento delle istituzioni pubbliche (posizione 121 su 180 paesi catalogati).

La campagna di Luisa González, figura di continuità con l’ex presidente Rafael Correa, è stata fortemente indebolita da un contesto geopolitico sfavorevole. L’associazione tra il correismo e i governi di Venezuela, Nicaragua e Cuba, accusati di autoritarismo e purga del dissenso, ha gravato pesantemente sulla sua immagine. Noboa ha sfruttato con abilità queste paure, alimentando anche la narrativa che un ritorno del correismo avrebbe significato l’abbandono del dollaro statunitense, attuale moneta del Paese, per il ritorno al Sucre. Sebbene González abbia smentito categoricamente tale ipotesi, l’argomento ha fatto presa in ampie fasce della popolazione.

A peggiorare la sua posizione vi è stata anche la revoca del visto Usa, interpretata come un chiaro messaggio da parte di Washington. L’esodo migratorio venezuelano è stato costantemente usato come monito del “fallimento socialista”, contribuendo alla costruzione di un immaginario ostile al correismo e ai suoi alleati, veri o presunti. In questo senso anche le attuali situazioni di leader politici, come Petro in Colombia e Morales in Bolivia, hanno gettato benzina sul fuoco, facilitando il posizionamento della narrativa di Noboa.

La partecipazione elettorale dell’84% dimostra che la società ecuatoriana è profondamente mobilitata e polarizzata. I sostenitori di Noboa ripongono speranze nel suo secondo mandato, nella speranza che riesca a trasformare in realtà le sue promesse di sicurezza e sviluppo. Tuttavia, il contesto di violenza endemica, corruzione dilagante e istituzioni fragili rende il percorso tutt’altro che semplice. E mentre la sede della Revolución Ciudadana a Quito è rimasta immersa nel silenzio e nella frustrazione, la famiglia Noboa ha scelto di festeggiare in forma privata, lontano dalla piazza pubblica.

Un gesto che molti hanno interpretato come il simbolo di un presidente che vuole piacere al popolo, ma che dal popolo sembra mantenere le distanze.

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Il Fatto Quotidiano

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