Dalla distruzione sistematica alla falsificazione della realtà: le 5 “tappe” del genocidio di Israele su Gaza
- Postato il 29 agosto 2025
- Blog
- Di Il Fatto Quotidiano
- 3 Visualizzazioni
.png)
In questi mesi abbiamo discusso e litigato per riuscire a chiamare con il nome corretto quello che sta accadendo a Gaza: genocidio finalizzato alla pulizia etnica. Ancora questa definizione non è comunemente accettata perché vi è una tendenza – in buona o cattiva fede, a questo punto poco importa – a minimizzare cosa sta succedendo in Palestina.
Occorre quindi continuare a lottare affinché l’orribile massacro in corso in Medioriente venga chiamato con il suo nome e le decine di migliaia di palestinesi morti ammazzati dall’esercito israeliano non vengano uccisi una seconda volta dalla nostra ignavia. Chi nega il genocidio, produce un oltraggio alle vittime forse addirittura peggiore di quello commesso dai carnefici: nell’atto di uccidere vi è una qualche forma – inumana ma presente – di riconoscimento dell’altro, nella negazione del significato di quella carneficina non si riconosce l’altro né da vivo né da morto.
Confido quindi che tutti e tutte coloro che non riconoscono il genocidio del popolo palestinese possano, ogni mattina quando si guardano allo specchio, ogni giorno quando pranzano con i loro amici, ogni sera quando vanno a dormire e ogni notte durante il loro sonno, pensare che stanno collaborando attivamente a depotenziare il significato drammatico di cosa sta succedendo in Palestina – comunque lo vogliano chiamare – e che per questa strada stanno attivamente contribuendo alla sua prosecuzione.
Oggi però, dopo quasi due anni di genocidio, occorre nominare non solo l’effetto che lo stato israeliano sta perseguendo ma anche il metodo che sta utilizzando. Il metodo mi pare caratterizzato da alcuni elementi principali:
1. In primo luogo il bombardamento sistematico della striscia di Gaza finalizzato a renderla inabitabile attraverso la distruzione delle case, degli acquedotti, delle fognature, degli ospedali, delle scuole, delle chiese e di ogni spazio pubblico e comunitario vi possa essere esistito. Questa prima fase, mai completamente terminata, ha raggiunto il suo obiettivo: Gaza è oggi una immane distesa di macerie.
2. In secondo luogo il blocco dei viveri al fine di portare alla morte per stenti – per fame e per sete – il maggior numero di palestinesi possibile a partire dai più deboli: i bambini e gli anziani. Un metodo criminale di uccisione della popolazione più efficace delle bombe perché più economico e incrementale con il passare del tempo.
3. In terzo luogo l’uccisione mirata, anche utilizzando le tecnologie digitali, di tutte le persone che svolgono un ruolo sociale nella comunità palestinese: medici, infermieri, insegnanti, avvocati, religiosi, giornalisti. L’obiettivo è semplice: oltre a sterminare il popolo palestinese – cosa che chiede abbastanza tempo – lo stato di Israele punta a distruggerne la spina dorsale, la rete connettiva, ad annichilire i soggetti che garantiscono in modo formale e informale la tessitura della società di Gaza. Lo stato di Israele punta con la sua azione a far scomparire quella struttura che aiuta il popolo palestinese a riconoscersi come corpo collettivo e non come pura somma di individui.
4. In quarto luogo l’uccisione dei giornalisti, condotta con metodo e determinazione, ha una ulteriore funzione che riguarda il tentativo di rendere impossibile la documentazione di quanto sta avvenendo in quel gigantesco lager a cielo aperto che è Gaza. Nascondere la realtà per evitare che il mondo sappia.
5. In quinto luogo il governo israeliano sta potenziando – grazie alla collaborazione di giornali, giornalisti, influencer, gestori dei social – l’azione di falsificazione della realtà. Tentano di nascondere la realtà della morte e della sofferenza costruendo una narrazione di relativa normalità, in cui sarebbero i “terroristi” di Hamas a raccontare una situazione drammatica che in realtà a Gaza non esiste.
Io penso che il metodo che stanno seguendo il governo israeliano, l’esercito israeliano e quindi in generale lo stato israeliano richieda anch’esso di essere nominato: si tratta di un metodo nazista. La banalità del male che il movimento nazista ha posto in essere quasi cento anni fa contro il popolo ebraico si sta ripetendo sotto ai nostri occhi e lo stato di Israele ne è l’autore. Non solo lo stato di Israele sta compiendo un genocidio ai danni del popolo palestinese, ma lo sta facendo con la determinazione, la metodicità scientifica, la continuità nel tempo, la ferocia, il sadismo e la disumanizzazione delle vittime tipica del nazismo, di chi cioè ha cercato con i campi di concentramento di arrivare allo sterminio del popolo ebraico.
In una situazione in cui Israele usa l’olocausto del popolo ebraico per giustificare il genocidio del popolo palestinese, è bene sottolineare come lo stato di Israele si comporti come i nazisti e come stia indubbiamente dalla parte dei carnefici e non da quella delle vittime.
L'articolo Dalla distruzione sistematica alla falsificazione della realtà: le 5 “tappe” del genocidio di Israele su Gaza proviene da Il Fatto Quotidiano.