Dal Carnevale di Viareggio un messaggio rivoluzionario: riappropriarsi del tempo contro riarmo e degrado

  • Postato il 10 marzo 2025
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Ho avuto occasione, martedì scorso 4 marzo, di partecipare alla serata conclusiva del Carnevale di Viareggio, una grande manifestazione popolare, che unisce solidi richiami a una bella tradizione condivisa e pungenti richiami alla realtà distopica che stiamo purtroppo vivendo.

Molti e tutti belli i carri, accompagnati da stuoli danzanti vestiti da fantasiosi costumi. Da segnalare una gigantesca e terrificante pupazzona raffigurante la Meloni cogli iconici occhi a palla, il carro intitolato alla sana e robusta Costituzione e altri ancora. Personalmente ho seguito e tifato il carro ideato dal giovane siciliano Matteo Raciti, che si è trasferito a Viareggio proprio per seguire il Carnevale e si è reso protagonista di una travolgente ascesa che lo ha portato martedì, col concorso determinante di importanti strutture sociali e culturali del luogo, a classificarsi primo per il secondo anno consecutivo nella seconda categoria, e quindi destinato molto probabilmente a passare alla prima nel 2027 in virtù del complesso regolamento della pittoresca manifestazione.

Il carro ideato da Raciti e dai suoi collaboratori si intitola “E’ tardi, è tardi, è tardi” ed è caratterizzato dalla presenza danzante di centinaia di conigli bianchi protagonisti di affascinanti coreografie, ideate da Eleonora di Vita e Camilla Ciucci. Il tema, oggetto di una satira profonda e graffiante che ispira molte riflessioni, è quello della condizione umana nell’attuale società, contrassegnata da estrema precarietà e da una corsa insensata da un luogo all’altro che sta eliminando spietatamente i tempi della vita e quindi la vita stessa. Siamo un po’ tutte e tutti oggi come i conigli di Raciti vittime inconsapevoli di un sistema che ci sta maciullando e ci obbliga a frenetiche corse verso il nulla.

Alla base c’è la perdita dell’umanità, denunciata da Walter Benjamin alla vigilia della Seconda guerra mondiale, come ricorda Byung-chul Han nel suo saggio La crisi della narrazione. I banali funzionaretti del nulla, sia pure condito dagli incrementi di valore dell’industria bellica, come Gentiloni e von der Leyen, ci ingiungono oggi imperiosamente che “occorre far presto” a votare ed applicare i suicidi piani del riarmo europeo, magari scavalcando qualsiasi procedura democratica, anche solo formale, si tratti dell’assenso del pur addomesticatissimo Parlamento europeo, o del Bundestag tedesco, colla riesumazione del vecchio a scapito del nuovo, evidentemente ritenuto troppo poco war-friendly.

La stessa fretta mortifera caratterizza l’agire delle imprese del fossile energetico, incuranti della catastrofe climatica ormai da tempo in atto o le lobby ai margini della legalità che vorrebbero la continuazione del sacco edilizio di Milano o la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina e di altre grandi opere dispendiose quanto letali.

Siamo in una situazione limite, sull’orlo dell’abisso fomentato da una classe dominante di totali dementi, che hanno da tempo rinnegato in sé ogni residuo di appartenenza alla specie umana in nome del vile denaro da accumulare in inaccessibili forzieri e tutt’al più da sprecare per tentare l’impraticabile colonizzazione di Marte, dopo aver reso definitivamente invivibile la Terra dove siamo nati, sono nati i nostri antenati e, von der Leyen, Gentiloni & C. permettendo, nasceranno e cresceranno le nostre generazioni future.

Le pulsioni di morte che percorrono in modo sempre più evidente il corpaccione fetido ed agonizzante dell’Occidente vanno respinte e fermate, disintossicandoci colla lotta e la mobilitazione popolare, troppo a lungo frenata e anestetizzata. E ci si chiede come sia possibile che Landini oggi amaramente approdi a codismo insensato nei confronti del sindacato governativo Cisl e del quotidiano padronale Repubblica.

La manifestazione per il rilancio dell’Unione europea promossa da Michele Serra, alla quale si è sorprendentemente aggiunto perfino Nicola Fratoianni (ma speriamo si tratti di una svista o di un passeggero momento di scarsa lucidità) costituisce in realtà, al di là dell’evidente confusione mentale del promotore, che fa quantomeno la figura poco gratificante dell’utile idiota, la rivendicazione dei peggiori episodi della storia europea, comprese le due guerre mondiali e i massacri e genocidi del peggiore colonialismo mai esistito. Non a caso la parola pace non viene mai menzionata. La favoletta dell’Europa promotrice di giustizia e diritti umani nel mondo è del resto definitivamente sepolta nelle rovine di Gaza che ancora racchiudono decine di migliaia di corpi insepolti, vittime di un massacro compiuto da Israele con le armi statunitensi ed europee (davvero notevole il contributo di Leonardo & C.).

Le oscene lamentazioni di Scurati sulla perdita dello spirito guerriero costituiscono un altro segno dei tristi tempi che stiamo vivendo. Ma stiano tranquilli lorsignori, la combattività popolare non è morta nemmeno in Italia e i conigli sapranno come e quando risvegliarsi per uscire collettivamente dal baratro, riappropriandosi del tempo e della vita. Intanto vediamoci a Roma alla contro manifestazione unitaria del 15 marzo e alla manifestazione, altrettanto unitaria, del 5 aprile contro gli alfieri del riarmo e della guerra.

Foto: ©Matteo Raciti

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Il Fatto Quotidiano

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