Dai butteri della Maremma all’Italia del Risorgimento: la rivoluzione di Giovanni Fattori, il maestro dei Macchiaioli
- Postato il 27 settembre 2025
- Cultura
- Di Il Fatto Quotidiano
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Non solo una mostra d’arte, bensì una grande esposizione antologica dedicata a una delle figure cardine dell’arte italiana degli ultimi due secoli, che si dipana attraverso la Storia e le storie che l’artista ha spesso vissuto in prima persona, divenendo un vero e proprio caposcuola per un’intera generazione di artisti. Proseguirà fino all’11 gennaio 2026 a Villa Mimbelli di Livorno, Giovanni Fattori. Una rivoluzione in pittura, mostra antologica curata dall’esperto e appassionato Vincenzo Farinella dedicata al padre della pittura macchiaiola (e non solo), in occasione del bicentenario della sua nascita, allestita nel museo che la sua città natale gli ha intitolato esattamente novant’anni fa. “Ho cercato di realizzare una mostra completa – dice il curatore -, partendo proprio dalle origini e cercando poi di seguire tutto il percorso dell’artista, per poterlo raccontare al meglio”.
Circa 220 opere – 200 delle quali dello stesso Fattori – sistemate sui tre livelli di Villa Mimbelli, rappresentano una ghiottissima occasione per una full immersion nel lavoro dell’artista: dipinti, disegni e acqueforti, molti dei quali poco o mai visti e concessi proprio grazie all’autorevolezza della proposta culturale di Farinella, invitano a scoprire la rivoluzione pittorica di Giovanni Fattori, maestro dei Macchiaioli, l’artista della natura, della vita sociale e militare colta nei suoi aspetti più umani.











Artista autonomo, fedele al popolo, lontano dalle mode, vicino alla verità della storia, Fattori è qui rappresentato attraverso le sue varie “stagioni” artistiche caratterizzate da una pittura in perenne assestamento per fissare sulle tele onde, cavalli, campi e contadine, insieme ai soldati e all’Italia del Risorgimento e ancora tamerici, covoni, uomini, donne, nuvole e buoi poderosi, butteri a cavallo, ritratti di gentil donne così come di lavoratori della terra o del mare, inondati dal sole e avvolti in cieli pieni di luce.
Formatosi nella Livorno ottocentesca, Fattori fu testimone diretto della resistenza popolare della città contro gli austriaci, visse da giovane patriota legato agli ideali repubblicani e popolari. Per cui, inevitabilmente, la sua arte riflette l’autenticità delle sue origini umili e l’evoluzione storica di un’Italia che, da speranza rivoluzionaria, si fece monarchia unificata. Opere come Battaglia di Magenta e L’assalto a Madonna della Scoperta (presente in mostra sia come opera finita, sia come splendido bozzetto preparatorio) raccontano un Risorgimento vissuto dal basso (spesso ponendo in secondo piano la battaglia vera e propria per soffermarsi sui particolari del “dietro le quinte”), privo di retorica, fatto di slanci, di vinti, di coscienza civile.
Nella maturità Fattori si ritira nei paesaggi solitari della Maremma e trova nella pittura, nella grafica (ampiamente documentata in mostra) e in particolare nell’acquaforte, un nuovo linguaggio.
La sua pittura fu rivoluzionaria ed è proprio a questa particolarità che punta la mostra: “Sono convinto – prosegue Farinella – che Fattori sia stato un pittore rivoluzionario varie volte durante la sua carriera. Sia quando prende parte alla rivoluzione macchiaiola, quando cioè alcuni pittori italiani abbandonando le regole delle accademie di belle arti e inventano un modo nuovo di dipingere dal vero. Scoprendo il mondo, la realtà, la luce. Sia quando Fattori decide di non rimanere ancorato al nuovo modo di dipingere, ma continua a sviluppare le sue ricerche negli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento, diventando il più grande incisore italiano del XIX secolo e infrangendo tante regole apprese all’accademia, come quelle relative alla prospettiva”.
Ma la mostra racconta anche il forte legame dell’Artista con la terra e con il mare, “inventa” i piccoli quadri con visioni panoramiche del paesaggio, unisce storia e natura in una sola immagine e regala assolute chicche: infatti per la prima volta – giusto pochi passi dopo l’ingresso in mostra – è possibile ammirare nella sua completezza il dipinto “bifronte” che raffigura Una carica di cavalleria a Montebello. Una grande scena di battaglia, dipinta su tela nel 1862, che un intervento di restauro ha però rilevato avere sul verso l’abbozzo di una composizione storica di tema mediceo, avviata da Fattori alla fine degli anni ’50 e poi abbandonata.
Oltre a quelle di Fattori, in mostra vi è una ventina di opere di alcuni dei suoi maestri come Giuseppe Bezzuoli e Enrico Pollastrini, di diversi amici artisti come Nino Costa, Niccolò Cannicci, Egisto Ferroni e Francesco Gioli, e di vari allievi come Plinio Nomellini, che Fattori non esitò a definire “traditore” per aver abbandonato la “macchia” per abbracciare il divisionismo. Lo testimoniano tre pitture: Il fienaiolo del 1888, Garibaldi del 1906-1907 e, anche se non è compreso nel percorso della mostra, ma lì si trova e stordisce per dimensioni e appeal, il grandioso Incipit Nova Eatas del 1924. Infine, non sfuggono all’attenzione del visitatore attento, anche due opere di Amedeo Modigliani e Giorgio Morandi, due pittori che guardarono profondamente a Fattori come esempio di stile e di umanità.
Info mostra
Giovanni Fattori | Una rivoluzione in pittura
Curatore | Vincenzo Farinella
Quando | fino all’11 gennaio 2026
Dove | Villa Mimbelli, Via San Jacopo in Acquaviva 65, Livorno
Orari | Da martedì a domenica ore 10-19. Festivi sempre aperto. Per il mese di settembre, da venerdì a domenica, apertura fino 22
Biglietti | Ingresso 15 euro; ridotto 12 euro
Contatti | Tel. 0586824607 – email infomuseofattori@comune.livorno.it
Social | Fb @MuseoFattori – Ig @museofattori
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