Da questo 25 aprile parte la primavera italiana per la liberazione dalle politiche belliciste

  • Postato il 21 aprile 2025
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Se l’Occidente è in netto e innegabile declino per effetto dell’emergere di un nuovo e ineluttabile ordine multipolare imperniato sulla Cina e sui Brics, che sta ponendo fine a oltre cinque secoli di colonialismo, quella dell’Italia è una decadenza al quadrato. Infatti oltre alla perdita della storica supremazia occidentale paghiamo la nostra altrettanto storica marginalità e subalternità all’interno del campo dominante.

Volano gli stracci. Giorgia Meloni è pateticamente accorsa a baciare la pantofola di Trump implorando un trattamento preferenziale sui dazi in cambio dell’accettazione di ogni richiesta del padrone statunitense (aumento senza precedenti della spesa militare, totale dipendenza energetica, fine o forte ridimensionamento della cooperazione colla Cina, fine dei progetti di transizione ecologica). Ma questa vergognosa sottomissione ai diktat dell’imperatore dell’Occidente non sortirà effetti apprezzabili. Mentre infatti lo stesso Trump è incerto sul da farsi, e comincia a subire i contraccolpi interni di una strategia improvvisata e totalmente demagogica, la resa della Meloni alle sue richieste è altrettanto totale e comporta la definitiva liquidazione di ogni residuo di dignità nazionale senza ottenere in cambio assolutamente nulla.

Il governo Meloni, succube delle dinamiche selvagge del capitalismo e palesemente privo di qualsiasi pensiero autonomo in politica estera, è vittima della sua duplice subordinazione ai capofila della decadenza occidentale. Da un lato deve obbedire a Trump, assecondandone i folli progetti di ripristinare la supremazia statunitense a suon di dazi, alla stregua di armi puntate contro la Cina ma un po’ contro tutto il resto del mondo.

Dall’altro non si oppone agli altrettanti folli progetti revanscisti e riarmisti europei, guidati dalla Trimurti di pazzi scatenati Von der Leyen-Macron-Starmer, alla ricerca di improbabili rivincite, col loro contorno di forsennati bellicisti baltici e polacchi, e dalla classe dirigente tedesca dei Merz e dei Weber, proiettata come nel 1939 verso la guerra come soluzione ai problemi del suo capitalismo.

Tra tante follie l’Italia è simile a una zattera malgovernata, sballottata dalle onde e dalle correnti che affonda sempre più in un oceano limaccioso. Basti vedere i recenti dati sulla povertà che colpisce ormai un italiano su quattro. Un governo e una classe politica composti da dilettanti intenti solo a farsi gli affari propri, violando senza il minimo pudore ogni norma, ci stanno portando negli abissi. Quella che dovrebbe essere l’opposizione a questa politica suicida risulta del tutto inadeguata e sconfortante.

Mentre il Movimento Cinquestelle ha conquistato, grazie soprattutto alla manifestazione del 5 aprile contro la guerra e il riarmo, un proprio spazio destinato sicuramente ad ingrandirsi, il Pd appare squassato da incessanti diatribe interne. Esce allo scoperto lo schieramento degli oltranzisti atlantisti, guerrafondai e filosionisti, che rumoreggiano per le pacate e ragionevoli considerazioni espresse da Goffredo Bettini nella sua intervista al Fatto, e per l’altrettanto ragionevole e sensata Dichiarazione sulla questione palestinese firmata da Elly Schlein insieme a Nicola Fratoianni e a Giuseppe Conte. Ma personaggi come Guerini, Picierno, Gentiloni e vari altri vanno mandati a pascolare nella palude centrista insieme a Calenda e Renzi, a mio avviso una priorità per chiunque voglia dotare il nostro Paese di un’alternativa allo sfascio meloniano.

Il governo in carica nel frattempo chiarisce sempre più la propria natura antidemocratica. Basti pensare alle recenti oscene dichiarazioni del presidente della Regione Piemonte, Cirio, il quale, onorando del titolo di “combattenti per la nostra libertà “gli Alpini che presero parte alla spedizione mussoliniana a fianco di Hitler contro l’Unione Sovietica, è riuscito ad insultare con un colpo solo sia le vittime di quell’invasione che gli stessi alpini, anch’essi vittime dell’espansionismo nazifascista del Terzo Reich di cui furono gli strumenti inconsapevoli. O si pensi al perdurante appoggio del governo Meloni al genocidio del popolo palestinese.

Di fronte a queste derive della civiltà occorre ribadire in questo 25 aprile 2025, la centralità del messaggio della Resistenza antifascista, che rivive oggi nelle lotte dei popoli oppressi, a cominciare da quello palestinese. Lo faremo manifestando a Porta San Paolo il 25 aprile mattina, e celebrando l’ottantesimo anniversario della vittoria sovietica contro il nazismo, con una manifestazione promossa dal Capitolo italiano dell’Internazionale antifascista costituita a Caracas lo scorso settembre, che si terrà a Roma sabato 10 maggio, con tanti saluti alla signora Kallas.

Le ragioni dell’antifascismo vengono oggi più che mai a coincidere con quelle della lotta contro il riarmo, la guerra e l’oppressione sociale, in Italia come nel resto del mondo. Da questo 25 aprile parte la primavera italiana per la liberazione dal governo Meloni, fautore del riarmo, della guerra e del genocidio palestinese, un cui momento importante sarà costituito dai referendum per i diritti dei lavoratori e dei migranti indetti per l’8 e il 9 giugno.

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Il Fatto Quotidiano

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