Da Catania a Gaza: Greta Thunberg con la maglietta del Pride sottolinea l’intersezionalità delle lotte
- Postato il 11 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Le immagini che ci giungono nelle ultime ore della liberazione di Greta Thunberg, dopo il fermo dell’esercito israeliano, portano a una considerazione: sarebbe stato bello che la Freedom Flotilla, dove l’attivista viaggiava, avesse portato a termine la sua missione. E cioè, che gli aiuti giungessero a Gaza.
Purtroppo, non è andata così. Le ingiustizie, le violenze e le uccisioni portate avanti dal governo di estrema destra capeggiato da Netanyahu continueranno per molto tempo ancora. E ciò è orribile.
C’è però un’altra immagine che mi piacerebbe restituire, di questa vicenda. Un risvolto un po’ più positivo, che riguarda l’intersezionalità delle lotte. Risvolto reso, fisicamente, dalla maglietta indossata da Thunberg, dopo il suo rilascio.
Per capire di cosa sto parlando, lascio parlare chi c’è dietro quella maglietta e lo slogan che vi si può leggere. Riportando, a tal proposito, un recente comunicato del Catania Pride 2025:
In una delle prime riunioni del nostro comitato dovevamo scegliere lo slogan per il Pride. Un motto che tenesse dentro la battaglia sul territorio ma anche uno sguardo internazionalista al mondo: Trump, Orban, Netanyahu, le persecuzioni, la guerra, il genocidio. Alessandro Motta ha l’intuizione. “Polpo Mondo!”. Polpo, “puppo” in siciliano, è il modo nel quale si insultano le persone queer.
Alberto Mazzara ha creato il logo. Un polpo gigante, arrabbiato, che conquista tutta la Terra. Che la libera. C’è la bandiera rainbow, c’è il nostro vulcano, c’è il numero 25 perché sarà il 25esimo anniversario dal primo corteo del Pride a Catania, c’è la bandiera della Palestina. Abbiamo stampato le magliette col nostro nuovo logo.
Qualche giorno fa a Catania è arrivato l’equipaggio della Freedom Flotilla Coalition e la barca Madleen. Una spedizione umanitaria per rompere l’assedio a Gaza, portare aiuti e creare un corridoio umanitario. Sono partiti dalla nostra città per raggiungere Gaza. L’attivista Thiago Avila ci ha chiesto di sostenerli nella mobilitazione e assieme al Comitato Catanesi Solidali con il popolo palestinese abbiamo organizzato l’accoglienza. Ci hanno chiesto di poter portare con loro a Gaza tutte le lotte del nostro territorio. “Perché – ci hanno detto – su quella barca non ci saremo solo noi ma ci sarà il mondo intero e ogni battaglia per la giustizia e per la libertà”.
Così in una delle sere passate con l’equipaggio della Madleen, Graziano Distefano ha regalato a Greta Thunberg una maglietta del Catania Pride, con il nostro “Polpo Mondo”. La Madleen è partita, ha affrontato il mare e i droni da guerra. Qualche ora fa l’equipaggio della Freedom Flotilla è stato rapito dall’esercito israeliano in acque internazionali e una parte dell’equipaggio è stata costretta al rimpatrio. Altri continuano a rimanere illegalmente agli arresti.
Questa mattina Greta Thunberg, prima di essere costretta al rimpatrio, indossava proprio la maglietta del Catania Pride. Non ci potevamo credere. È il segno di valore immenso di intrecciare, nella solidarietà, tutte le battaglie. Ci ha fatto sentire, ancora di più, tutte lì con lei. In una sola grande lotta per un futuro più giusto. Da Catania a Gaza.
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Il pride, insomma, è anche questo: sposare battaglie più ampie, che vanno a toccare interessi non direttamente collegabili alla comunità arcobaleno. Eppure, imprescindibili. Perché nel mondo che vuole il pride c’è la pace per chiunque. Non ci sono popoli meno importanti e governi criminali, ma un’unica grande umanità dove i diritti di tutti e tutte sono rispettati e garantiti.
Quella maglietta, forse indossata perché non aveva un ricambio pulito (o forse, chissà, per altre motivazioni), è il punto d’arrivo di quella buona pratica che chiamiamo intersezionalità.
Nb: Alessandro Motta è presidente dell’associazione Open Catania; Graziano Distefano è nel direttivo della stessa associazione e Alberto Mazzara ne è socio. Tutt’e tre sono membri del Comitato Catania Pride 2025.
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