Crotone, la Cassazione conferma solo in parte le condanne nel processo Ikaros

  • Postato il 24 settembre 2025
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Crotone, la Cassazione conferma solo in parte le condanne nel processo Ikaros

Condanne da rivalutare per avvocati e mediatori nel processo Ikaros, la Cassazione sul sistema dei falsi permessi di soggiorno a Crotone


CROTONE – Sarà necessario un processo d’appello bis, ma regge l’accusa più grave, quella di associazione a delinquere. La Corte di Cassazione ha confermato soltanto in parte nove condanne per avvocati, pubblici ufficiali e mediatori accusati di favorire l’ingresso e la permanenza nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari e l’ottenimento della protezione internazionale anche a chi non ne aveva i requisiti. Molte le accuse annullate, con e senza rinvio davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro in diversa composizione. Cadono numerosi reati di favoreggiamento (riqualificati in ipotesi tentata). Sarà pertanto da rivalutare il trattamento sanzionatorio. Questo il verdetto emesso dai supremi giudici nel processo scaturito dall’inchiesta che nel febbraio 2021 portò all’operazione Ikaros.

IKAROS, LA SENTENZADELLA CASSAZIONE: LE CONDANNE

In particolare, gli ermellini hanno respinto il ricorso del procuratore generale che chiedeva la conferma della sentenza di primo grado, dopo che in Appello alcune pene erano dimezzate. È il caso dell’avvocato Salvatore Andrea Falcone, di 42 anni, di Crotone, per il quale la condanna scese da 10 anni e 2 mesi di reclusione a 5 anni e 6 mesi in seguito all’assoluzione per 61 su 94 capi d’imputazione.

La Cassazione ha annullato con rinvio altre 23 ipotesi di reato a lui contestate. Diventano definitive le condanne a 3 mesi per Intzar Ahmed (43), pakistano, e a 9 mesi (pena sospesa) per l’ispettore di polizia locale Alfonso Bernardis (64), di Crotone. Rideterminata in 3 anni e 10 mesi (da 4 anni) la pena per Edris Mahmoudzadeh (45), irakeno. Annullata senza rinvio, limitatamente a 5 capi d’imputazione, la condanna a 4 anni e 8 mesi per Kasro Mohammed (37), iraqeno, per cui dovrà essere rivalutato il trattamento sanzionatorio.

OLTRE ALLE CONDANNE, ALTRE DECISIONI DELLA CASSAZIONE AL PROCESSO IKAROS

Annullata senza rinvio, limitatamente a tre accuse, la sentenza per Rachida Lebkachi (60), marocchina, una delle promotrici dell’associazione a delinquere. La pena di 6 anni che le era stata inflitta dovrà essere rivalutata.

Processo d’appello bis anche per l’avvocatessa Gabriella Panucci (55), di Crotone, già condannata a 4 anni e 6 mesi in Appello. Per lei un capo d’imputazione è ormai prescritto, altri tre sono annullati senza rinvio e riqualificati come ipotesi tentata. Annullati senza rinvio, previa riqualificazione come ipotesi tentata, sette capi d’imputazione per l’avvocatessa Irene Trocino (49), di Crotone.

Anche per lei dovrà essere rivalutata la pena (5 anni e 4 mesi) già disposta in appello. Analogamente, dovrà essere rivalutata la pena di 4 anni, 3 mesi e 15 giorni per l’avvocato Sergio Troilo (57), di Crotone. Nei suoi confronti, la Cassazione ha annullato la sentenza limitatamente a tre capi d’imputazione riqualificati come ipotesi tentata.

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L’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE

Regge, anche se molte accuse vacillano, l’impianto dell’inchiesta avviata dal pm Alessandro Rho, che ricostruì l’operatività di due presunte associazioni a delinquere, con punti in contatto. L’avvocato Salvatore Andrea Falcone, ritenuto il vertice di uno dei due gruppi criminali, con la collaborazione di intermediari e faccendieri stranieri, avrebbe offerto assistenza, garantendo una pluralità di servizi illeciti, a numerosi cittadini extracomunitari bisognosi di ottenere titoli che consentissero la permanenza in Italia. Il tutto attraverso la predisposizione di attestazioni fasulle, anagrafiche e di residenza, circa la presenza sul territorio nazionale.

GLI AVVOCATI

Ma era emersa anche la posizione di altri avvocati, Irene Trocino, Sergio Troilo e Gabriella Panucci, che avrebbero fatto parte di un’altra struttura associativa che, col supporto di interpreti e agenti in servizio presso l’Ufficio Immigrazione della Questura, e di intermediari stranieri, avrebbero favorito la permanenza nel nostro Paese di numerosi curdo-iraqeni che, pur non essendo stabilmente residenti in Italia, vi sarebbero giunti regolarmente, muniti di visto turistico, al solo fine di ottenere la protezione internazionale e quindi di garantirsi, illecitamente, un soggiorno di lungo periodo nell’area Schengen. Tutto ciò a fronte del pagamento di somme di denaro poi ripartite.

LA DIFESA


La folta pattuglia difensiva era composta dagli avvocati Gian Domenico Caiazza, Vincenzo Cardone, Vittorio Manes, Mario Nigro, Francesca Pesce, Valerio Spigarelli, Aldo Truncè, Francesco Verri. Tra gli argomenti difensivi, l’impossibilità di applicare il reato di favoreggiamento dell’immigrazione in quanto gli stranieri non sono rimasti nel territorio italiano in violazione delle norme. Inoltre, secondo la difesa, non c’è stato contributo degli avvocati alla commissione di reati in quanto i professionisti si sono limitati a svolgere le proprie funzioni e manca la prova della falsificazione delle firme.  «Ho sostenuto sin dall’inizio l’innocenza del mio assistito – ha detto l’avvocato Nigro, difensore di Troilo – lo conferma la sentenza della Cassazione che rimettendo in discussione numerosi reati fine mina anche l’impianto associativo. Intanto, sono state rovinate le vite di professionisti seri».

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