Operazione Res Tauro, chi è Pino Piromalli, detto “Facciazza”
- Postato il 23 settembre 2025
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Operazione Res Tauro, chi è Pino Piromalli, detto “Facciazza”
Pino Piromalli, alias “Facciazza”, soprannominato anche “lo sfregiato”, 80 anni, il boss di Gioia Tauro, arrestato nel 1999 per un duplice omicidio. Era tornato in libertà nel 2021 dopo ventidue anni di 41 bis. Dopo la scarcerazione ha ripreso in mano le redini della cosca.
Il boss di Gioia Tauro, Pino Piromalli, 80 anni – principale indagato nell’inchiesta Res Tauro della Dda di Reggio Calabria, che oggi, martedì 23 settembre, ha portato a 26 arresti per associazione mafiosa – era tornato in libertà dal 2021, dopo ventidue anni trascorsi in carcere, al 41 bis.
PINO PIROMALLI, IL BOSS DI GIOIA TAURO
Condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio del medico Luigi Ioculano, poi assolto in appello con sentenza confermata in Cassazione. Piromalli, alias “Facciazza”, soprannominato anche “lo sfregiato”, viene arrestato nel 1999 per un duplice omicidio. Al momento della cattura, dopo sei anni da latitante, si nascondeva all’interno di un bunker, al centro di Gioia Tauro.
PIROMALLI E LA STRATEGIA STRAGISTA
Secondo quanto emerso dalle intercettazioni nell’ambito dell’operazione “Hybris”, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria nel 2019, fu proprio “Facciazza” a comporre la “commissione” istituita per decidere se la ‘ndrangheta calabrese avrebbe dovuto partecipare o meno alle stragi di Stato pianificate dalla mafia siciliana, nel corso della quale il boss, attraverso il suo emissario Nino Pesce detto “Testuni”, votò a favore della strategia stragista.
L’ALTERAZIONE DELLE ASTE GIUDIZIARIE PER REIMPOSSESSARSI DEI BENI CONFISCATI
Dopo la scarcerazione, non ha solo ripreso le redini della cosca ma ha anche alterato le aste giudiziarie per ritornare in possesso dei beni che, negli anni, gli erano stati confiscati. È quanto contestato al boss di Gioia Tauro Giuseppe “Pino” Piromalli detto “Facciazza”, il principale indagato arrestato nell’inchiesta “Res Tauro”.
LE ACCUSE MOSSE A PINO PIROMALLI
Associazione di tipo mafioso, estorsione, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione illegale di armi e munizioni, turbata libertà degli incanti, favoreggiamento personale, trasferimento fraudolento di valori, aggravati dal metodo mafioso, nonché di reati in materia di armi i reati contestati ai 26 indagati finiti in carcere per un’ordinanza del gip su richiesta del procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Borrelli e dall’aggiunto Stefano Musolino.
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GLI ASSETTI DELLA COSCA PIROMALLI
L’indagine ha ricostruito gli attuali assetti della cosca Piromalli la cui direzione strategica-operativa era composta dal boss Pino Piromalli, di 80 anni, e dai suoi fratelli Gioacchino e Antonio, rispettivamente di 91 e 86 anni.
Tornato libero nel 2021 dopo 22 anni di carcere duro, secondo gli inquirenti, Pino “Facciazza” aveva una posizione di preminenza nella cosca dove ha ridefinito i ruoli e compiti degli associati, riaffermando il suo potere sul territorio attraverso una costante pressione estorsiva ai danni di imprenditori ed operatori commerciali.
PINO PIROMALLI E I FRATELLO GIOACCHINO E ANTONIO, DI 91 E 86 ANNI
Tra le contestazioni della Dda c’è l’alterazione delle aste giudiziarie mediante l’inquinamento delle relative procedure di vendita. L’obiettivo era acquisire beni d’interesse della cosca stessa e rientrare in possesso di quelli già confiscati. Beni intestati fittiziamente a terzi compiacenti in modo da eludere il rischio di una misura di prevenzione patrimoniale.
LE ASTE ALTERATE
Se qualcuno era intenzionato ad aggiudicarsi l’asta, inoltre, avrebbe dovuto a versare denaro ai Piromalli che reinvestivano gli ingenti profitti illeciti in attività imprenditoriali riconducibili alla cosca, attraverso un sistema di riciclaggio e autoriciclaggio connesso principalmente ai servizi forniti alle aziende agricole del luogo.
LA GESTIONE UNITARIA DELLA COSCA
Secondo i pm, c’era una gestione unitaria della cosca Piromalli che opera come un’unica entità economica, i cui profitti illeciti vengono condivisi e distribuiti.
Oltre gli arresti, la Dda ha emesso un sequestro preventivo di urgenza per un valore di 3 milioni di euro eseguito dai Ros.
I SEQUESTRI
Sigilli applicati a 6 immobili, 16 appezzamenti di terreno, 3 imprese individuali e 2 imprese agricole. Un secondo sequestro per un ammontare di oltre 4 milioni di euro, infine, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria e ha riguardato i beni mobili, immobili e i rapporti bancari di Pino Piromalli e del suo braccio destro Antonio Zito.
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