Crisi, il fronte lucano delle vertenze

  • Postato il 24 novembre 2025
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Crisi, il fronte lucano delle vertenze

Economia in crisi, le vertenze aperte tra indotto Stellantis, caso Natuzzi e nuove criticità. Da qui a fine anno, la Basilicata deve fare i conti con il rischio di perdere migliaia di posti di lavoro


Se lo sblocco del nuovo contratto nazionale dei metalmeccanici è una boccata d’ossigeno per i circa ventimila addetti della Basilicata, in regione tra vertenze aperte, tentativi di riconversione crisi e situazioni pendenti le sfide aperte restano tante.

CRISI ECONOMICA IN BASILICATA, SI PARTE DAL CASO STELLANTIS

A partire dalla galassia delle venti aziende che fanno parte dell’indotto Stellantis delle quali il 50% – come riferito a questo giornale da Confindustria Basilicata – non ha avuto commesse per i nuovi modelli «o ne ha ricevute in misura ridotta». L’appuntamento per la Pmc (91 dipendenti ora in presidio permanente davanti all’azienda) al Ministero delle Imprese a Roma è fissato per dopodomani alle 14. L’obiettivo è rinnovare la cassa integrazione, che ricade nell’ambito dell’area di crisi complessa, in scadenza a dicembre. Ma non solo: si parlerà anche di trovare un partner per la gestione del capannone. Il 7 ottobre scorso l’azienda, nel primo incontro al ministero, aveva dichiarato di essere «arrivata al termine della attività produttiva e di aver quasi esaurito gli ammortizzatori sociali, giacché resta verso Stellantis solo una piccola commessa per la Tonale che non più economicamente sostenibile».

CRISI ECONOMICA, VERTENZA BROSE

Sempre mercoledì, ma alle 17, al Mimit sarà invece la volta della Brose: nell’incontro «si cercherà di trovare una ricollocazione per i lavoratori», fanno sapere fonti sindacali. L’azienda, 68 addetti in contratto di solidarietà fino al 18 aprile 2026, produce il “modulo porta” che nelle nuove portiere delle vetture Stellantis non è più previsto. Gli incontri al Mimit per le aziende lucane continueranno poi il 4 dicembre, quando sarà la volta della Tiberina di Melfi, (129 addetti ora in presidio permanente) che ha commesse solo su alcuni modelli DS in versione elettrica e nessuna commessa per la nuova Jeep Compass.

IL CASO SMARTPAPER

Sempre al Mimit, ma in questo caso fuori del perimetro dell’indotto Stellantis, sarà convocato a stretto giro (per ora non c’è una data) il nuovo incontro sulla vertenza dei 407 lavoratori di Smart Paper: dopo l’ultimo incontro che si è tenuto in videoconferenza il 19 novembre i sindacati hanno espresso «delusione» per l’assenza delle aziende coinvolte. Ma in realtà, secondo quanto riferito da fonti sindacali, era assente anche la Regione, che nei passaggi precedenti con l’assessore alle attività produttive della Regione, Francesco Cupparo, aveva anche assunto posizioni critiche nei confronti delle aziende coinvolte nel cambio di appalto legato ad Enel, l’Ati Accenture-Datacontact. La difficoltà delle nuove commesse Stellantis riguardano poi anche la Lear, con 365 lavoratori in Cigs e inserita nell’area di crisi complessa.

CRISI ECONOMICA IN BASILICATA, LA VERTENZA NATUZZI

E poi Snop Automotive (80 dipendenti), Yanfeng (130 addetti) e Marelli con 240 dipendenti. Nell’indotto della logistica le situazioni più problematiche riguardano Fdm, Las, Lgs e Sgl. C’è poi la questione del polo del salotto, con la vertenza Natuzzi che tocca da vicino circa 1800 lavoratori e per i quali è stata attivata una cassa integrazione fino a fine anno con la possibilità di proseguire fino a tutto il 2026: ma il futuro passa dal nuovo piano industriale che sarà oggetto di confronto nell’incontro che verrà convocato, anche in questo caso, presso il ministero delle imprese.

IL SIT IN DEI LAVORATORI DELLA MOSSUCCA SPA

Oggi, lunedì 24 novembre, intanto, dalle 9 alle 11, i lavoratori dell’azienda Mossucca SPA, che fornisce servizi di logistica alla Commer TGS dell’area industriale di San Nicola di Melfi, saranno in sit-in davanti al palazzo della giunta regionale, a Potenza. Lo ha fatto sapere la Fil Cgil Basilicata, precisando che al 31 dicembre «scadrà la cassa integrazione ordinaria e trattandosi di un’azienda al di sotto dei 15 dipendenti, i lavoratori non potranno usufruire di ulteriori ammortizzatori sociali, rischiando il licenziamento».

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