Consulenti tecnici pagati meno del salario minimo proposto in Italia. Ma una soluzione c’è
- Postato il 25 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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In Italia c’è un problema giustizia. Difficile negarlo. Chiunque abbia avuto a che fare con la giustizia dello Stato, quella con la “G” maiuscola, lo potrebbe testimoniare. Oltre i tempi lunghi, talora infiniti, emerge sempre più la sensazione diffusa di un sistema inefficiente nell’accertare i fatti.
Ad ulteriore prova di questa tesi, negli ultimi anni abbiamo assistito all’instaurazione di Commissioni d’inchiesta parlamentare su fatti storici sanguinosi, avvenuti in Italia, dei quali la giustizia di stato aveva reso verdetti inverosimili e talora persino surreali. Quando devono arrivare le inchieste parlamentari a “fare piena luce” su un evento – come disse il Presidente Mattarella per la strage Moby Prince – significa che il sistema giudiziario, almeno su quell’evento, ha fallito. E se ha fallito sarebbe necessario interrogarsi sul perché.
Pochi sanno realmente come la giustizia di Stato arriva a giudicare, in questo paese. In particolare pochissimi hanno consapevolezza di come si arrivi ad accertare un fatto penalmente rilevante, quindi un evento con vittime e loro responsabili per cui la legge prescrive una pena da scontare. Faccio una sintesi for dummies: accade il fatto, arriva un magistrato titolare dell’inchiesta su quanto accaduto, questo ha a disposizione la polizia giudiziaria (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Vigili Urbani) per fare gli “accertamenti” – quindi acquisire testimonianze, indizi, prove tecniche – e quando la polizia giudiziaria non ha le competenze tecniche per capire qualcosa di specifico, quel magistrato titolare dell’inchiesta nomina dei consulenti tecnici, i Ctpm.
I consulenti tecnici servono quindi per accertare quanto né la polizia giudiziaria né il magistrato riescono a capire con i propri mezzi, per motivi di competenza. E rispondono a quesiti specifici formulati dal magistrato al momento dell’incarico. Esempio: c’è un incidente stradale con una vittima. Il magistrato delega l’indagine agli agenti della polizia accorsi sul posto, che hanno fatto i rilievi. Poi viene fuori che questi non riescono, coi loro mezzi, a capire esattamente la dinamica di quanto accaduto e ammettono la loro ignoranza al magistrato. Questo a quel punto nomina dei consulenti tecnici per accertare i fatti, oltre ogni ragionevole dubbio. La stessa cosa avviene anche in giudizio, cioè durante il processo. Quando il giudice da solo non riesce a capire come sono andati i fatti, quindi a giudicare oltre ogni ragionevole dubbio, nomina un consulente, il cosiddetto “perito”.
Nella stragrande maggioranza dei casi giudiziari italiani sono i consulenti dei magistrati o i periti dei giudici la chiave per arrivare al giudizio finale. Al punto che in molte vicende, da ultimo penserete al delitto di Garlasco, pare quasi sia tutta una questione di consulenti: “l’errore della perizia”, “la novità della perizia”, lo “scontro peritale”. Alla fine è sempre il magistrato o il giudice a scegliere, ma è chiaro che se si affida ad un consulente tecnico per incompetenza su un tema, difficile poi si ponga in contrasto con i suoi risultati. Quindi i consulenti sono figure fondamentali nella giustizia italiana.
Ebbene pochi sanno che queste figure fondamentali, in Italia, sono pagate meno del salario minimo. Il dm Giustizia (Decreto Ministeriale della Giustizia) del 30 maggio 2002 stabilisce infatti gli importi per le cosiddette “vacazioni“, che sono unità di tempo di due ore utilizzate per calcolare il compenso di periti, consulenti tecnici, interpreti e traduttori nominati da magistrati titolari d’inchiesta e giudici. Ebbene per le prime due ore di lavoro i consulenti ricevono 14,68 euro lorde, 7,34 euro l’ora, mentre per le successive vacazioni, quindi dalla terza ora in avanti, l’importo orario scende a 4,075 euro lorde. Il salario minimo proposto per l’Italia è di 9 euro l’ora.
Incredibile? Non è tutto. Ogni vacazione corrisponde infatti a due ore di lavoro del consulente, ma il giudice può far pagare massimo quattro vacazioni al giorno per incarico, quindi 8 ore al giorno. Se il consulente ne ha lavorate 10, magari per un sopralluogo, due non le può esporre. Inoltre c’è il tema del massimale. Un consulente può fare massimo 240 vacazioni, raddoppiabili solo in casi di particolare complessità. Totale quindi dell’incasso standard: 1956 euro lorde, per trenta giorni di lavoro intensivi (8 ore al giorno). Incasso di solito bonificato dai sei a diciotto mesi dopo dalle casse pubbliche.
Poi siccome sono tutte autodichiarazioni, cui nessun magistrato può fare la tara, ovvero verificare effettivamente, finisce che il massimale lo raggiungono in molti, anche quelli che magari effettivamente hanno lavorato al caso meno ore ma dense di competenze acquisite in decadi di formazione, aggiornamento ed esperienza.
Pagati pochissimo, quindi, questi consulenti. Ma pare la cosa si equilibri sul piano delle occasioni. Un amico consulente mi spiegava infatti che in Italia c’è un eccesso di richieste di consulenze tecniche a privati da parte della giustizia di Stato. Su quasi tutto, si nomina un consulente. Con il paradosso che su alcuni ambiti, come gli incidenti stradali, lo stesso professionista privato può fare in un caso il consulente per il magistrato e nell’altro per l’assicurazione, con qualche problemino di conflitto di interessi evidente.
Nei paesi di diritto anglosassone l’hanno risolta con la polizia giudiziaria specializzata, tagliando perlopiù fuori i consulenti privati. Il magistrato ha bisogno di competenze tecniche per capire la dinamica di un incidente? Chiama il nucleo della polizia specializzato in incidenti stradali. Al centro del sistema di queste specializzazioni c’è un Dipartimento Tecnico che prepara, forma e controlla l’operato della Polizia Giudiziaria al servizio della giustizia di Stato. Funzionerebbe anche da noi?
Magari la soluzione sta nel mezzo: migliorare la formazione specialistica della polizia giudiziaria – Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza – che già hanno gruppi di eccellenza e intanto iniziare a pagare meglio e in modo più efficiente i consulenti tecnici privati.
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