Consorzio mafioso lombardo, la svolta dal boss pentito di Cosa nostra: “Nato nel 2019 per gestire tesoro di Messina Denaro”

  • Postato il 24 ottobre 2025
  • Mafie
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Il Consorzio lombardo tra le tre mafie esiste, è stato creato nel 2019 e nasce per gestire il tesoro e gli affari di Matteo Messina Denaro”. Le parole pesano come un macigno e confermano in pieno l’impianto della Procura di Milano che con l’inchiesta Hydra, coordinata dal Nucleo investigativo dei carabinieri di via Moscova agli ordini del colonnello Antonio Coppola e dai pm Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane, ha svelato il nuovo sistema mafioso lombardo composto da figure apicali di Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra romana. Parole che pesano soprattutto perché messe nero su bianco da un nuovo super pentito di Cosa nostra che dalla metà dello scorso settembre ha iniziato a collaborare con gli inquirenti milanesi. Si tratta del boss William Alfonso Cerbo, detto Scarface, nato a Catania il 19 agosto 1982 ritenuto organico al clan catanese capeggiato da Santo Mazzei e di fatto ai vertici del consorzio mafioso lombardo con ruoli direttivi. Cerbo, “inserito nei gangli dei Mazzei ‘carcagnusi’”, inoltre erediterà lo scettro di comando dell’ala catanese dopo la lupara bianca che ha colpito il boss Gaetano Cantarella.

I verbali del pentito

La notizia è emersa venerdì mattina durante l’udienza preliminare che si tiene nell’aula bunker di piazza Filangeri davanti al carcere milanese di San Vittore. Qui il il pm Cerreti ha depositato quasi mille pagine di atti tra verbali integrali (ben sei) e annotazioni dei carabinieri con tutti i riscontri alle parole di Cerbo. La documentazione è dunque ora all’attenzione del gup Emanuele Mancini che deciderà se inserirli nel già iniziato e parallelo processo con rito abbreviato. Come scontato tutti i legali hanno chiesto i termini a difesa (massimo cinque giorni) per leggere i nuovi atti e decidere cosa fare: se scegliere il rito abbreviato o proseguire con l’ordinario.

Quando e perché è nato il Consorzio mafioso

La scelta di collaborare di William Cerbo, per quel che risulta, è legata in particolare a questioni familiari e alla presenza di figli piccoli. Da settimane ormai il boss ha lasciato il suo appartamento vicino a Citylife per trasferirsi in una località protetta. Il suo nome compare nella lista dei 48 (di 146 imputati totali) ai quali è contestata direttamente l’associazione mafiosa. “Quando iniziamo l’indagine – spiega un inquirente – noi in sostanza fotografiamo una macchina in corsa. Una macchina nuova che ha appena iniziato a muoversi. Le parole di Cerbo ci aiutano a capire come è stata costruita questa macchina e quali sono gli strumenti che la comandano”. Scarface infatti spiegherà in modo preciso e dettagliato quando il Consorzio mafioso nasce a Milano e in Lombardia, spiegandone le motivazioni. Da un lato, come detto, la necessità di gestire in modo unitario il tesoro e gli affari dell’allora latitante Matteo Messina Denaro e dall’altro di creare una sorta di camera di compensazione per dirimere le possibili liti, come quella nata, per questioni di denaro, tra due vertici del Consorzio, Gioacchino Amico, portatore degli interessi della camorra romana del boss Michele Senese, e la famiglia Pace legata alla mafia di Castelvetrano. Il cardine di tutto, spiega il nuovo collaboratore, è infatti l’aspetto economico. È su questo che le mafie si consorziano, non sul traffico di droga che invece viene lasciato alla discrezionalità di ogni componente.

Chi è William Cerbo

Insomma Cerbo non parla certo per sentito dire. Il suo ruolo direttivo è ben impresso nelle carte dell’inchiesta e viene descritto con “compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni da compiere, conducendo attività illecite in ordine alla sfera delle attività economico-finanziarie illecite e delle intestazioni fittizie, contribuendo all’alimentazione della cassa comune, acquisendo il controllo di attività economiche, in particolare nel settore logistico e della ristorazione”. E infine “mettendo a disposizione dell’associazione la propria sfera relazionale, accrescendo il cosiddetto capitale sociale, mirando all’infiltrazione del tessuto economico/sociale lombardo”. In passato è stato condannato “per aver fatto parte dell’associazione di tipo mafioso denominata Clan dei “carcagnusi”, facente capo a Santo Mazzei”. Emergono così “gli stretti legami con Sebastiano Mazzei detto Nuccio figlio del capo clan Santo Mazzei”. Nel fascicolo catanese Cerbo è descritto “come giovane imprenditore rampante organicamente inserito nell’organizzazione criminale diretta dal suo intimo amico Sebastiano Mazzei, del quale perseguiva i fini, della quale esternava l’appartenenza e alla quale destinava periodicamente delle somme di denaro per il tramite di Sebastiano Mazzei fornendo un contributo rilevante all’associazione”.

Il primo summit mafioso nel 2020 a Inveruno

William Cerbo inoltre colloca la nascita di questa associazione composita nel 2019. E non a caso lo stesso Scarface parteciperà al primo summit mafioso monitorato dai carabinieri e dalla Procura. È il 3 giugno 2020 e l’incontro avviene al ristorante Sardinia di Inveruno. Da qui in poi ne verranno monitorati altri venti. Summit mafiosi rubricati dal gip, che smonterà inizialmente l’impianto accusatorio, come semplici incontri tra imprenditori. Come è noto poi il Riesame e la Cassazione daranno ragione all’accusa confermandone l’intero castello probatorio. Cerbo così è in grado di spiegare il senso e i motivi di ogni incontro.

“Abbiamo costruito un impero”

Quel 3 giugno, inoltre, i carabinieri fotografano la presenza oltre che di Scarface anche di Vincenzo Senese, figlio del superboss di Roma Michele Senese, legato al clan Moccia di Afragola. Con loro Gioacchino Amico e Giancarlo Vestiti, entrambi top manager di questa nuova Mafia spa e collegati agli interessi dei Senese. Dirà intercettato Gioacchino Amico: “ Abbiamo costruito un impero e ci siamo fatti autorizzare tutto da Milano passando dalla Calabria da Napoli ovunque”. Insomma un vero colpo di scena quello a cui si è assistito nell’aula bunker. Le parole di Cerbo non solo hanno blindato, secondo la Procura, l’esistenza del Consorzio ma hanno aperto altri fronti investigativi. Tra il materiale depositato ci sono alcune importanti intercettazioni di un’inchiesta della Procura di Catanzaro che, pur non connesse al fascicolo milanese, confermano una volta di più l’esistenza dell’unione in Lombardia delle tre principali mafie: Cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra. In quelle conversazioni, secondo quanto è emerso, si parlava sostanzialmente di una “cupola”.

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