Conguagli Irpef, ecco le scadenze e la differenza tra 730 integrativo e rettificativo

  • Postato il 29 ottobre 2025
  • Usi & Consumi
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La gestione dei rimborsi Irpef o degli importi da pagare quando il contribuente ha un debito fiscale apre la porta ad una serie di dubbi nel caso in cui venga presentato il Modello 730 integrativo o rettificativo.

La gestione dei conguagli viene effettuata in modi diversi a seconda dello strumento utilizzato dal contribuente per correggere la documentazione dichiarativa: nel caso in cui si utilizzi il 730 integrativo, i conguagli vengono effettuati sulla pensione o in busta paga, così come avviene quando si presenta la documentazione ordinaria. Il Caf o il professionista abilitato, in questo caso, trasmettono la pratica direttamente all’Agenzia delle Entrate entro il 10 novembre, in modo che le informazioni necessarie per gestire tutta la pratica vengano trasmesse ai sostituti d’imposta per effettuare i conguagli del caso entro la fine dell’anno.

La situazione è leggermente diversa con il 730 rettificativo: i conguagli avverranno in busta paga o sul cedolino della pensione a seconda delle tempistiche di trasmissione o della comunicazione relativa ai dati che devono essere rettificati.

Come funziona il 730 integrativo

Attraverso il modello 730 integrativo il contribuente ha la possibilità di correggere o integrare la dichiarazione dei redditi che ha già presentato. La modifica, in questo caso, deve comportare un maggior credito, un minor debito o deve far in modo che l’imposta rimanga uguale a quella determinata in precedenza.

L’articolo 16 del Decreto Ministeriale n. 164/1999 prevede esplicitamente che, nei casi in cui venga presentato un 730 integrativo, il professionista o il Caf che gestiscono la pratica devono comunicare entro il 10 novembre il risultato finale della dichiarazione all’Agenzia delle Entrate. Prima della trasmissione, inoltre, deve essere presentata al contribuente una copia della nuova dichiarazione dei redditi, nella quale deve essere collegato il prospetto di liquidazione.

La deadline entro la quale il 730 integrativo deve essere presentato è il 25 ottobre. I contribuenti, per espletare questa pratica, devono rivolgersi ad un professionista abilitato o ad un Caf per trasmettere la nuova versione della dichiarazione. È uno degli ultimi appuntamenti utili per poter correggere eventuali dimenticanze o viste, come spese o oneri detraibili che non sono stati inseriti in precedenza. In questo novero rientrano – solo per fare un esempio – le spese sanitarie, gli interessi passivi dei mutui o i bonus edilizi.

Da parte loro il professionista e il Caf devono necessariamente rispettare la scadenza del 10 novembre per gli adempimenti di loro competenza.

Il Modello 730 rettificativo

Il discorso inizia ad essere più complicato quando si parla del Modello 730 sul quale è stato posto un visto di conformità infedele: è necessario, quindi, correggere la documentazione che è stata trasmessa entro lo scorso 30 settembre.

Quando viene contestata l’infedeltà del visto il contribuente deve presentare un 730 rettificativo. Nel caso in cui il contribuente si dovesse rifiutare di farlo, il professionista o il Caf devono trasmettere una comunicazione relativa ai dati oggetto di rettifica.

Come funzionano i conguagli Irpef

Le differenze tra i due modelli del 730 sono importanti e portano ad una gestione differente dei conguagli Irpef. Con l’integrativo tutto funziona in automatico: arrivano direttamente sulla busta paga o con il cedolino della pensione.

Con il 730 rettificativo a fornire alcune indicazioni molto utili è la circolare n. 8/2017 dell’Agenzia delle Entrate, nella quale è stato spiegato che se viene trasmesso entro il 10 novembre – ossia il termine ultimo per trasmettere i dati ai sostituti d’imposta – il conguaglio avviene entro la fine dell’anno direttamente sulla busta paga o sulla pensione.

Nel caso in cui l’invio del 730 rettificativo dovesse essere effettuato oltre questa data, i conguagli a debito dovranno essere effettuati utilizzando un Modello F24, mentre gli eventuali rimborsi verranno accreditati dall’Agenzia delle Entrate sul conto corrente del contribuente o con assegni vidimati.

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Il Fatto Quotidiano

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