Clan Moccia, il processo finisce “sotto accusa”. Le difese: “Via da Napoli” per legittimo sospetto e pressioni mediatiche

  • Postato il 21 novembre 2025
  • Mafie
  • Di Il Fatto Quotidiano
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C’è un passaggio dell’istanza di legittimo sospetto per trasferire il processo al clan Moccia via da Napoli, causa “scandalo mediatico”, firmata dagli avvocati di 12 imputati, che alza il livello dello scontro. È quello in cui i difensori affermano che il Tribunale è già sicuro della colpevolezza degli imputati, mentre è ancora in corso l’esame dei testi delle difese.

La convinzione sarebbe contenuta nelle pieghe dell’ordinanza del 9.10.25 con cui i giudici della settima sezione penale hanno disposto il divieto di dimora in Campania e nel Lazio per alcune figure apicali dei Moccia. Richiama “per relationem” e dunque “fa propria” – secondo i legali – le parti dell’ordinanza di arresto in cui Antonio, Angelo e Luigi Moccia sono definiti i tre membri di un “triumvirato” di comando. “Le espressioni di certezza circa il ruolo svolto da Moccia Antonio nel sodalizio, l’essere componente del “Triumvirato di comando del clan”, condivise e fatte proprie dal collegio costituiscono una chiarissima manifestazione di convincimento circa la colpevolezza degli imputati per i fatti di cui sono chiamati a giudicare all’esito del processo ancora in corso”, si legge fra le 33 pagine dell’istanza.

Per gli avvocati il processo va trasferito perché è stato irrimediabilmente compromesso da una campagna stampa e di opinione iniziata dopo la scarcerazione estiva di 15 imputati per decorrenza dei termini. L’istanza cita gli articoli di Roberto Saviano sul Corriere della Sera, il post di Ciro Pellegrino (Fanpage.it), il video TikTok del magistrato Catello Maresca, gli interventi social del deputato Francesco Borrelli e di qualche altro influencer. Tutti verso la direzione dell’indignazione per una scarcerazione che, come sottolineano gli avvocati, era “prevedibilissima” alla luce della tempistica dei rinvii a giudizio inizialmente disposti al Tribunale di Napoli Nord. E se tre anni non sono stati sufficienti per una sentenza di primo grado, i ritardi sono “con tutta evidenza addebitabili, oltre all’originario error in procedendo di individuare un Giudice incompetente, soprattutto alle scelte della Pubblica Accusa”: un anno e mezzo per sentire un ufficiale dei carabinieri e altro.

Il documento sottolinea tra gli elementi di pressione mediatica anche la discesa in campo del procuratore Nicola Gratteri, che ha partecipato all’udienza del 7 ottobre per affiancare i pm Ivana Fulco ed Ida Teresi. Una presenza che ha comprensibilmente attirato la presenza di numerosi giornalisti. “Mai visti né prima né dopo al processo”, scrivono gli avvocati. In quell’udienza Gratteri – ampiamente ripreso sui giornali e sui social – spese parole forti per sollecitare un’accelerazione dei tempi del processo, chiedendo più udienze e sottolineando che nei maxi processi calabresi “si lavorava sino a notte fonda”. Circostanza che avrebbe prodotto “una spaccatura manichea tra il “bene” rappresentato dal procuratore Nicola Gratteri e il “male” rappresentato dagli avvocati della difesa che mirano alla prescrizione”.

Infine viene ricordato il provvedimento del presidente del Tribunale Gianpiero Scoppa che ha invitato i giudici a chiudere “ineludibilmente” il dibattimento entro novembre per scongiurare quello che sarebbe il quindicesimo cambiamento di collegio: uno dei suoi componenti, il dottor Michele Ciambellini, è stato trasferito alla Procura generale della Cassazione. Esonerando tutti i giudici dal lavorare ad altri dibattimenti. Quindi: quattro udienze a settimana, avvocati costretti ad accelerare e a tagliare liste testi, e la protesta della Camera Penale che ad ottobre ha disposto un’astensione di quattro giorni per denunciare la compressione del diritto di difesa.

Ora l’istanza di legittimo sospetto, un nodo che la Cassazione scioglierà nei prossimi mesi: nel frattempo, il processo può andare avanti e concludere la fase istruttoria. Ma non potrà esserci sentenza prima della decisione degli ermellini.

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