Chissà chi è, com’è andato l’esordio di Amadeus sul Nove? Non benissimo ma bene

  • Postato il 24 settembre 2024
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“Bene ma non benissimo”, oppure “non benissimo ma bene”, che sembrano la stessa cosa ma non lo sono. Scegliete voi la formula giusta a proposito dell’esordio di Amadeus sul Nove con il suo Chissà chi è, arrivato oltre il 5% domenica e sceso al 3,6% lunedì, con 750mila spettatori, molto sopra la media di rete.

Il secondo passaggio eccellente dalla Rai al Nove dunque sembra funzionare, anche se non ha ripetuto l’exploit del primo, quello di Che tempo che fa, pur avendo adottato stessa scelta di fondo radicale: non cambiare nulla nella struttura del programma e nella sua scrittura televisiva. Ma le realtà dei due programmi sono assai diverse. Quello di Fabio Fazio è un unicum nel panorama televisivo italiano ed è logico che i suoi affezionati seguaci lo cerchino là dove si trova. Non solo per curiosità, come si diceva all’inizio, o per fare un dispetto a Telemeloni, ma per il fatto che se uno vuole vedere e ascoltare un grande scrittore, un divo hollywoodiano o un regista italiano con il suo nuovo film, un imprenditore importante, per non parlare del Papa, sa che può rivolgersi proprio e soltanto lì.

Per Amadeus la faccende è diversa, il suo è un gioco e di giochi più o meno gradevoli ce ne sono parecchi nei palinsesti, per cui non è il caso di mettersi all’inseguimento di uno in particolare. Per questo, per queste obiettive difficoltà, io userei la seconda formula, non benissimo ma comunque bene, visto che entrambe le sere si è dovuto inserire in un contesto di concorrenza molto agguerrita: ieri, oltre ad Affari tuoi, la partenza di Striscia con una conduzione interessante, domenica Affari tuoi più il derby di Milano (tra parentesi non proprio fortunato per Amadeus).

Entrando nel merito del prodotto, come dicevo le variazioni rispetto al passato sono minime. Ne individuerei tre. Lo studio è ancora più sontuoso e nello stesso tempo elegante, nella sua ampiezza e nei suoi toni cromatici e anche la grafica della sigla risulta gradevole. C’è una presenza del pubblico in sala sempre più consistente, sia dal punto di vista visivo sia nel suo rumoreggiare, che diventa talvolta un vero commento. Infine mi pare che la scelta delle coppie di concorrenti vada sempre più nella direzione della ricerca di un’esuberanza, soprattutto femminile, molto marcata, si spera spontanea e non recitata. Ma per giudicare questa tendenza bisogna aspettare ancora un po’.

Per quel che riguarda la qualità generale del prodotto, io continuo a rimpiangere le sua prima versione, quella condotta da Frizzi, più snella, veloce, breve, senza l’appendice del parente misterioso. Ma si sa: quelli erano altri tempi, televisivi e non solo.

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Il Fatto Quotidiano

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