Caro ministro Tajani, crede davvero che finora l’Italia su Gaza sia stata dalla parte giusta della storia?
- Postato il 19 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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In questi giorni gira in rete un video del Ministro Antonio Tajani, che durante un comizio elettorale nelle Marche precisa “(…) noi sul genocidio (pausa), su tutto ciò che accade a Gaza non abbiamo nessuna responsabilità. Stiamo difendendo il diritto del popolo palestinese a rimanere dov’è (…) ad avere uno stato. Non siamo complici di nessun… omicidio, di nessun genocidio, di nessun crimine”.
Chissà cosa avrà pensato il Ministro in quella breve pausa dopo aver pronunciato la parola genocidio, purtroppo la regia non ci fa neanche vedere il suo volto. Ma ormai la frittata era fatta. Con questo discorso è caduta infatti tutta la narrazione italiana alimentata in questi due anni guerra dai due vicepremier Tajani e Salvini, così come dalla Presidente, Giorgia Meloni. Un racconto pubblico in cui prima si è supportata l’azione militare israeliana, poi la si è giustificata rimanendo silenti sulle atrocità e si è negato i crimini commessi a Gaza, arrivando solo negli ultimi mesi ad avanzare qualche critica di fronte all’evidenza delle immagini, delle testimonianze e alle proteste sempre crescenti dell’opinione pubblica.
Finalmente è quindi caduta la maschera. Ministro Tajani, Lei pronunciando quella parola ha automaticamente riconosciuto tutta una serie di obblighi che il nostro Paese almeno dal 26 gennaio 2024 non sta rispettando. È utile ricordarli perché, nel rispetto del diritto internazionale, l’Italia era tenuta a:
– interrompere qualunque fornitura di armi, componenti d’arma, tecnologie e servizi militari a Israele;
– rivedere le proprie relazioni economiche, politiche, accademiche, sociali e culturali con Israele, interrompendo immediatamente qualunque rapporto che potesse rafforzare o giustificare la commissione di gravi violazioni del diritto internazionale o ostacolare l’esercizio del diritto di autodeterminazione del popolo palestinese;
– astenersi dall’intrattenere con Israele qualunque relazione economica o commerciale che riguardasse il Territorio palestinese occupato, che potesse in qualunque modo supportare la presenza illegale di Israele;
– adottare provvedimenti adeguati per impedire che cittadini italiani e imprese presenti in Italia intrattenessero relazioni commerciali o di investimento, che potessero contribuire a consolidare l’occupazione illegale di Israele dei territori palestinesi;
– attivarsi per chiedere e ottenere la sospensione dell’Accordo di associazione tra Ue e Israele, che dovrebbe essere basato sul rispetto dei diritti umani e dei valori democratici;
– sostenere a livello internazionale qualunque iniziativa politica volta a fare pressione su Israele, con l’obiettivo di indurlo a desistere dalla commissione dei gravi crimini di cui si è reso responsabile;
– collaborare in modo proattivo e tempestivo con altri Stati e organismi internazionali, come la Corte Penale internazionale, che hanno intrapreso indagini e azioni penali su presunti crimini di diritto internazionale commessi a Gaza o in Israele.
– valutare, anche in sede europea, l’adozione di misure restrittive contro la leadership militare e politica israeliana (come il congelamento dei beni e il travel ban) analoghe a quelle che sono state adottate contro la Russia e l’establishment russo, a seguito dell’illecita invasione dell’Ucraina.
Tutte cose che il nostro Paese non ha fatto, se non in minima parte.
L’invasione di Gaza City è il penultimo atto del piano di pulizia etnica israeliano
Nel frattempo l’ultimo orrore, ovvero l’ordine di evacuazione che riguarda quasi un milione di persone residenti a Gaza City e l’inizio dell’attacco via terra, ci dice che siamo al penultimo atto del piano di pulizia etnica progettato da Israele.
Una volta sfollata con la forza la maggior parte della popolazione nel sud di Gaza a Israele rimarranno infatti due opzioni: creare le condizioni per lo sfondamento del valico di Rafah oppure chiudere in un campo di internamento densamente popolato fino all’inverosimile la popolazione. Fino allo sfinimento, fino a quando non saranno loro a chiedere di andare via.
Ecco perché non c’è più tempo, perché ci troviamo alle battute finali di un piano che era chiaro sin dall’inizio. Le cancellerie europee ed occidentali, compreso il governo italiano, sono di fatto complici di quanto accaduto dal 7 ottobre 2023, perché hanno lasciato che si arrivasse fino a qui: con Gaza rasa al suolo, oltre 65 mila morti di cui 20 mila bambini, più di 166 mila feriti, 9 abitanti su 10 sfollati e una carestia dilagante.
Al prossimo Consiglio dei ministri degli esteri Ue, l’Italia salvi almeno la propria dignità, chiedendo provvedimenti efficaci verso Israele. Ministro Tajani, salvi quindi almeno l’onore, la dignità del nostro paese. Il prossimo 20 di ottobre avrà un’ultima occasione, portando al tavolo dei Ministri degli Esteri europei un pacchetto di proposte che vadano oltre quelle che si stanno discutendo tra i Commissari, chieda:
– la sospensione dell’accordo di associazione Europa-Israele;
– l’adozione di misure restrittive contro tutta la leadership militare e politica israeliana;
– un vero embargo europeo sulla fornitura di armi, componenti d’arma, tecnologie e servizi militari allo Stato di Israele.
Stop al commercio con gli insediamenti illegali israeliani
In Italia invece la sua maggioranza si potrebbe far promotrice di una proposta di legge che vieti il commercio con le colonie illegali in Cisgiordania, come Oxfam assieme a oltre 20 associazioni chiedono al nostro governo con la campagna Stop al commercio con gli insediamenti illegali. Rispettando così quanto stabilito dalla Corte Internazionale di Giustizia.
Lo faccia, Ministro, non si preoccupi delle possibili conseguenze nelle relazioni politiche con questo governo di Israele: un domani la ringrazierà non solo il popolo palestinese, ma anche quello israeliano.
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