Carceri, per Nordio 46 suicidi “non sono un allarme”: “Dato 2025 sotto la media”. Pd: “Cinismo senza limiti”

  • Postato il 11 agosto 2025
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Non c’è “nessun allarme suicidi” nelle carceri italiane, perché nei primi sette mesi del 2025 si sono tolti la vita “solo” 46 detenuti: un numero “sotto la media nazionale dell’ultimo triennio“. È la tesi di un cinico comunicato stampa del ministero della Giustizia guidato da Carlo Nordio, emesso in risposta ai dati diffusi lunedì dal collegio del Garante nazionale dei detenuti e aggiornati al 31 luglio. Nel report si legge che i suicidi nei penitenziari finora sono stati appunto 46, una media di 6,5 al mese, e rappresentano circa un terzo delle cause di morte dietro le sbarre: si segnalano poi il “rischio suicidario significativamente più alto tra i detenuti stranieri” e l'”allarmante” tasso registrato tra i più giovani (un ristretto su due tra chi ha scelto di uccidersi aveva meno di 39 anni). “Il Paese ha l’urgenza di adoperarsi per rendere l’esecuzione della pena non solo efficiente ed efficace sul piano della prevenzione, ma anche e non secondariamente compatibile con il suo volto costituzionale, improntato ai principi di umanità, finalismo rieducativo ed extrema ratio della detenzione”, è l’appello del Garante.

Un quadro che dovrebbe tormentare, o quantomeno indurre a un rispettoso silenzio, l’amministrazione responsabile delle condizioni delle carceri (il sovraffollamento medio, informa lo stesso report, è al 144,2%). E invece il dicastero di via Arenula nel primo pomeriggio sceglie di inviare una nota ai giornalisti in cui “smentisce” – così si legge nel titolo – “l’allarme del Garante”: “Nessun allarme suicidi come stamani paventato dal Garante. Il dato numerico, certamente sconfortante, registrato nei primi otto mesi di questo anno è sotto la media nazionale dell’ultimo triennio”, esordisce il comunicato. Un’affermazione che il ministero ricava stiracchiando i numeri: ai suicidi registrati fino a luglio, su cui si basa l’analisi del Garante, vengono aggiunti quelli segnalati finora nel mese di agosto, considerandoli però solo due, e non tre come invece indica il report. Il totale diventa quindi di 48, che viene diviso per otto mesi, nonostante agosto non sia ancora nemmeno a metà, ottenendo “una media mensile di sei“. Questo, secondo Nordio, sarebbe il dato “sotto la media dell’ultimo triennio” (che da gennaio a tutto agosto è di 6,9 suicidi al mese). Considerando le serie gennaio-luglio contenute nel report, però, il dato 2025 è invece perfettamente in linea con quello degli ultimi tre anni: nel 2022 e nel 2023 infatti i suicidi al 31 luglio erano stati 40, nel 2024 58, per una media che è esattamente di 46. Considerando anche il 2021 (quando erano stati 32) il trend risulta addirittura in crescita.

La contro-narrazione però non si ferma qui. Dopo aver premesso che il numero dei suicidi “impone misure strategiche di ampio respiro, sulle quali il ministero è fortemente e quotidianamente impegnato” e promesso “la profusione di un diuturno e inesausto impegno“, il dicastero sente il bisogno di rivendicare che il dato è anche “al di sotto della media mensile ereditata dal governo nel 2022, che aveva visto 84 suicidi in un anno”. Ovviamente però non si cita il dato dello scorso anno, in pieno governo Meloni, quando i suicidi sono stati 83, praticamente altrettanti. Un atteggiamento che scatena le opposizioni: “Il cinismo, la spudoratezza e la spregiudicatezza del ministro Nordio e del suo ministero non conoscono limiti”, attacca la responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani. “Le carceri italiane”, denuncia all’agenzia di stampa LaPresse, “sono ormai una vera e propria emergenza nazionale per combattere la quale questo governo non sta facendo nulla. Neppure l’allarme di oggi del solitamente silente Garante dei detenuti smuove le coscienze dei vertici di via Arenula. Tutte le proposte fatte fin qui, dalla liberazione anticipata, alle case territoriali, alle comunità e strutture per detenuti tossicodipendenti e con disagio psichiatrico, sono finite in un cassetto o sono state sonoramente bocciate dalla maggioranza. Del resto, un ministro che pensa che il sovraffollamento serva per impedire i suicidi, non conosce neppure la vergogna”, accusa, citando una recente uscita di Nordio secondo cui il maggior numero di compagni di cella aiuta a prevenire iniziative autolesionistiche.

Sul comunicato del ministero interviene anche la senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi: “Non si può parlare di “normalizzazione” quando un essere umano viene costretto al suicidio come unica via per sottrarsi alla tortura di una condizione disumana. Parlare di “normalizzazione” di fronte a decine e decine di morti che continuano a verificarsi in un Paese che vuol definirsi civile e democratico è un insulto all’intelligenza e alla sensibilità dei cittadini. “Nessuno”, e cioè zero, è il solo dato che può essere definito “normale” quando parliamo di suicidi in carcere”, sottolinea. Durissimo il segretario di +Europa Riccardo Magi: “Il governo prova grottescamente a smentire la gravità della situazione dei suicidi nelle carceri fornita dal Garante nazionale per i diritti delle persone private della libertà e fa una macabra contabilità per vincere la gara con i precendenti governi sui numeri dei detenuti che si sono tolti la vita. Peccato che il ministero della Giustizia cancelli i trenta decessi per cause da accertare, che si sommano al numero dei morti per cause naturali che, come sottolineato opportunamente dal Garante, sono l’effetto della drammatica carenza di una effettiva assistenza sanitaria in carcere. Un bollettino di guerra di cui il governo e il ministero della giustizia si dovrebbero solo vergognare”, accusa. E su X il senatore dem Filippo Sensi scrive: “Raramente mi sono vergognato di qualcosa di un governo del mio paese come di questa nota sui suicidi in carcere, diffusa oggi. Mi fa orrore il cinismo, il disprezzo, l’arroganza, la totale mancanza di comprensione e umanità. Sono stato a Rebibbia ieri. Ho trovato più dignità”

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