Baiardo ai domiciliari in Sicilia: per la sua salute provo una speciale inquietudine

  • Postato il 11 agosto 2025
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Perché un uomo in precarie condizioni di salute, col caldo che fa, viene mandato ai domiciliari a Trabia in Sicilia e non piuttosto sulle rive dei laghi piemontesi di origina glaciale, dove pure dispone di confortevoli ricoveri ed affetti famigliari? La domanda mi assilla da quando ho letto che a Salvatore Baiardo, uomo “cerniera” tra mafia e Stato, tra menzogne e verità, tra trattative e buffonate, i giudici del Tribunale di Firenze hanno concesso di uscire dal carcere di Torino (sicuramente caldissimo), dove era in custodia cautelare dalla fine del 2024 in attesa di giudizio per calunnia.

Come è noto la vicenda di Baiardo, passato alle cronache come il “gelataio di Omegna” (sul lago d’Orta in Piemonte, località amena per antonomasia) si lega in maniera indissolubile ai boss di Cosa nostra, stragisti, corleonesi, irriducibili, Giuseppe e Filippo Graviano (entrambi, per ora, in carcere), dei quali è uomo di fiducia, tanto da essersi meritato una condanna a quattro anni di carcere per averne favorito la latitanza proprio a cavallo tra il 1992 e il 1993.

Molto più recentemente il “gelataio di Omegna” è tornato clamorosamente alla ribalta come protagonista di una messa in scena senza precedenti: la chiacchierata a favore di telecamere con Massimo Giletti, allora conduttore di Non è l’Arena, nella quale profetizzava con precisione paranormale l’imminente arresto del super latitante Matteo Messina Denaro. Era novembre del 2022, il Messina Denaro sarà effettivamente arrestato il 16 gennaio 2023, in gravi condizioni di salute, Massimo Giletti non toglierà il “piede dall’acceleratore” avendo tra le mani il Nostradamus del terzo millennio e male farà: il suo editore Urbano Cairo gli staccherà la spina senza complimenti, sopprimendo la trasmissione nell’aprile del 2023 (dichiarerà mesi dopo Giletti: questo Paese non è ancora pronto per certe verità) e lo stesso gelataio-nostradamus lo caccerà nei guai facendogli prima “annusare” una foto da Pulitzer (Graviano latitante con Berlusconi e il gen. Delfino) salvo poi smentire tutto, meritandosi con ciò l’incriminazione per calunnia aggravata. Un vero terremoto per nulla chiarito ad oggi.

Ed eccoci qua: estate 2025. Messina Denaro è ormai morto, i fratelli Graviano fanno il conto alla rovescia nella speranza di poter finalmente accedere a qualche beneficio carcerario, Massimo Giletti è tornato in prima serata ma in Rai a condurre Lo stato delle cose, la Commissione parlamentare antimafia, impegnata ad indagare sulla strage di Via D’Amelio, ha del tutto obliterato il ruolo dei fratelli Graviano e su Urbano Cairo girano insistenti voci che lo vogliono ormai pronto a “scendere in campo” (la mela non cade mai lontano dall’albero).

Insomma, tutto a posto? Si potrebbe rispondere affermativamente, se non fosse appunto per la presenza sulla scena di questa imprevedibile mina vagante, gran giocatore di poker, con velleità politiche, che risponde al nome di Salvatore Baiardo, il quale, mia personalissima opinione, non credo abbia intenzione di vestire i panni del rassegnato-fusibile.

Quella foto esiste o no?

Che parte deciderà di recitare il Baiardo nel processo che presumibilmente lo vedrà imputato per calunnia nell’ambito del procedimento che la Procura di Firenze, incurante dello spirito del tempo, ha aperto seguendo un nuovo filone di indagine sulle stragi del 1993, che vede il gen. Mori avvisato per pesanti ipotesi di reato? Ammesso che si arrivi a celebrarlo. Sullo sfondo, ancora una volta, il supposto ruolo di Marcello Dell’Utri e di Silvio Berlusconi, deceduto. Tutto ciò posto, mi coglie una inquietudine speciale per la salute di Salvatore Baiardo, mandato appunto ai domiciliari a Trabia (venti minuti di macchina da Bagheria e poco meno di quaranta dal quartiere Brancaccio di Palermo) anziché sul lungo lago sabaudo e tranquillo.

Le cronache giornalistiche riportano che i giudici di Firenze si sarebbero decisi a concedere i domiciliari al Baiardo anche in ragione di una conversazione intercettata in carcere a Torino tra Baiardo e alcuni suoi stretti congiunti, nella quale l’ex gelataio, ragionando sulla eventualità di andare finalmente ai domiciliari, abbia espresso la preoccupazione che qualcuno voglia “andare a trovarlo”. Sembra che questa manifesta preoccupazione sia stata interpretata dai giudici fiorentini come espressione di buona volontà: il Baiardo si predisporrebbe insomma a rispettare di buon grado le prescrizioni connesse alla custodia cautelare nella forma domiciliare (nessuna visita da parte di persone non autorizzate e men che meno riconducibili ai contesti criminali ai quali il domiciliato viene riferito).

Ma siamo sicuri che sia questa l’interpretazione migliore da attribuire alla frase captata? E’ davvero espressione di buona volontà o piuttosto di timore? Chi potrebbe cercare di incontrare Baiardo a Trabia in questa torrida estate? Converrà fare molta attenzione ed evitare, ad ogni buon conto, sforzi eccessivi e il sole nelle ore più calde.

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Il Fatto Quotidiano

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