Al vertice in Cina si cerca la transizione a un mondo multipolare, l’Occidente invece resta guerrafondaio

  • Postato il 4 settembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nei giorni scorsi si è tenuto in Cina un doppio evento: la riunione della Shanghai Cooperation Organisation (Sco), che raggruppa i principali paesi dell’Asia continentale oltre a Russia e Bielorussia, e dall’altra i festeggiamenti per la vittoria della Cina nella guerra antifascista contro il Giappone. Si sono così trovati a discutere allo stesso tavolo i leader della Cina, della Russia, dell’India, del Pakistan e così via.

Il vertice è stato un fatto di grande rilevo per vari motivi. Il primo è che ha riunito anche paesi che storicamente hanno avuto buoni rapporti con l’occidente – basti pensare all’India – segnalando così il declino dell’egemonia occidentale sui paesi del sud del mondo. In secondo luogo il vertice ha messo attorno allo stesso tavolo paesi che hanno vari contenziosi anche militari (Pakistan, India, Cina, ecc.). Importante che questi paesi invece di accentuale il conflitto preferiscano avere luoghi di mediazione, evitando che il singolo conflitto determini una situazione di conflitto totale.

Il terzo motivo che segna l’importanza di questa riunione riguarda il peso degli interlocutori: che Cina, Russia e India si trovino a discutere di sicurezza comune, di sviluppo di una banca comune e convengano sulla necessità di una modifica della governance mondiale che porti alla democratizzazione delle relazioni tra le nazioni attorno alla proposta di rilancio e di riforma delle Nazioni Unite e delle istituzioni ad esse connesse, costituisce un fatto di grande momento.

Non a caso nel documento finale, accanto alla scelta di sviluppare la cooperazione politica e militare tra i paesi partecipanti, viene sottolineata la condanna del terrorismo e l’inaccettabilità di doppi standard nella lotta contro di esso, il rigoroso rispetto delle disposizioni del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), la necessità della cooperazione nella lotta contro il traffico illecito di droga, il mantenimento dello spazio cosmico libero da qualsiasi arma e la necessità di lavorare insieme per prevenire i rischi per la sicurezza legati all’intelligenza artificiale.

Inoltre il padrone di casa Xi Jinping ha proposto una governance globale finalizzata alla cooperazione, tesa a ridurre le differenze tra Sud e Nord e fondata sulle regole, sui principi di uguaglianza sovrana, rispetto dello stato di diritto internazionale, multilateralismo.

Il centro del vertice cinese è stato quindi la ricerca di gestire in modo pacifico la transizione da un mondo unipolare ad uno multipolare come provo ad analizzare in questo video. Si può essere concordi o meno, ma certo è impressionante la reazione dei paesi occidentali, a partire da quelli europei. I media mainstream, che propagandano il punto di vista delle classi dominanti occidentali, presentano i paesi del Sud del mondo che richiedono la sacrosanta costruzione di una giustizia su scala globale come una minaccia alla nostra esistenza, come nemici.

Perché viene fatta questa scelta guerrafondaia?

Il punto mi pare questo: le classi dominanti occidentali non sono disposte a passare da una governance mondiale unipolare gestita dagli Usa, e in generale dell’occidente, a una governance multipolare, fondata sulla cooperazione paritaria tra i diversi stati e sull’abbandono dei doppi standard. Non accettando la realtà dei fatti, costruiscono una campagna stampa in cui chi chiede giustizia viene dipinto come un nemico, un aggressore militare, che minaccia la vita dei popoli dell’occidente.

In questo modo le classi dominanti occidentali vogliono raggiungere tre obiettivi: in primo luogo cercano di costruire il consenso all’aumento delle spese militari. In secondo luogo, attraverso le spese militari pongono le condizioni per la distruzione del welfare. In terzo luogo la distruzione del welfare apre un enorme mercato in cui i grandi fondi finanziari possono guadagnare a dismisura dalla costruzione di assicurazioni private sostitutive della sanità, dell’istruzione, della previdenza pubblica.

L’invenzione del nemico e la costruzione artificiale di uno stato di guerra sono quindi la scelta delle classi dominanti europee e occidentali per giustificare le loro politiche guerrafondaie e antipopolari. E’ appena il caso di dire che i nemici dei popoli europei non stanno a Pechino, Mosca, Nuova Delhi o a Teheran, ma a Bruxelles, Roma, Parigi, Londra, Berlino.

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