Al museo MAN di Nuoro quattro nuove mostre: linguaggi sperimentali e maestri del passato
- Postato il 22 novembre 2024
- Arti Visive
- Di Artribune
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Propone un ciclo di esposizioni dedicato al mondo naturale e al dibattito internazionale sulla transizione ecologica il museo MAN di Nuoro che presenta l’opera di tre artisti – Christiane Löhr, Una Szeemann e Alessandro Biggio –, tra linguaggi sperimentali e maestri del passato, dal 22 novembre 2024 al 9 marzo 2025. E alla programmazione si aggiunge un inedito dialogo tra due capolavori di El Greco (in programma per Natale 2025), L’Adorazione dei Magi, rimasta per secoli ignota alle cronache e restituita recentemente alla paternità del maestro cretese, e il Salvatore benedicente dei Musei Civici di Reggio Emilia.
Al MAN di Nuoro Christiane Löhr presenta “Accumuli”
A cura di Chiara Gatti e con un testo critico di Bruno Corà, la mostra Accumuli dell’artista Christiane Löhr, (Wiesbaden, Germania, 1965) presenta al MAN una monumentale installazione site specific che punteggia il piano nobile del museo di sculture leggere e impalpabili, tra soffioni, steli, baccelli o crini di cavallo. Come “un inno alla levità della natura e, insieme, alla sua complessità”, l’esposizione è anche un omaggio alla Sardegna, evocata attraverso piccoli accumuli di chicchi o sementi che richiamano torri e costruzioni nuragiche. Ma lungi da essere una testimonianza didascalica della vegetazione e delle sue specie, la riflessione di Löhr “sublima la materia in una dimensione di astrazione radicale e di forma assoluta, fatta di equilibrio e proporzione fra gli elementi, senso dello spazio e valore del vuoto”, spiega Chiara Gatti. A corredo il percorso espositivo propone anche una scelta di disegni su carta, realizzati con pastello a olio, grafite o inchiostro, frutto di un analogo processo scultoreo, in cui le fibre della carta sono sfregate e graffiate come materia plastica.
Una Szeemann al MAN di Nuoro con “Scenafenomenica”
“Divinità della terra e della notte, simbologie arcane, proprietà benefiche delle piante e antiche sapienze botaniche permeano l’opera di Una Szeemann di mistero e, insieme, di memorie ataviche, mentre il sentimento selvatico dei boschi prende corpo in forme astratte ma potentemente evocative”, a cura di Elisabetta Masala e con un testo critico di Juliette Desorgues, Scenafenomenica di Una Szeemann (Locarno, CH, 1975) presenta una serie di opere legate al magico e alla mitologia, alla tradizione classica e alla cultura arcaica e strettamente connesse al territorio sardo.
Al MAN di Nuoro l’opera di Alessandro Biggio con “Filira”
È un ciclo di nuove opere quello proposto dall’artista sardo Alessandro Biggio (Cagliari, 1975) con Filira, a cura di Chiara Gatti con un testo critico di Caterina Riva. Il progetto espositivo, infatti, è concepito come un unico lavoro, “un ambiente totale dove tele e sculture sono connesse fra loro in una visione d’insieme organica ma unitaria”. Biggio, noto per le sue ricerche sulla cenere generata dalla combustione delle essenze del suo giardino di Calasetta, per l’occasione ha sperimentato una forma di pittura usando il succo delle bacche di fillirea che, spremute, producono un colore ocra scuro, dalle sfumature violacee: “Così, come il ciclo delle sue sculture di cenere, frutto di una riflessione autentica sul ciclo della vita e degli elementi, allo stesso modo la pittura trascrive impronte di natura, nella sua metamorfosi e consunzione”, spiega la curatrice. Il titolo è una citazione al mito di Filira, ninfa figlia di Oceano e di Teti, amata da Cronos e a cui tentò di sfuggire mutandosi in giumenta.
Caterina Angelucci
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