In Emilia la mostra che svela i capolavori mai visti del Guercino

  • Postato il 20 novembre 2024
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È un percorso tra i capolavori del celebre pittore Giovanni Francesco Barbieri (Cento, 1591 – Bologna, 1666), più conosciuto come il Guercino per l’evidente strabismo a un occhio, la mostra Guercino, un nuovo sguardo. Opere provenienti da Forlì e da altri luoghi nascosti –in programma presso la Chiesa di San Lorenzo a Cento fino al 31 dicembre 2025 – che svela numerose pale d’altare per lo più inedite e mai presentate al pubblico, perché custodite in sedi non visitabili. Infatti, a causa del sisma del 2012 numerose chiese del territorio sono ancora inagibili e vari musei in corso di ristrutturazione.

I capolavori inediti del Guercino a Cento

In particolare il Comune di Forlì ha messo a disposizione cinque grandi opere provenienti dal Palazzo del Merenda attualmente chiuso per ristrutturazione, tra cui l’Annunciazione del 1648 e il San Giovanni Battista, datato tra il 1653 e il 1655, due grandi pale che lo stesso Guercino inviò alla città. Dalla Chiesa del Rosario di Cento, invece, provengono altre cinque grandi tele, tra cui la Crocefissione e tre dipinti della volta raffiguranti Il Padre Eterno Benedicente, San Francesco, San Giovanni Battista (tutti databili tra il 1644 e il 1645) e l’Assunta del 1622.

Il Guercino e il rapporto con la città di origine

Tutti dipinti in grado di intrattenere un dialogo serrato con il patrimonio già in mostra nella Pinacoteca di Cento, nonché con altre opere ospitate dalla stessa chiesa di San Lorenzo. Anche se a partire dal 1642 il Guercino si era ormai trasferito a Bologna, i dipinti presentati confermano l’autorevolezza di una scuola che manteneva le proprie radici a Cento e ne ribadiscono l’indiscutibile originalità”, spiegano i curatori Daniele Benati e Lorenzo Lorenzini.

Il Guercino tra predecessori, contemporanei e allievi

A queste, si aggiungono i lavori dei suoi allievi, come il nipote Benedetto Gennari, Cristoforo Serra e Giuseppe Maria Galeppini, ma anche quelli di autori a lui contemporanei come Matteo Lovers, Matteo Mingarini e Benedetto Zalone o addirittura di chi lo precedette tra cui Giovan Battista Gennari. Infatti, i capolavori del Guercino presenti “possono essere confrontati con opere analoghe, offrendo uno spunto di riflessione su pittori, alcuni assai rari, ancora da studiare”, concludono Benati e Lorenzini.

Caterina Angelucci

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Artribune

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