Adesso Occhiuto ha davanti cinque anni e nessuna scusa
- Postato il 7 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Adesso Occhiuto ha davanti cinque anni e nessuna scusa
Complimenti a Roberto Occhiuto, primo presidente “ribadito” (anche se la somma fa un mandato e due terzi) della storia della Calabria. E complimenti al suo sfidante Pasquale Tridico che ci ha messo la faccia in una campagna difficile, con poco tempo, con un gap di notorietà incolmabile, un programma di “sogni” difficili da narrare e liste, a detta di tutti, assai più deboli di quelle di Occhiuto.
Dati i meriti allo sfidante, non si può non dare al vincitore il riconoscimento di alcuni elementi: con l’esperienza accumulata, con la capacità di comunicazione “ipersocial” che ha sviluppato negli anni, con la conoscenza che ha della macchina al cui volante è stato dal 2021, con alcune cose importanti fatte (altre meno), batterlo era difficilissimo e Tridico non si deve rammaricare per non esserci riuscito.
Non erano neanche le 16 di ieri (lunedì 6 ottobre, ndr) quando Tridico ha fatto la telefonata di rito a Occhiuto per ammettere la sconfitta e fargli i complimenti. Qualcuno ha commentato: “persino troppo presto” ma, forse, nelle amare parole dell’esponente progressista c’era anche un desiderio magari inconscio, di chiudere presto questa parentesi. Resterà in Calabria? Gliel’hanno chiesto in molti e lui ha dato una non risposta: “Ci incontreremo per decidere come fare l’opposizione”. Probabilmente Tridico parteciperà a una serie di riunioni per definire una linea conseguente e da Bruxelles, darà una mano. Ma non scommetterei di vederlo a fare il capogruppo d’opposizione in Consiglio Regionale.
Tornando alla telefonata, si sa che i due si sono chiesti reciprocamente scusa per le asprezze dialettiche della campagna elettorale. Tridico ha chiesto a Occhiuto di fare il bene della Calabria e il presidente, in un impeto di generosità gli ha quasi chiesto di collaborare al governo. Un assessorato allo sfidante è, ovviamente, fuori da qualsiasi orizzonte di realtà. Ma, a volte, è il pensiero che conta.
Ora Occhiuto ha davanti cinque anni e nessuna scusa. Ha chiesto e ottenuto quello che voleva: un ritorno al voto rapido e quasi plebiscitario, la fine del commissariamento in Sanità e la disponibilità del governo a discutere un piano di rientro studiato in Calabria, il tempo e la possibilità di riorganizzare secondo le idee che ha in testa l’intera macchina regionale. Magari anche cacciando alcuni dei funzionari che non “firmavano più nulla” ritenendolo un’ “anatra zoppa”. E, probabilmente, nell’ambito del centrodestra, ha guadagnato i punti che potrebbero servirgli a porre, a livello nazionale, la questione dell’autonomia differenziata con un occhio più sudista che mai.
Sullo sfondo, però, la questione giudiziaria resta. A novembre, la Procura di Catanzaro dovrà decidere se prorogare le inchieste in corso: sul primo filone (corruzione) pende il ricorso in Cassazione sulla decisione del Riesame che ha dato un colpo pesante all’indagine. Sul secondo (materia sanitaria), le cose sono più complicate. Nessuno può dire con certezza se Occhiuto è indagato in questo filone. Lo fanno pensare perquisizioni e microspie nei suoi uffici, ma siamo certi che sia sincero quando dice che non gli è arrivato niente. Non si sa neanche il reato ipotizzato (traffico d’influenze?).
Se i magistrati, a novembre, decideranno di prorogare le indagini dovranno mandargli un avviso di garanzia. Lo dico qui chiaramente: non penso che il presidente eletto dovrebbe dimettersi per un altro avviso di garanzia. Più complicata sarebbe la faccenda davanti a un eventuale rinvio a giudizio. Ma credo sia giusto che gli elettori calabresi (che una scelta l’hanno fatta) possano avere dalla magistratura una parola chiara e definitiva. Un presidente l’hanno eletto e hanno il diritto di tenerselo. Quindi i giudici dovranno essere chiari nel farci capire se Occhiuto ha superato o meno i limiti oltre i quali le dimissioni sarebbero necessarie.
Oltre al grande problema della salute e del diritto spesso negato ai calabresi a una sanità pubblica gratuita e funzionante, la campagna elettorale ha posto il grande problema di un’economia troppo basata su terziario, servizi, settore pubblico e agricoltura. L’industria, allo stato è quasi come se non ci fosse (nel senso che conta pochissimo nel Pil calabrese).
E, però, sono i posti di lavoro nel settore direttamente produttivo e nei servizi avanzati all’industria che possono convincere i giovani calabresi laureati a tornare a casa e a contribuire a una crescita reale della loro terra di origine (a proposito, un primo passo, sarebbe permettere loro di votare da lontano come anche questa volta non è stato possibile).
Questi posti si possono creare con un intervento pubblico che faciliti davvero gli insediamenti industriali in Calabria. A partire dall’area retroportuale di Gioia Tauro che avrebbe bisogno di insediamenti produttivi a cominciare dall’acciaio verde di cui si parla. Tridico ha chiesto più volte quasi un ritorno all’industria pubblica, almeno all’inizio. Occhiuto, pur vedendo il problema, è stato più prudente. Forse sarebbe questo un tema (lavoro e industria) sul quale maggioranza e opposizione potrebbero trovare punti di contatto e di collaborazione.
Lasciamo in fondo le questioni politiche. Nonostante il risultato così chiaro, centrodestra e centrosinistra non sembrano avere altra strada per continuare la loro sfida per il governo del Paese e delle regioni. Senza il campo largo, il centrosinistra non scende neanche in campo. Quanto al centrodestra, ieri, a Lamezia, Tajani è stato chiaro: “Il centrosinistra si sposta sempre più a sinistra e ci lascia spazio al centro”.
Vero, ed è uno spazio che il campo larghissimo può restringere e che, comunque, è tutto a favore di Forza Italia, unico partito del centrodestra che può allargarsi in quella direzione. In Calabria, le due liste che fanno riferimento a Forza Italia superano il 30% complessivo e potrebbero creare qualche “invidia” negli alleati più a destra (Fratelli d’Italia e Lega) . Alle elezioni, il centrodestra si dimostra sempre compattissimo.
Ma adesso, in Calabria, salvo imprevisti non si voterà per altri cinque anni. Qualche discussione potrebbe nascere.
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