Piano City a Corigliano Rossano per creare una città in musica

  • Postato il 4 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Piano City a Corigliano Rossano per creare una città in musica

Anche quest’anno a Corigliano Rossano c’è Piano City iniziativa nata a Berlino, come format, dalla creatività del maestro Kern. L’intervista a Teresa Campana, direttrice artistica della manifestazione


«Dove le parole non arrivano… la musica parla». Questa citazione con cui ci piace aprire è di un grande genio della musica e del pianoforte come Ludwig Van Beethoven. Parole importanti che introducono una splendida iniziativa, qual è Piano City, che anche quest’anno torna a Corigliano-Rossano. Il pianoforte è il simbolo della musica e spesso è visto come un gigante da affrontare, anche se sempre di più sui social network, da YouTube a Tik Tok, vediamo quanto ancora questo strumento e i suoi interpreti, anche di strada, siano capaci di incantare le persone con le loro melodie. Per non parlare dell’ammirazione e dell’empatia che c’è verso una nuova generazione di interpreti come i maestri Ludovico Einaudi, Giovanni Allevi e Stefano Bollani.

Le note corrono, suonano e risuonano anche nei territori, come quello di Corigliano-Rossano, una delle poche città in Italia, dodici in tutto il mondo e solamente sei nel nostro paese, dove si ripete questa iniziativa nata a Berlino, come format, dalla creatività del maestro Kern. Il festival di musica diffusa è dal 2020 che trova cittadinanza nella città che si affaccia sullo Ionio calabrese e quest’edizione si allarga a tutto il territorio urbano, grazie anche all’entusiasmo dell’amministrazione comunale con il sindaco Flavio Stasi prima fra tutti.

Settanta pianisti, settanta virtuosi da tutta la penisola, che si alterneranno nel suonare e combinare fra loro le note che escono dagli ottantotto tasti, d’avorio e d’ebano, in venticinque concerti di vario genere. Ce lo ha raccontato Teresa Campana, direttrice artistica della manifestazione.

Anche quest’anno a Corigliano-Rossano torna Piano City. Come sarà l’edizione 2025?

«L’edizione di quest’anno sarà un’edizione più ampia che si svolgerà in cinque giorni dal 30 settembre al 5 ottobre e coinvolgerà oltre settanta musicisti in venticinque concerti. Settanta pianisti che si esibiranno nelle sette location predisposte tra Corigliano e Rossano. La novità di quest’anno infatti è proprio il coinvolgimento anche dell’area urbana di Corigliano e nello specifico del centro storico. L’idea, infatti, del festival è di creare una città in musica per cui tutte le aree e le zone si prestano in questo senso e si aprono alla musica».

La musica protagonista dei centri storici e non solo per un festival di musica diffusa che quest’anno sarà ancora più grande. Com’è stata la collaborazione con le parti coinvolte, cioè istituzioni, musicisti e anche i privati?

«Innanzitutto, c’è da dire che fondamentale è stata la collaborazione di Andreas Kern, che è l’ideatore del format Piano City perché appunto il Festival in realtà è un format che nasce nel 2011 a Berlino. Fondamentale sicuramente la collaborazione col maestro Kern e poi ancora la collaborazione con tutti i partner coinvolti, quindi sicuramente l’amministrazione comunale, le Pro Loco di Corigliano e di Rossano e poi i partner privati coinvolti, tra cui per esempio Mondadori di Rossano, oppure ancora l’azienda Oranges di Corigliano e altri ancora.

Sempre importantissimo è il coinvolgimento dei musicisti, considerando che quest’anno ne saranno ospitati oltre 70, la maggior parte proveniente da fuori, da Milano, da Trento, dalla Puglia, per cui molti di questi musicisti arriveranno qualche giorno prima e alloggeranno a Corigliano-Rossano e avranno anche l’opportunità di visitare la città. Va proprio segnalata come ci sia stata la collaborazione sinergica di tutti quanti. L’organizzatore è il Centro Studi Musicali Giuseppe Verdi che naturalmente collabora assieme a tutti i suoi partner, primo fra tutti sicuramente l’amministrazione comunale, che si è resa fin da subito disponibile e ha accolto felicemente l’iniziativa».

Qual è il tuo obiettivo principale come direttrice artistica?

«L’obiettivo principale è fare musica, bella musica e proporre una programmazione alla città che sia più ricca e variegata possibile. Il fatto che quest’anno in cinque giorni si svolgano venticinque concerti è un gran risultato. Sono concerti per pianoforte ma di genere diverso, quindi non soltanto musica classica, ma anche jazz, pop e abbiamo anche un concerto dedicato al tango. Certamente, poi, c’è lo scopo sicuramente di avvicinare il pubblico alla musica in generale, al pianoforte, che magari può essere uno strumento a cui è più difficile approcciarsi o comunque si guarda con distanza e, al tempo stesso, proporre una varietà di offerta così da soddisfare tutti i gusti».

Che valore aggiunto può dare la musica alla città e la città alla musica?

«Piano City è un format cittadino per cui non esiste Piano City senza la città e viceversa. La caratteristica proprio del festival è che si va realizzando in zone della città o comunque in palchi, come li abbiamo chiamati noi, non propriamente predisposti all’ascolto musicale, per esempio quest’anno con l’iniziativa “Suonami” abbiamo predisposto dei pianoforti in una libreria oppure in un bar e così via. L’idea è che tutta la città si apra alla musica e che si ascolti musica anche in posti che tendenzialmente e normalmente non sono predisposti a questo, per cui è come se il cittadino, il pubblico, si imbattesse in un concerto, si imbattesse nella musica, perché tutta la città si apre in questo senso».

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