A Roma una mostra di fotografia per indagare l’Italia (e l’italianità)

  • Postato il 24 novembre 2024
  • Arti Visive
  • Di Artribune
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Una mostra di fotografia coinvolgente e intrigante alla galleria romana Maison Bosi che, fino al 4 dicembre ospita Sospesi, bi-personale di Massimo Vitali (Como, 1944) e Jacopo Di Cera (Milano 1981), a cura di Serena Tabacchi.

A Roma una mostra per due punti di vista “Sospesi”

Una mostra che, adottando l’escamotage di procedere per coppie di soggetti, accosta le opere dei due fotografi, realizzate tra il 2018 e il 2024, in un percorso snello. Ciascuno dei due autori, interpretando gli stessi iconici luoghi dal proprio punto di vista, espande gli orizzonti dei visitatori, innescando una riflessione sulla relatività della visione. Massimo Vitali guarda l’Italia da una prospettiva immersiva, partecipe, vissuta. Jacopo Di Cera, nelle sue visioni dall’alto, appare distaccato, estraneo, freddo.

“Sospesi” tra collettività e individuo alla galleria Maison Bosi

Come ha osservato la curatrice, Serena Tabacchi: “Se Di Cera invita lo spettatore a distaccarsi dalla scena e a riflettere sul collettivo, Vitali coinvolge l’osservatore nella complessità del dettaglio, facendolo immergere nelle dinamiche della vita quotidiana”. “Jacopo Di Cera”, ha proseguito, “osserva il mondo da una prospettiva zenitale, utilizzando droni per eliminare la profondità di campo e livellare la scena. Nei suoi scatti, che inducono a riflettere sull’essenza della società, le differenze sociali e individuali si dissolvono, portando alla luce una realtà uniforme, in cui ogni soggetto è parte di un paesaggio collettivo e interconnesso”. “Massimo Vitali,” ha continuato, “è noto per le sue panoramiche di spiagge e spazi pubblici affollati, in cui la profondità di campo rende ogni dettaglio vibrante e carico di significato. Le sue immagini catturano scene di vita quotidiana che si trasformano in affreschi contemporanei. Ogni gesto, ombra e movimento contribuisce a costruire un racconto stratificato che si snoda attraverso la complessità delle interazioni umane e sociali”.

Antropologicamente “Sospesi”

L’elemento affascinante è proprio che la duplicità della visione si potrebbe leggere come espressione di due diverse visioni del mondo e dello stare al mondo, riconducibili – forse – allo scarto generazionale tra i due artisti. Come se – viene spontaneo chiedersi – l’avanzare del progresso possa effettivamente coincidere con un prendere le distanze dal reale, un raffreddamento della visione? Domanda su cui la mostra, lungi dal voler dare risposta, “sospende” per l’appunto il giudizio.

Fabrizio Bosi e la forza delle immagini Sospesi

Oltre che per l’incisività del concept, la forza di Sospesi risiede nella scelta espositive del gallerista, Fabrizio Bosi, che ha dato la precedenza all’elevatissima qualità delle opere, stampate in grande formato, con colori sgargianti e luminose, più che alla loro quantità. E così, le fotografie, grazie anche ai soggetti, facilmente riconoscibili, dopo un iniziale déjà-vu, assumono un carattere pop, ironico, accattivante che, sembra contraddirne il valore concettualmente etereo, “sospeso”. Un vivace contrasto che aumenta l’interesse e il coinvolgimento del pubblico.

Ludovica Palmieri


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Autore
Artribune

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