A Milano una mostra-omaggio all’artista Fausta Squatriti appena scomparsa

Ci ha lasciato nell’aprile 2024, a 82 anni, portando via con sé tutta la complessità delle sue opere – veri e propri rebus narrativi – nonché la sua abilità nell’intessere relazioni e amicizie con una facilità naturale. Questa era Fausta Squatriti: un’artista dalla grande profondità di visione, determinata nei suoi obiettivi. Artista, sì, ma non solo: anche poetessa, scrittrice, insegnante ed editrice. Con la sua sensibilità riuscì a farsi amici nomi come Man Ray, Pavel Mansouroff e Michel Seuphor, realizzando con loro multipli e tirature esclusive. A 13 anni, visitando una mostra di Picasso, decise che avrebbe fatto la pittrice cubista. Col tempo raddrizzò il tiro, spostandosi piuttosto sull’Informale, per approdare, poi, alla scultura, alla geometria, e alle celebri opere tripartite. Diverse le forme espressive, ma costante la profondità filosofica dei significati.
Ecco che – a pochi mesi di distanza dalla morte – la sede milanese della Galleria Tommaso Calabro le ha dedicato una mostra omaggio. Venti opere e una ricca serie di documenti originali, per raccontare un frammento essenziale – quello dell’evoluzione alla geometria e al calcolo degli Anni ‘70-‘80 – della sua lunga e variegata produzione. Cogliendo l’occasione di questa rassegna, ripercorriamo qui la storia di Fausta Squatriti e completiamo il panorama del suo lavoro.

Fausta Squatriti, ritratto
Fausta Squatriti, ritratto

Chi era Fausta Squatriti

Gli esordi tra Informale e arte ludica

Misteriosa, ma brava”. Così la definiva il suo maestro, Oskar Kokoschka, e gli aggettivi delineano bene tanto la sua figura, quanto la sua opera. Fausta Squatriti (Milano, 1941-2024) nacque a Milano, nel pieno degli anni della Seconda Guerra Mondiale. Il padre era ingegnere, la madre, Lina Angioletti, una poetessa che vantava pubblicazioni illustrate da Enrico Baj e Lucio Fontana. Crebbe dunque in un ambiente ricco di stimoli artistici, che la condussero all’Accademia di Brera, dove si diplomò con una tesi su Paul Klee
Gli inizi della sua produzione si orientarono al popolare Informale, per passare poi a una sperimentazione più giocosa e ironica. Molto curiose le sue rielaborazioni dei soffitti di Tiepolo, scomposti in forme colorate essenziali, come fossero un puzzle. Da queste nacquero poi vere e proprie sculture in metallo smaltato, che Gillo Dorflescommentò come “inquietanti”, malgrado gli intenti ludici. E fu sempre lui a curare la sua prima mostra personale, tenutasi nel ‘64 alla Galleria dell’Indiano. Pochi anni dopo, con Sculture colorate, prese avvio la sua carriera a livello internazionale.

Geometrie, calcolo e colore nero

Dopo tanto colore, con gli Anni Settanta ci fu una prima, grande, svolta. Mettendo da parte la spensieratezza, Squatriti si avventurò nell’indagine sui principi della geometria. Ecco i numerosi studi sullo sviluppo della superficie del quadrato, sezionata e riproposta in un’infinità di variazioni. La mostra da Tommaso Calabro ne raccoglie diversi esempi. 
Non solo: le figure piane si dimostrarono un valido terreno di ricerca, declinata in una vera “Fisiologia”, e ampliata anche alla riflessione sui vuoti lasciati dalle parti del quadrato, ricomposti fino a ottenere progetti di volumi primari, come croci e cubi. Alle opere piane, si ne associarono dunque di tridimensionali, in cui è il nero che comincia a predominare. 

Le opere tripartite

Ho realizzato un connubio impossibile tra tre linguaggi: la fotografia, la geometria astratta – che è assolutamente simbolica e quindi con cui fornisco la chiave di lettura per la fotografia – e poi aggiungo anche un oggetto tridimensionale“. Un’ulteriore evoluzione fece capolino nella sua produzione, con le composizioni tripartite. Veri rebus narrativi, in cui il significato è da ricercare nella valenza emotiva di questi connubi. Fotografia, disegno geometrico su una tavola piana, e una scultura che sfonda la terza dimensione. 

Le scatole a parete 

Il culmine della ricerca di Fausta Squatriti si ritrova nel passaggio dalle sculture solide alle scatole – simili a teatrini – appese alla parete. Contenitori sospesi di scarti industriali o materiali organici (radici, fiori secchi, sterpaglie), intrisi di gesso, come a fermarli in un tempo infinito. Questi, accostati ancora a una foto e una geometria piana, assumevano un ruolo allegorico, che si legava agli altri due formati. Il tutto penetrato da un certo senso di sacro. 

L’attività editoriale di Fausta Squatriti

Illustrata la carriera prettamente artistica di Fausta Squatriti, non si può fare a meno di accennare anche alla consistente attività editoriale che la impegnò su vari fronti. Fu da un lato poetessa e scrittrice, mentre dall’altro collaborò con diversi personaggi della scena artistica di allora, per la pubblicazione di particolari libri d’artista, come quello realizzato con Pavel Mansouroff, raccogliendo una serie di suoi lavori passati. 

La mostra di Fausta Squatriti da Tommaso Calabro a Milano

Veniamo alla mostra milanese da Tommaso Calabro: uno dei primi omaggi postumi a Squatriti, che si inserisce nel programma espositivo della Galleria inteso a proporre figure connesse ad Alexandre Iolas. In questo caso specifico, il legame si riconduce agli anni 1967-1970, quando il gallerista realizzò con lei manifesti e cataloghi per le sue mostre, rappresentandola inoltre in un progetto espositivo a Ginevra nel ‘72. 

Il periodo geometrico di Fausta Squatriti in mostra

Come già accennato, la mostra si concentra su 20 opere appartenenti al periodo geometrico dell’artista, tratti da tre serie in particolare. Studi cromatici, Sculture Nere e Fisiologia del quadrato. 
Si comincia proprio con un volume nero, che proietta il quadrato nello spazio e ne rende visibile e concreta l’ombra. Come se gli studi sulla carta si materializzassero nella realtà. E vale lo stesso per altri solidi elementari – cubi e parallelepipedi – stagliati nel mezzo delle stanze della Galleria. Presenze solenni, che suggeriscono un significato più profondo della mera rappresentazione grafica. 
Il colore compare invece sulle opere alle pareti. Sempre di studi e variazioni del quadrato si tratta, ma a cui vengono aggiunte le cromie. Così facendo, le combinazioni di forme assumono una valenza quasi simbolica, come i motivi che popolano le trame dei tessuti tipici di certe culture. 

La storia di Fausta Squatriti in mostra

Alle opere si associa anche una ricca documentazione scritta e fotografica: pagine di taccuini e fogli di progetti di Squatriti. Pezzi di storia e di pensieri che aiutano a entrare nella mente complessa dell’artista. A completare il percorso, alcuni poster d’epoca delle mostre che la videro protagonista negli anni in esame. Tassello finale della narrazione espositiva.

Emma Sedini

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Autore
Artribune

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