A Gaza è genocidio: vorrei che, dopo l’ultimo attacco, lo scrivesse anche Liliana Segre

  • Postato il 17 aprile 2025
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È genocidio, è sterminio, è olocausto.
E a confermarlo è Liliana Segre, proprio con quel suo articolo sul Corriere il cui titolo diceva: “Perché non si può parlare di genocidio a Gaza”. Sollevò un polverone. Era il novembre 2024 e la soluzione finale dei palestinesi già lampante, per quanto camuffata dalla scusa degli ostaggi del 7 ottobre. Una scusa che per Netanyahu a braccetto con Trump ora pare più un fastidio.

Scriveva Segre: “I caratteri tipici dei genocidi sono essenzialmente due, uno è la pianificazione della eliminazione, almeno nelle intenzioni completa, dell’etnia o del gruppo sociale oggetto della campagna genocidaria, l’altro è l’assenza di un rapporto funzionale con una guerra. Anche i genocidi commessi durante le due guerre mondiali (armeni, ebrei, rom e sinti) non ebbero la guerra né come causa né come scopo.”

Per quanto nell’articolo Segre mettesse sullo stesso piano “il dramma delle vittime innocenti palestinesi e israeliane”, imparagonabili a mio parere per numero e accanimento; per quanto il suo intervento fosse intempestivo e spregiudicato, suscitando altro risentimento; condivido il principio – generale, teorico, astratto – che propugnava: dare il giusto peso alle parole. Ed è proprio per quel principio che ora aspetto dalla senatrice Segre un altro articolo, puntiglioso come il primo, in cui attesti e urli che è genocidio, è sterminio, è olocausto. Sarebbe importante.

Spazzato via l’ultimo ospedale di Gaza è stato spazzato via e smentita la propaganda israeliana, dimostrando l’attacco intenzionale a veicoli contrassegnati come mezzi di soccorso: due esempi tra migliaia, che confermano come l’eliminazione sia pianificata – primo carattere del genocidio.

Trump propaganda la “Riviera Gaza” e sostiene che il modo migliore per fermare le uccisioni sia spostare le vittime (i palestinesi) anziché fermare il carnefice (Netanyahu, seduto al suo fianco), liberando così una ‘importante proprietà immobiliare’: altri due esempi, sempre tra migliaia, che confermano come la guerra non sia né causa né scopo – secondo carattere del genocidio.

Non mi aspetto una presa di posizione forte di Liliana Segre per tappare la bomboletta a quegli imbecilli che sfregiano il suo murale – come se la storia di oggi potesse cancellare quella di ieri –, non la aspetto in quanto testimone attiva della Shoah. La aspetto in quanto Senatrice a vita della Repubblica Italiana, persona che per definizione ha dato lustro alla Patria e che ora non può ombrarsi dietro parole di mero sdegno come quelle pronunciate martedì: “Mi ripugna chi manda uomini in guerra, quando vedo Gaza e Sumy mi sento inutile”. La aspetto per ricordare al governo italiano che il criminale Netanyahu non può sorvolare indisturbato il nostro Paese senza essere regolarmente arrestato. Se le parole contano, è già tardi per usare quelle giuste.

“La Memoria è l’unico vaccino contro l’indifferenza” ha detto Lei, senatrice Segre, e io sono cresciuto nella convinzione che ricordare fosse l’unica cosa ancora possibile di fronte a un orrore scoperto troppo tardi; che se 80 anni fa il mondo avesse saputo della Shoah ogni uomo e ogni donna avrebbe lottato per impedirla. Mi sbagliavo, ci sbagliavamo: il vaccino non ha funzionato.

Oggi, di fronte all’olocausto palestinese, di fronte allo sterminio più documentato della storia, a noi non sarà concesso di nasconderci dietro i “non sapevo”. Porteremo per sempre la Memoria della nostra vergogna per non aver fatto abbastanza.

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