Tanti Pro Pal, nessun Pro Ucraina: i tre motivi che spiegano la contraddizione
- Postato il 16 ottobre 2025
- Di Panorama
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La questione russo-ucraina non può rischiare di affondare nel fango dell’incipiente inverno che da quelle parti significa, per le truppe soprattutto, condizioni disumane.
Capiamo bene che non si può affrontare tutto insieme e questo perché la questione israelo-palestinese ha preso il sopravvento sull’altra da molti punti di vista. Ma non si può continuare a ritenere, magari non esplicitamente, la questione russo-ucraina una questione di una guerra tra eroi, a seconda del punto di vista dal quale si guarda e, viceversa, quella della terra che fu di Gesù una guerra per così come è stata vissuta.
Ci sono tre punti sui quali vorremmo fare qualche riflessione.
Nessuna manifestazione
Primo punto. Non ci sono state le manifestazioni per l’Ucraina. Strano che non ci sia stata una flottiglia via terra per l’Ucraina, eppure anche lì si trattava di un popolo aggredito, di un Paese ridotto in macerie, di una guerra che ha fatto decine di migliaia di morti, di una guerra ingiusta, di un’azione che è andata al di là di ogni regola del diritto internazionale. Insomma, tutto lo stesso vocabolario che abbiamo usato e che è stato usato per parlare di israeliani e palestinesi. Perché di là non se ne è parlato in questi termini? Perché la vicenda non ha avuto quell’impatto mediatico e civile che ha avuto anche in Italia? Forse perché era meno ideologizzabile, cioè era più difficile trovare il mostro o forse non si è voluto trovare. Di fatto i pro Ucraina non ci sono stati. Forse, volendo essere un po’ più cattivelli, risultava difficile usare la vicenda tra Putin e Zelensky come un martello per colpire il governo Meloni. Scegliete voi. Ma il dato è che anche un puro confronto quantitativo fa vincere la vicenda palestinese di gran lunga su quella ucraina.
Secondo punto. Se si è detto, ripetuto, urlato, dichiarato che c’era una questione umanitaria nella situazione mediorientale, non c’è un’uguale questione umanitaria nel popolo dell’aggredito Zelensky e dell’aggressore Putin? E pensiamo di risolvere la questione con un’Europa che sa solo inviare armi all’Ucraina e non sa fare sedere al tavolo nessun Paese del mondo come è successo per la questione israelo-palestinese che l’ha vista totalmente assente? In Egitto c’erano i rappresentanti di alcuni Paesi europei, non c’era l’Europa. Allora, e ancora una volta, questo lo può fare solo Trump. Non è il caso che si faccia pressione su di lui perché prenda in mano anche le redini di questa vicenda per arrivare a un cessate il fuoco e poi alla stesura di un patto come quello firmato alla Casa Bianca (il Patto dei venti punti)? Certo che anche in questo caso il tanto sbeffeggiato presidente americano dovrà unire le forze e diversi Paesi perché si agisca in modo umanitario, ma occorre che, a partire dal nostro Paese, che in Giorgia Meloni ha un partner credibile per gli Stati Uniti, si faccia tutto ciò che è possibile per spingere Trump in questa direzione.
Terzo punto. Vogliamo lasciare andare Putin tra le braccia della Cina, dell’India, della Corea del Nord, in tutta quella bella sfilata che abbiamo visto e che si configura come un’alleanza che può porre dei problemi all’Occidente? Lasciamo perdere per un attimo la questione solidaristico-umanitaria e concentriamoci sui puri e semplici interessi di tipo economico-finanziario. Silvio Berlusconi lo aveva ben intuito quando fece incontrare George W. Bush e Vladimir Putin a Pratica di Mare perché aveva intuito che quella era la linea: portare la Russia dentro l’alleanza occidentale. Non è vero che oggi non si possa parlare più di alleanza occidentale. Anzi, si dovrebbe parlare di più di alleanza occidentale.
L’Europa non c’è, o se c’è dorme
Purtroppo, possiamo parlarne in modo monco perché l’Europa, da questo punto di vista, non c’è o se c’è dorme, o se c’è non fa quello che deve fare, o se c’è parla di politica estera comune e di politica comune della difesa senza farla. Guardate la vicenda del riarmo e fate un piccolo paragone: basta un pallottoliere dove nella prima linea delle palline mettere tutto quello che è stato detto e previsto e in un’altra linea quello che è stato fatto di concreto fino ad oggi. Risultato: tutto il pallottoliere sarà utilizzato per quello che è stato detto. Non occorrerà un altro pallottoliere per quello che è stato fatto perché non si dovrebbe muovere da destra verso sinistra neanche una pallina della prima fila in alto. Eppure, di fronte a questa situazione, ancora una volta può essere decisivo, per due questioni, solo ed esclusivamente il presidente Trump: la prima questione è arrivare ad un tavolo di pacificazione e di accordo tra le due parti; la seconda è quella di fare un accordo strategico con la Russia nei rapporti con gli Stati Uniti, con l’Europa e con molti dei Paesi che hanno aderito all’accordo israelo-palestinese.
Altra strada non c’è o, almeno, noi non la vediamo.