“Studenti romani aggrediti: mi aspetto una condanna dalla comunità ebraica”

  • Postato il 6 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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La recente, gravissima aggressione nei confronti degli studenti del liceo Caravillani di Roma, riportata da tutti i maggiori quotidiani, richiede una profonda riflessione. Secondo i giornali, gli studenti di un liceo romano, a seguito di una assemblea nella quale sarebbero stati intonati cori a favore della popolazione di Gaza, sarebbero stati aggrediti da un gruppo di delinquenti italiani usciti da una istituzione religiosa adiacente al liceo. Alcuni studenti e alcuni docenti che cercavano di proteggerli avrebbero riportato lesioni.

Dal punto di vista giuridico la questione, se è vero quanto riportato dai quotidiani, è semplice: tutti i cittadini onesti non possono che augurarsi che vengano sporte le necessarie denunce, che la magistratura, nella quale riponiamo la più ferma fiducia, indaghi, accerti i fatti e, se necessario, punisca severamente gli aggressori.

L’aspetto giuridico non esaurisce però il necessario commento alla vicenda ed è soltanto una doverosa premessa: esiste un aspetto morale che non può essere taciuto. Infatti, sempre rifacendosi a quanto riportato dai quotidiani, e sempre mantenendo il punto che l’eventuale imputato è innocente fino alla condanna definitiva, in questo caso i presunti delinquenti avrebbero commesso il reato non a titolo “privato” ma in quanto membri di una comunità religiosa. Per parlare chiaro: si tratta di ebrei romani adulti usciti dalla sinagoga Beth Michael che avrebbero aggredito ragazzini usciti da un liceo.

Quando, come in questo caso, un reato viene commesso dai membri di una istituzione che agiscono in quanto tali, esiste un imperativo dovere morale dell’istituzione di dissociarsi dai criminali: la comunità ebraica romana deve condannare al più presto e nel modo più deciso il reato di cui questo gruppo di suoi membri è accusato. La condanna morale deve necessariamente precedere quella giuridica, seppure con i distinguo resi necessari dal fatto che una sentenza definitiva non è ancora stata emessa, per la semplice ragione che una condanna morale si applica anche ad un evento che potrebbe non essere stato effettivamente commesso: non è necessario che dei ragazzini siano malmenati e mandati all’ospedale per dire che non va bene malmenare i ragazzini e mandarli all’ospedale.

Se la comunità ebraica romana non esprimerà al più presto e nel modo più forte la sua condanna, oltre a rendersi moralmente complice, renderà più difficile a tutti noi il contrasto all’antisemitismo, nei confronti del quale la comunità stessa lancia continui allarmi.

E’ superfluo sottolineare che gli studenti del liceo Caravillani non hanno nulla a che vedere con Hamas e non hanno nessuna responsabilità per quello che accade in Palestina, così come i loro presunti aggressori non sono israeliani e non hanno quindi nessuna responsabilità neppure lontana e indiretta nei crimini per i quali è indagato Netanyahu presso la Corte Penale Internazionale e Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia: l’aggressione, se davvero si è verificata come hanno riportato i giornali, è priva di qualunque attenuante ed è frutto di pura bestiale brutalità.

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Il Fatto Quotidiano

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