Sanità: Calabria, una regione senza pediatri

  • Postato il 21 settembre 2025
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Sanità: Calabria, una regione senza pediatri

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Sanità: situazioni critiche in quasi tutte le strutture, in Calabria mancano pediatri e anche i dottori “di famiglia” saranno sempre meno


COSENZA – Mai così in crisi, o forse l’ultimo atto di un’emorragia che va avanti da troppo tempo. La sanità in Calabria ha sempre meno pediatri nei reparti ospedalieri, comprese le terapie intensive neonatali. E nel frattempo si assiste ad uno spostamento quasi costante dall’ospedale al territorio. In altre parole, i dottori preferiscono essere pediatri di libera scelta che muoversi nei corridoi degli ospedali. Le ragioni? Tante, turni difficili, rischio professionale elevato, stipendi non adatti. Una crisi che la stessa regione aveva riconosciuto circa tre anni fa, partorendo però soltanto una convenzione con l’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, prima struttura (dati Agenas riferiti al 2023) in Italia per “attrattività”, ovvero dell’ospedale al primo posto in classifica per numero di pazienti provenienti da altre regioni.

Al costo di un milione e mezzo di euro all’anno e per tutto un triennio i medici dell’ospedale sono arrivati in Calabria per effettuare visite specialistiche e, eventualmente, “trasferire” i piccoli calabresi fuori regione in cerca di risposte.

LA GIUNGLA CALABRESE

A luglio scorso Mimma Caloiero, primaria di Pediatria all’ospedale di Lamezia lancia attraverso i social una “richiesta” piuttosto particolare. Lo fa richiamando l’iniziativa dell’Asp di Catanzaro in cerca di Pediatri in pensione specializzati in neonatologia da inserire all’interno delle strutture ospedaliere in supporto ai camici bianchi (pochi) in servizio. In sostanza la dottoressa invita gli interessati a contattarla in privato. Il 26 agosto sempre l’Asp di Catanzaro avvia le procedure per un concorso, a tempo indeterminato, destinato a coprire tre posizioni di pediatra negli ospedali della provincia. Il termine della procedura iniziale è fissato al nove ottobre 2025. Bisognerà vedere quante persone risponderanno alla chiamata.

Intanto, come specificato, l’emorragia di dottori è in atto ed è piuttosto grave. Da un lato accade quello che si è visto già in altri settori negli ultimi anni, i dottori cubani sostanzialmente sono l’ultimo anello di una catena forse già spezzata. Senza di loro le carenze all’interno delle strutture sarebbero così importanti da dichiarare l’effettivo “default” sanitario per mancanza di persone disponibili a curare i calabresi.

Il problema è strutturale, ma è anche fiaccato da procedure frammentate e a volte “strane”. Chiamate a pensionati, tempi determinati, coperture a sostituzione. La stabilità arriva sempre all’ultimo. E non è un caso. Uno degli ultimi provvedimenti dell’Asp di Catanzaro è stato prolungare di un anno il contratto a tempo determinato per una dottoressa pediatra in servizio proprio a Lamezia. Resterà in servizio fino al 19 settembre del prossimo anno.

LA SITUAZIONE

I numeri della “fuga” di dottori, tra pensionamenti e scelte, è importante. A Lamezia, per restare qui, da ottobre del 2024 fino ad oggi hanno lasciato l’ospedale otto pediatri. Uno invece ha chiuso la sua esperienza a Soverato. Allo stato attuale nessuno di questi medici è stato sostituito stabilmente. Restano dei posti vuoti che vengono coperti con turni sempre più intensi. E l’andazzo sembra essere lo stesso anche se si guarda al futuro. Ci sono altri sei specialisti nel Catanzarese pronti ad andare via o a pensionarsi senza alcuna ipotesi di sostituzione.

Ma in altre province le cose sembrano andare anche peggio. Un caso è la Terapia intensiva neonatale del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria. Qui ad andare via sono stati ben dieci specialisti, soltanto due in pensione. Stessa questione nella Dulbecco di Catanzaro. Anche qui si cominciano a vedere le prime crepe. Sono almeno tre gli specialisti che nell’ultimo anno hanno preferito fare i pediatri di libera scelta invece che restare in ospedale. A Corigliano, invece, sono i medici cubani a tenere in piedi il servizio.

SANITA’: I PEDIATRI DI FAMIGLIA SARANNO SEMPRE MENO IN CALABRIA

Detta così sembra che la situazione sul territorio sia tutto sommato stabile. Eppure, stando alle proiezioni della fondazione Gimbe, oltre 102 pediatri di famiglia andranno in pensione nei prossimi anni e non saranno sostituiti per sostanziale carenza di specialisti. Anche qui la situazione è piuttosto marcata. Già nel 2019 le prime, concretissime, avvisaglie di uno svuotamento del servizio si sono fatte vedere con un calo di circa il 10% rispetto all’anno precedente di professionisti in servizio.

Stando ai dati Gimbe di questa estate ogni pediatra ha in carico 892 assistiti in Calabria, dato superiore al rapporto ottimale, sebbene sotto la media nazionale di 900. È anche inferiore al tetto massimo di 1.000 assistiti. Il vero problema è che la maggior parte dei dottori è prossimo ai settant’anni, e non è detto che possano essere “richiamati” su base volontaria all’interno degli ospedali per far fronte alla pensatissima crisi in atto.
I numeri e le situazioni dicono comunque che c’è un disperato bisogno di pediatri negli ospedali e, a breve, anche negli studi. L’ennesima emergenza è servita.

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