Rubavano dal magazzino di lusso e rivendevano online: sgominata banda a Novara
- Postato il 24 settembre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Era almeno dal 2023 che il responsabile della sicurezza di una casa di moda aveva notato la mancanza di alcuni articoli di vestiario dal magazzino. Nel 2024 aveva effettuato una denuncia alle forze dell’ordine per la sparizione di numerosi articoli dal deposito di Novara, centro nevralgico delle operazioni logistiche del marchio. L’indagine della polizia ha portato all’esecuzione di nove misure cautelari per soggetti accusati di associazione a delinquere finalizzata al furto aggravato, riciclaggio e autoriciclaggio ai danni di una nota casa di moda. Il danno al brand è stimato in almeno 2 milioni di euro.
Secondo le forze dell’ordine tre cittadini italiani di 52, 34 e 26 anni avrebbero sottratto diversi articoli mentre si trovavano all’interno del magazzino. Tutti lavoravano per la multinazionale logistica “GXO logistcs” e avevano un’autorizzazione esclusiva per accedere all’interno del deposito per sigillare i colli con un nastro brandizzato.
Per i tre è scattato l’obbligo di dimora nel comune di abituale residenza, con divieto di uscita nelle ore notturne e di allontanamento. I tre uomini consegnavano poi la merce a un soggetto esterno, ritenuto il capo dell’associazione, cittadino italiano originario del Kosovo, di 28 anni e residente in provincia di Novara, con precedenti per reati contro la persona e il patrimonio e destinatario della misura cautelare della custodia in carcere.
Lui si sarebbe occupato di rivendere i prodotti tramite note piattaforme online. Per la sua attività di rivendita, si sarebbe avvalso della collaborazione della madre, cittadina italiana originaria del Kosovo di 49 anni e della compagna, novarese di 30 anni, anche lei con precedenti. A entrambe è stata applicata la misura dell’obbligo di dimora nel comune di dimora e il divieto di utilizzo di tutti gli account attivi sulle piattaforme di vendita online.
La madre avrebbe controllato il deposito dove veniva custodita la merce rubata, mentre la fidanzata lo avrebbe aiutato nella gestione della spedizione. L’uomo si sarebbe avvalso anche della collaborazione di una donna ecuadoriana di 29 anni, che gli avrebbe consentito di utilizzare il proprio indirizzo e-mail per la creazione di almeno un account sulle piattaforme di vendita online.
È stata l’attività di rivendita a far emergere l’operazione. Una dipendente della casa di moda, navigando su una piattaforma online di vendite si era insospettita trovando in vendita numerosi nuovi articoli tutti riconducibili a un noto brand non ancora distribuiti nei punti vendita ufficiali e prodotti “prototipo” a un prezzo di almeno 50% inferiore a quello di listino.
L’analisi dei rapporti finanziari di tutti gli indagati ha consentito di evidenziare che il venditore avrebbe effettuato cospicui bonifici in favore della moglie di uno dei presunti autori materiali dei furti. La donna, a sua volta, avrebbe girato parte del denaro al figlio, anch’egli tra i presunti autori dei furti e al terzo complice, mentre la restante parte veniva versata sul conto cointestato con il marito. Parte dei proventi del reato sarebbero stati investiti dagli indagati per l’acquisto, in contanti, di due villette a schiera. Una di queste sarebbe intestata al fratello del presunto venditore, di 19 anni, incensurato e indagato per riciclaggio. Altri due appartamenti e alcuni orologi di lusso sarebbero stati comprati con i proventi delle rivendite. Tutti beni ritenuti proventi dell’attività illecita e posti sotto sequestro dalla polizia.
Nel tentativo di mascherare la provenienza del denaro e rendere difficoltose le indagini, i bonifici sarebbero stati effettuati tramite conti appositamente aperti online con istituti di credito esteri. Si stima che dall’attività di rivendita della merce sia stata incassata una somma di circa 1,3 milioni di euro, con un danno economico per la casa di moda quantificabile in oltre 2 milioni di euro. È stata eseguita anche una perquisizione nelle abitazioni e nei locali appartenenti agli indagati che ha consentito di rinvenire un grande quantitativo di capi di vestiario e accessori del brand. Sono stati posti sotto sequestro preventivo anche abitazioni di residenza degli indagati e i conti correnti intestati agli indagati che sarebbero stati utilizzati per far girare le somme derivanti dalla vendita online dei capi.
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