Quando il razzismo aveva forza di legge
- Postato il 15 settembre 2025
- Cultura
- Di Agi.it
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Quando il razzismo aveva forza di legge
AGI - Una sessione speciale del Parlamento tedesco sotto controllo dei nazisti era stata voluta da Adolf Hitler per approvare quelle che passeranno alla storia come le Leggi di Norimberga: due provvedimenti che rendevano legali discriminazione e persecuzione. L’annuncio ufficiale del Führer era arrivato il 15 settembre 1935, durante il settimo raduno annuale del partito, e la pubblicazione avverrà il giorno seguente.
Tolta la cittadinanza, gli ebrei tornano a essere sudditi
Rispetto a un passato di discriminazioni e persecuzioni nei confronti di chi professava la fede ebraica, il Reich compie un passo che va al di là della differenziazione su base religiosa, configurando una definizione legale degli ebrei, ai fini della discriminazione di chi apparteneva alla società tedesca e non era distinguibile né somaticamente né per riti religiosi o tradizionali, poiché non era affatto rara la presenza di ebrei laici o convertiti, oppure che celebravano le feste cristiane assieme a cattolici e protestanti.
La Legge per la cittadinanza del Reich (che sarà seguita da decreti con le modalità attuative e applicative) stabiliva che andavano considerati cittadini solo i tedeschi e i loro consanguinei. Ciò stava a significare che quella ebraica fosse una razza specifica indipendente dall’appartenenza a una comunità religiosa o culturale, identificabile attraverso i requisiti della nascita e del sangue. In assenza di princìpi scientifici per comprovare l’esistenza di questa razza specifica, i nazisti utilizzarono un criterio genealogico, in base al quale erano considerati ebrei coloro che avevano tre nonni ebrei, e trasmettevano pertanto questa appartenenza ai diretti discendenti, che da cittadini diventavano sudditi della Germania. Chi rientrava in questa tipologia perdeva pertanto la cittadinanza tedesca. Nel caso di due nonni ebrei, si veniva considerati Mischling, ovvero meticcio (di sangue misto).
La protezione del sangue e dell’onore tedesco
E proprio il sangue diventava la cartina di tornasole della diversità e dell’alterità. La seconda Legge di Norimberga era scritta per la protezione del sangue e dell’onore tedesco. Di conseguenza era proibito il matrimonio tra tedeschi ed ebrei ed erano puniti anche i rapporti extramatrimoniali. Gli ebrei non potevano tenere a servizio donne tedesche di età inferiore ai 45 anni: oltre alla sconvenienza nella gerarchia razziale nazista, si reputava che se fossero state più giovani avrebbero potuto attirare l’attenzione sessuale in ambito domestico, ricadendo quindi nel rischio di “contaminazione razziale” (Rassenschande), che era un illecito penale anche se a solo carico dell’uomo.
L’antisemitismo di Stato diveniva dunque un cardine giuridico del Terzo Reich, e sarà sempre più stringente e persecutorio. L’ebreo non aveva modo di sottrarsi alle Leggi di Norimberga, in vigore dal I gennaio 1936, poiché neanche una conversione forzata, come tante volte imposte durante la storia, poteva sottrarlo al suo status, ed era irrilevante se fosse praticante o condividesse riti e tradizioni religiose e culturali. Per quanto calibrate sulla dimensione del giudaismo, tali leggi ricomprendevano anche negri, zingari e loro figli (secondo la terminologia dell’epoca finita nel linguaggio giuridico), accomunati dall’essere considerati appartenenti a razze inferiori. Lo prevedeva un’apposita e successiva circolare.
Il metodo “scientifico” codificato in una tabella
Un’apposita tabella, resa pubblica a novembre 1935, esplicitò come andavano incasellate le persone, risolvendo così i casi concreti. Un “misto” poteva sposare una persona di sangue tedesco (oppure un’ebrea per un quarto) ma solo dopo il permesso delle autorità: è evidente che tale autorizzazione il più delle volte non veniva concessa, e dopo il 1942 non venne neppure prevista la possibilità di una richiesta in tal senso. Neppure due ebrei per un quarto potevano contrarre matrimonio. I non cittadini del Reich venivano privati del diritto di voto, dell’accesso al pubblico impiego, e successivamente dall’esercizio delle arti liberali; erano licenziati dagli uffici, gli studi professionali erano costretti a chiudere, e persino le attività artigiane erano schedate.
Gli ebrei non potevano frequentare le scuole e gli ospedali e a essi era negata l’assistenza sanitaria. Ogni contenzioso ricadeva poi nella competenza della Gestapo e non dei tribunali civili. In caso di espatrio non esistevano tutele sul patrimonio, e alla morte, non potendo essere trasmesso agli eredi, passava al Reich. Le Leggi di Norimberga saranno abrogate il 20 settembre 1945 dalla Legge n. 1 della Commissione alleata di controllo. La città venne scelta per celebrare il processo ai criminali nazisti anche simbolicamente per essere stata il luogo in cui il partito si celebrava e dove era stato legalizzato il razzismo di Stato.
Il caso più scabroso nella Luftwaffe e la decisione di Göring
Una vicenda particolarmente scabrosa investì il Partito nazista quando emerse che uno dei più capaci generali della Luftwaffe e sottosegretario agli armamenti voluto in quel posto dal Reichsmarschall Hermann Göring, Erhard Milch, si ritrovò invischiato nella casistica delle Leggi di Norimberga. La Gestapo, infatti, lo inquisì in quanto di padre ebreo e quindi a tutti gli effetti Mischling. Per uscire dalla situazione lo stesso Göring costrinse Clara Milch a firmare una dichiarazione giurata in cui asseriva che il figlio Ehrard era nato non dal marito Anton ma da una relazione adulterina (e incestuosa) con lo zio Karl Brauer. Non sappiamo quale fosse la verità, ma è verosimile che fosse stato arianizzato con questa vergognosa trovata. Certo è che Milch nel 1946 sarà a Norimberga, ma a processo come criminale di guerra. Si proclamerà innocente da tutte le accuse contenute nei tre capi d’imputazione. Verrà condannato all’ergastolo, pena poi commutata in 15 anni di reclusione. Il caso di Milch è il più eclatante, ma non è l’unico, tant’è che a Göring fu attribuita la frase: «Decido io chi è ebreo e chi no». Oltre la scienza, ma anche contro le leggi del 1935.
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