L’ex ad di Autostrade Castellucci si lamenta dal carcere: “In 6 in cella, così si comprime il mio diritto di difesa”

  • Postato il 16 luglio 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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In sei in una cella da quattro. Difficoltà nel comunicare con gli avvocati, fare fotocopie degli atti e quindi preparare la difesa nel processo per il crollo del ponte Morandi. L’ex ad di Autostrade, Giovanni Castellucci, recluso a Rebibbia dopo la condanna definitiva a 6 anni per la strage del viadotto di Acqualonga, lamenta la compressione del proprio diritto di difesa. Lo fa con una lettera inviata ai giudici di Genova davanti ai quali si celebra il processo per il collasso del ponte che provocò 43 vittime alla vigilia di Ferragosto del 2018. Adombrando anche l’ipotesi che sia stato spostato nel penitenziario romano proprio con il “fine” di rendere difficile la sua difesa.

“Dopo il mio trasferimento a Rebibbia, lontano dalla mia famiglia e dai miei interessi, non riesco a comunicare con i miei legali se non per mail e solo con dieci minuti cumulativi telefonici a settimana per tutti i procedimenti”, scrive il manager in una lettera affidato ai suoi legali per lamentare la presunta violazione del suo diritto alla difesa. Gli avvocati hanno letto il suo appello in aula nel corso del processo a carico di 57 imputati per il crollo del ponte.

“Il trasferimento, avvenuto tre mesi fa (dal carcere di Bollate dove si era presentato spontaneamente il giorno dopo la sentenza definitiva su Acqualonga, ndr) ha avuto l’effetto, se non anche il fine, di rendere per me impossibile di leggere gli atti e commentare con i miei avvocati. Nonostante varie richieste che i miei legali hanno avanzato – ha scritto l’ex manager – c’è l’impossibilità di trasmettermi verbali, atti e memorie sotto forma elettronica”. Una necessità, sostiene, legata alla “ristrettezza degli spazi: sei persone in celle da quattro, l’enormità della documentazione, la necessità di commentare e pesare, l’inesistenza di fotocopiatrici”.

Per questo, ha aggiunto Castellucci, ha ritenuto “opportuno informare il tribunale” affinché “faccia le opportune valutazioni ed azioni che riterrà necessarie al fine di garantire il diritto alla difesa, anche perché vorrei rendere dichiarazioni spontanee”. La lettera ha suscitato le proteste dei pubblici Walter Cotugno e Marco Airoldi, che stanno andando avanti da giorni con la requisitoria, che hanno chiesto la trasmissione degli atti. Una polemica che lo stesso Castellucci, tramite i suoi legali, ha smorzato dicendo che non voleva “accusare la procura”. Alcune parti civili hanno sostenuto quanto detto dall’ex amministratore delegato auspicando un intervento in tempi rapidi del Tribunale di Sorveglianza di Roma.

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