L’eccesso di CO2 danneggia anche il nostro cervello. Ecco lo studio che ho presentato

  • Postato il 2 ottobre 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Sono di ritorno da Belgrado, dove si è concluso da poco il convegno “World Conference on Science and Art for Sustainability”. Una riunione di esperti da tutto il mondo dove ho presentato i risultati di un lavoro che stiamo facendo insieme a un gruppo di colleghi sugli effetti negativi sulla salute umana e sulla biosfera dell’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera.

Sapete tutti che quando si parla dei danni da CO2 (anidride carbonica o biossido di carbonio), si parla quasi esclusivamente di riscaldamento globale e cambiamento climatico. È vero, il riscaldamento globale esiste e sta facendo grossi danni. Ma non è il solo effetto. Il CO2 è una molecola reattiva che gioca un ruolo fondamentale nell’equilibrio della biosfera.

Avete forse sentito parlare di “rinverdimento globale” (“global greening”). Più CO2 nell’atmosfera accelera la reazione di fotosintesi in alcune piante (non tutte). È una cosa buona? C’è chi ne è convinto e definisce l’eccesso di CO2 come “cibo per piante”. Ma è anche vero che questo effetto sta rendendo le piante obese, non più sane e più nutrienti.

C’è poi la questione dell’acidificazione degli oceani: il CO2 è un acido; quando si scioglie nell’acqua la rende più acida. Riusciranno le creature marine ad adattarsi alle nuove condizioni? Probabilmente sì, ma ci potrebbero volere milioni di anni e, nel frattempo, tutto l’ecosistema marino soffre.

Infine, la parte più originale del nostro studio riguarda l’effetto dell’eccesso di CO2 sul metabolismo umano, e in particolare sul cervello. I dati sono chiari: a concentrazioni poco superiori alle quelle atmosferiche attuali, la mente umana rallenta il ritmo, diventa difficile concentrarsi, si perde la capacità di risolvere i problemi. A livello globale, questo effetto potrebbe essere correlato al cosiddetto “global dumbing”, ovvero “rimbecillimento globale” (o anche “effetto Flynn inverso”) osservato negli ultimi anni. La cosa non va esagerata: i dati sono ancora incerti e non c’è prova che sia dovuto all’eccesso di CO2 e non, piuttosto, all’inquinamento da nanoplastiche o metalli pesanti. In ogni caso, per il momento è un problema minore. Ma di certo la situazione non promette bene.

Poi, a concentrazioni di CO2 più alte, ci sono ulteriori effetti negativi, mal di testa, irritabilità, sonnolenza. E poi effetti come infiammazione, diabete di tipo due, stress sul sistema cardiovascolare, e altre cosette non buone per niente. Notate che non stiamo parlando di cose per un futuro lontano: queste concentrazioni si incontrano comunemente già oggi all’interno di edifici poco ventilati. Per molti, è una cosa nuova e, come tutte le cose nuove, incontra molta resistenza. Per alcuni è uno shock, per altri una cosa così terribile che si tappano le orecchie e scappano. Ma è tempo di cominciare a parlarne prima che le cose si mettano davvero male.

Il convegno di Belgrado era probabilmente il primo convegno internazionale di una certa importanza in cui si è parlato di questo argomento. Devo dire che il mio intervento nella sessione plenaria iniziale è stato ben accolto, e più tardi ho ricevuto molti commenti favorevoli e domande. Va detto anche che a questa conferenza non c’erano persone il cui stipendio era minacciato dalle mie idee. Ma di sicuro la lobby dei fossili non vedrà bene sentir raccontare che i loro prodotti generano un veleno metabolico per l’organismo umano. Mi aspetto qualche resistenza molto forte quando la cosa comincerà a diffondersi in giro.

In ogni caso, non importa che si parli di riscaldamento globale o di effetti negativi sulla salute. Bisogna smettere di emettere CO2 nell’atmosfera il prima possibile. Lo so che non sarà facile, ma ci dobbiamo arrivare. Nel frattempo, prendetevi cura del vostro cervello: è un organo estremamente delicato che non ama il CO2. Non vi sigillate in casa, uscite, respirate, fate delle belle passeggiate nel bosco (terapia forestale) e cose del genere. Vi faranno bene.

Per saperne di più, potete leggere il nostro articolo sul Journal of the Royal Society of Chemistry a questo link. Oppure il mio articolo più recente a questo link.

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Il Fatto Quotidiano

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