Io sono un credente eretico, ma so che significato deve avere il Natale: vita e non cannoni
- Postato il 25 dicembre 2025
- Blog
- Di Il Fatto Quotidiano
- 2 Visualizzazioni
Il Natale deve necessariamente ritrovare la sua forza e il suo spirito originario. Questo vale per credenti e atei, laici e religiosi. Ma il Natale dobbiamo cercarlo prima dentro di noi e poi fuori di noi. Il Natale dovrebbe essere in primo luogo riscoperta del vero senso dell’umanità, della nostra storia, delle origini, identità ma anche quello che vogliamo essere nel futuro. Natale come bontà, generosità, altruismo, compassione, dolcezza, come leggiamo, se abbiamo voglia, cuore e mente di leggere e cogliere, nel Vangelo. Testo sempre molto utile per credenti e non solo.
Io sono un credente eretico, ma il Vangelo è un testo per me di enorme guida spirituale che probabilmente numerosi cattolici non hanno mai letto e molti che si reputano cristiani e cristiane non hanno mai praticato. Però non pochi si puliscono la coscienza con un passaggio in chiesa, una preghiera e magari un po’ di bigottismo che non guasta mai.
Natale è nascita, non morte, vita nella più profonda semplicità ed umiltà, quindi il Natale deve essere assolutamente per la pace, deve contenere un messaggio fortissimo contro le guerre e contro tutte le forme di violenza che attentano alla vita. Nelle feste natalizie c’è anche tanto cibo e tanti consumi, fanno parte della vita e delle tradizioni e non sono certo da considerarsi un male, ma il significato del Natale non può ridursi a chi poi ostenta il regalo più bello ricevuto sotto l’albero o accanto al presepe. Solo ai bambini e alle bambine può essere magari consentito per il diritto alla spensieratezza che debbono possedere, anche se l’educazione è pratica che si comincia sin da molto piccoli.
Se guardiamo il rapporto, serio e preciso, della Caritas sulle povertà in Campania, la regione in cui vivo, dobbiamo chiederci che Natale sarà per i poveri e i più bisognosi. Un Natale senza festa, ma di miseria, malinconia, depressione. La vita e la salute dovrebbero essere garantiti a tutti. Non è giusto ed è inaccettabile che il divario tra ricchi e poveri si allarghi sempre di più. E qui viene in soccorso, di fronte all’indifferenza di gran parte della politica, la solidarietà e il cuore di tante persone.
Come nella mia Napoli che tanto amo anche perché è ancora umana nonostante i poteri traditori. E poi se penso al Natale e anche a Napoli in cui questo periodo è sentitissimo non possiamo consentirci di perdere identità e tradizioni, mentre oggi si sta smarrendo molto delle tradizioni natalizie, degli odori, delle passeggiate, dei colori, di quel teatro a campo aperto, come una perenne agorà pubblica, che narrava per Napoli il maestro Eduardo De Filippo.
Il simbolo per eccellenza del Natale è il presepe che non può esistere senza i pastori, quindi dobbiamo costruire comunità come quelle che con sapienza e pazienza realizziamo a Natale con i nostri presepi: una comunità profonda di umanità differenti che ha la forza e la volontà di mettere al centro un bambino e quindi la vita. Per Natale e poi per sempre si debbono mettere fiori e non esplosivi nei cannoni. Amare e non odiare, fratellanza e non egoismo, questo insegna il Natale, non come retorica per parole vuote ma come impegno di vita e per la vita.
L'articolo Io sono un credente eretico, ma so che significato deve avere il Natale: vita e non cannoni proviene da Il Fatto Quotidiano.