Inchiesta alla Regione, Petropulacos contestò il taglio alla Dialisi al Gom di Reggio
- Postato il 6 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
Inchiesta alla Regione, Petropulacos contestò il taglio alla Dialisi al Gom di Reggio
Inchiesta alla Regione, la consulente greca Kyriakoula Petropulacos, detta Licia, minacciò di denunciare e contestò il taglio alla Dialisi al Gom di Reggio per favorire il privato
CATANZARO – La Guardia di Finanza che ha piazzato le microspie negli uffici del governatore Roberto Occhiuto, ha ascoltato “Fiumi di parole”. Proprio come la canzone dei Jalisse, che vinse l’ultimo Festival di Sanremo, condotto da Mike Bongiorno. Ed in mezzo a questo fiume di chiacchierate “sospette” finite agli atti, un giorno si imbatte nella voce di Kyriakoula Petropulacos, detta Licia. Questa consulente di origine greca e molto severa, messa a vigilare sulla sanità calabrese, in una ben precisa circostanza ha affermato: «se si va avanti su questa cosa, ti denuncio».
Stava parlando con un funzionario della Regione, che aveva convocato nel suo ufficio in Cittadella, proprio per chiarire qualcosa che non le tornava. E Kyriakoula Petropulacos, detta Licia, si riferiva alla vicenda dei 21 posti per dialisi da attivare su Reggio Calabria in strutture private e alla contestuale decisione di tagliare 17 posti per dialisi all’ospedale di Reggio. Il registratore scorre e i finanzieri sbobinano. Poi le trascrizioni arrivano in Procura.
Magistrati e Fiamme gialle stabiliscono allora che la Petropulacos, arrivata dall’Emilia Romagna dove ha svolto per anni e anni alte funzioni nella sanità regionale, a differenza degli altri in quella cerchia di intercettati, doveva essere considerata una testimone di giustizia, da sentire a verbale, nella veste di “informata sui fatti”. Nel frattempo, poi si viene a sapere, che quello stesso funzionario della Regione, alcune volte, quando doveva parlare di cose “delicate” avrebbe cambiato smartphone, per paura di essere intercettato e se ne andava a telefonare in bagno. Chiudendo la porta a chiave. Ma i registratori continuano a scorrere e i finanzieri a sbobinare.
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E ritornando alla consulente di origini greche, ad un certo punto, come già detto, la Gdf decide di andare a trovarla in Regione per sentirla nella veste di persona informata sui fatti. Mancano pochi giorni al blitz del 3 e 4 luglio scorsi, quando le Fiamme gialle invadono la Cittadella per perquisire e sequestrare materiale. Prima di entrare in azione, però, la Finanza vuole sentire la Petropulacos e lo fa presentandosi nel suo ufficio e rimanendoci per tre ore. Varie questioni vengono toccate, anche e soprattutto la summenzionata circostanza dei 21 posti di dialisi a Reggio. Ma poi succede una cosa, che forse sorprende un po’ i finanzieri.
Alla prima domanda su Tonino Daffinà – sub-commissario alla Depurazione, fra gli indagati chiave del caso giudiziario che ha scosso la Regione e ha fatto dimettere il presidente Roberto Occhiuto – il resoconto a verbale s’inceppa. E s’inceppa perché la consulente risponde di non sapere chi fosse Daffinà.
A quel punto i militari della Gdf, per proseguire l’audizione, son costretti a mostrare una foto di Daffinà. La Petropulacos capisce quindi chi fosse il soggetto nominato, rispondendo di averlo incrociato solo pochissime volte e di non aver mai parlato con lui, né di sanità, né di altro. Daffinà di professione fa il commercialista ed ha rapporti professionali con diverse cliniche private calabresi. Ed è su tale attività che si è soffermata la lente degli inquirenti. Daffinà secondo la ricostruzione dei pm di Catanzaro avrebbe influenzato determinate scelte nel comparto sanitario regionale, pur non avendo titolo per farlo, essendo lui tenuto ad occuparsi solo di Depurazione, ricoprendo appunto l’incarico di sub-commissario al ramo.
DAFFINÀ E PETROPULACOS, DUE LATI OPPOSTI, MA DELLA STESSA MEDAGLIA DI OCCHIUTO.
L’inflessibile consulente e il commercialista indagato sono i lati opposti di una medaglia che tiene in mano il presidente Occhiuto: da un lato abbiamo la nomina della Petropulacos a sua consulente fiduciaria in materia di sanità; dall’altro abbiamo Daffinà, commercialista del governatore nei suoi affari privati, come per esempio nella vicenda della cessione di alcune quote societarie finita all’attenzione della Procura, nello stesso fascicolo in argomento, ed in cui lo stesso Occhiuto è coinvolto per un’ipotesi di corruzione. Sono due lati che non collimano molto, anche per i finanzieri che hanno indagato e focalizzato alcune situazioni. Finanzieri che continueranno a indagare, analizzando soprattutto gli esiti le summenzionate perquisizioni nel Palazzo della Regione Calabria.
I tempi di tale inchiesta non saranno per questo così brevi. E soprattutto guai a far previsioni sulla base di ciò che è ostensibilmente noto. Sappiamo, da fonti qualificate, che buona parte del materiale probatorio raccolto dai magistrati in questi primi 14 mesi di indagini, è tutt’ora coperto da segreto. Il pubblico ministero si è limitato a divulgare il minimo essenziale per sostenere i vari decreti di perquisizione e sequestro, pure in sede di Riesame. E sono ancora tante le intercettazioni e le chat estrapolate dai telefonini che son ancora al vaglio (segreto) della Procura.
Il Quotidiano del Sud.
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